Camorra e politica, in carcere Ugo Conte
Dopo una serie di rimpalli, istanze e impugnazioni giudiziarie – giunte fino alla Suprema Corte – è stata notificata ieri dai militari della Guardia di Finanza, l’ordinanza di arresto per l’ex sindaco di Mondragone Ugo Conte, coinvolto lo scorso anno nell’inchiesta sul consorzio di bacino Ce4 e sulla sua «derivata» Ecoquattro, inchiesta nella quale sono confluiote le dichiarazioni dei fratelli Sergio e Michele Orsi (arrestati nell’ambito di una tranche precedente) che colpì colletti bianchi ed esponenti del crimine organizzato nell’ambito di un filone sull’affare-rifiuti gestito dalla camorra. Conte, appena saputo del ripristino della misura cautelare, si è presentato in casermaA decidere la sussistenza delle esigenze cautelari, nei giorni scorsi, era stata la Corte di Cassazione alla quale si era rivolta la difesa di Conte dopo la parziale pronuncia negativa del Tribunale del Riesame. L’ex sindaco, che per quasi due consiliature aveva governato - in quota a Forza Italia - la cittadina del litorale domiziano (si è dimesso nel gennaio scorso), assistito dagli avvocati Carlo Taormina e Federico Celentano, era stato coinvolto nell’indagine scattata lo scorso novembre che toccò alcuni amministratori locali compreso l’ex primo cittadino. Nei confronti di Conte fu chiesto l’arresto in carcere per corruzione, rigettato dal gip Alessandro Buccino Grimaldi: una decisione impugnata successivamente dal pm della Dda Alessandro Milita che ottenne dal Riesame (presidente Irma Musella) un parziale accoglimento (con esclusione del reato di estorsione nei confronti dei fratelli Sergio e Michele Orsi, quest’ultimo ucciso quasi due mesi fa nel corso di un agguato). Contro la decisione del Riesame aveva presentato appello in Cassazione l’avvocato Carlo Taormina che dieci giorni fa si è visto rigettare il ricorso. La decisione della Suprema Corte ha comportato l’avvio della procedura per l’esecuzione dell’ordinanza cautelare ma i legali di Conte si erano detti fiduciosi sulla scorta di una istanza presentata al gip per la non applicazione della misura restrittiva, in quanto ritenevano che le motivazioni espresse dal tribunale per la libertà erano decadute. Le argomentazioni dei difensori si basavano sul fatto che la Cassazione si è espressa sulla base di un quadro accusatorio oramai superato. Le esigenze cautelari, a dire dei legali, sarebbero cessate: Conte si è dimesso lo scorso 30 gennaio dalla carica di sindaco e il consiglio comunale è stato sciolto il 26 febbraio e, inoltre, l’ex primo cittadino (che non si è ripresentato alle ultime consultazioni amministrative) non potrebbe inquinare le prove a suo carico. Inoltre, è già in corso l’udienza preliminare, con conclusione fissata a ottobre. L’istanza è stata rigetta ieri mattina; nelle prime ore del pomeriggio Conte si è presentato con gli avvocati negli uffici della tenenza di Mondragone della Guardia di Finanza. Al centro dell’inchiesta un patto scellerato fra camorra e politica, garanti a vicenda per la loro stessa sopravvivenza, che si autoalimentava con il sostegno di operazioni legate al settore dei rifiuti. È lo scenario inquietante descritto dalla Dda che indagò 48 persone, tra cui anche l’ex ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi, parlamentare di An. La vicenda attribuita a Landolfi riguarderebbe le dimissioni in «accordo» - secondo gli inquirenti – del consigliere Massimo Romano, dietro la promessa fatta a quest’ultimo di un’assunzione per la moglie e il fratello poliziotto nella società Ecoquattro dei fratelli Orsi. Per Landolfi e il sindaco Conte (e altre quattro persone) l’accusa ipotizzata è quella di concorso in corruzione e truffa aggravati dal favoreggiamento camorristico. Accuse che Landolfi, ha fermamente respinto.