Per il termovalorizzatore il Comune candida l’Asìa «A settembre pronti per assegnare il progetto»

Zona franca e inceneritore, tesoro Napoli Est

Sgravi e agevolazioni alle imprese, piano da 500 milioni. Martedì il via alle aree defiscalizzate
3 agosto 2008 - Luigi Roano
Fonte: Il Mattino

Zona franca «A settembre partiremo già con l’affidamento della progettazione». Gennaro Mola, assessore ai Rifiuti del Comune non si sente fuori dalla partita dell’inceneritore che si farà a Napoli Est, nella zona di via De Roberto come annunciato dal premier Silvio Berlusconi. Anzi, l’assessore rilancia ed è sicuro che Palazzo San Giacomo farà la sua parte. «Abbiamo Asìa che si candida alla gestione del termovalorizzatore di Napoli e resta candidata anche per quello di Acerra. Abbiamo la giusta esperienza e professionalità per affrontare queste problematiche». Nell’area orientale di Napoli l’impianto potrebbe rappresentare un’occasione di sviluppo; tanto più se si considera che quel pezzo di città con ogni probabilità (via alle procedure da martedì) verrà dichiarato zona franca e potrà godere di un regime di agevolazioni in grado di attirare investimenti. Il governo ha già stanziato un fondo da 50 milioni di euro a favore delle località che avranno la fiscalità di vantaggio; la Regione è pronta a scendere in campo. Significa che un fiume di denaro potrebbe da settembre essere dirottato nell’area est della città. Gli analisti valutano il possibile impatto economico in non meno di mezzo miliardo di euro, considerando che solo il termovalorizzatore movimenterà tra i 200 e i 300 milioni di euro. Saprà il Comune gestire questa primavera della zona ex industriale? Mola guarda al suo settore, quello dei rifiuti e insiste sul ruolo che dovrà avere il Comune per l’inceneritore. «La strada più rapida che il governo potrebbe intraprendere è quella di affidare al Comune la questione dell’impianto che noi gireremmo ad Asìa. L’affidamento diretto ci eviterebbe molti passaggi e accorcerebbe di molto i tempi». Il dialogo con Roma è aperto e Mola è fiducioso: «I soldi? Governo e banche sono pronti. Non escludo nemmeno i privati perché in altre zone d’Europa sono protagonisti di questo tipo di business, soprattutto nelle fasi di avvio dell’impianto». L’inceneritore sorgerà in un’area da 40mila metri, nel parco del Sebeto, dove è previsto un polo ambientale con un nuovo e più moderno depuratore. «Che ci consentirà - conclude l’assessore - di eliminare quello di San Giovanni a Teduccio, vecchio e inquinante, e di restituire alla città un pezzo di mare balneabile». L’impianto brucerà 300mila tonnellate di rifiuti all’anno. Tra inceneritore e zona franca si gioca il futuro di un pezzo di città che fino a 20 anni fa era protagonista dell’economia di Napoli. Ma cosa è con precisione una zona franca? Un piano di sviluppo dedicato ad aree degradate delle zone periferiche delle città che cerca di fare leva sulla defiscalizzazione per indurre piccole e medie e imprese a investire e insediarsi sul territorio in questione. In particolare, chi apre una nuova attività economica avrà diritto - per esempio, all’esenzione totale dalle imposte sui redditi per i primi cinque anni d’imposta. L’esenzione riguarda anche l’Irap e l’Ici. A dir il vero queste zone sono state introdotte in Italia con la legge finanziaria per il 2007, ma difatti non sono mai partite. Ora riproponendole con la nuova legge Finanziaria 2008 si cerca di ridefinire il loro funzionamento. A Napoli nel 2003, quando la città era candidata alla Coppa America il governo per attirare i velisti pensò di trasformare Bagnoli e appunto l’area orientale in zone franche. Affidò alla Regione i sondaggi e l’ente di Santa Lucia si affidò a un superesperto del ramo, Victor Ukmar. Quello studio è ancora attuale ed è stato il nocciolo fondante per chiedere al governo di accettare che Napoli Est diventi zona franca.

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