«Se qui si bruciano rifiuti vogliamo in cambio servizi»

Le richieste di municipalità, scuole e parroci
4 agosto 2008
Fonte: Il Mattino

La decisione di realizzare a est il termovalorizzatore porta alla ribalta il degrado di un territorio, quello tra San Giovanni e Ponticelli, dove nei decenni scorsi sorgevano gli impianti più inquinanti, e pericolosi della città, le raffinerie petrolifere. Ora il quartiere chiede interventi concreti per non evitare la definitiva ghettizzazione. «Il temovalorizzatore nascerà nel parco del Sebeto che non è mai stato realizzato - sostiene l’assessore della sesta municipalità, Massimo Cilenti - Ora ci aspettiamo che l’amministratore faccia funzionare quello che ancora non marcia a cominciare dalle 21 scuole che secondo la Asl non sono in condizione di riaprire». Per Cilenti bisognerebbe anche riportare nel quartiere e il drappello dei vigili urbani e rimettere in sesto il parco De Filippo. Perplessità anche da parte del capogruppo Pd al Comune, Antonio Borriello che della sesta municipalità è stato a lungo presidente: «Bisogna riflettere bene per capire se è veramente necessario il quarto termovalorizzatore visto che con la raccolta differenziata diminuirà la mole di rifiuti - dice - Poi bisognerà incontrare i cittadini e spiegare che tipo di impianto verrà installato, non escludendo l’ipotesi di scegliere un dissociatore molecolare. E bisogna chiarire quali sono le misure di compensazione. Insomma, va costruito il dialogo». E Aldo Cennamo, che per molte legislature è stato eletto proprio a San Giovanni-Ponticelli, spiega: «Non è possibile una scelta diversa, ma questa enorme area orientale non può essere soltanto il luogo dove continuano ad allocarsi le cose che nelle altre parti della città non si vogliono. È evidente che questo non è il tempo dei no pregiudiziali, ma stiamo parlando di un’area che ha bisogno di interventi di riqualificazione e di bonifica. Ed è proprio su questo punto che sono necessarie garanzie». Interventi urgenti di riqualificazione: la richiesta parte anche dalla società civile. A cominciare dalla scuola. «Con i docenti ci siamo confrontati ed è emersa molta preoccupazione perché il territorio è già molto degradato - spiega il dirigente scolastico dell’istituto tecnico Marie Curie di via Argine, Mia Filippone - La nostra scuola, in particolare, è vicina a uno sversatoio abusivo che non è mai stato bonificato e dove, tra l’altro, sorgeva un un campo rom che è stato bruciato e mai bonificato. Noi abbiamo avvertito Asl e municipalità, ma per il momento non è intervenuto nessuno». Anche da don Gaetano Romano, parroco della chiesa di via Ferrante Imparato, arriva la richiesta di risarcimenti per la popolazione: «Mi auguro che vada avanti la proposta di fare diventare zone franche le aree che ospitano impianti di lavorazione dei rifiuti. In America quando si costruisce qualcosa che inquina si piantano tanti alberi quanti sono necessari per neutralizzare le emissioni nocive. Spero che succeda anche da noi».

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