Da un anno l’altalena giudiziaria ha riflessi in Borsa
Un’altalena giudiziaria, con immediate e contestuali ripercussioni borsistiche. Il caso Impregilo è soprattutto questo. Da un anno, il braccio di ferro tra accusa e difesa (rappresentata dai penalisti Alfonso Maria Stile e Paolo Siniscalchi) fa schizzare i titoli in borsa con impennate o clamorosi ribassi. In alcuni momenti, di fronte a decisioni drastiche assunte dai giudici napoletani, il titolo Impregilo è stato anche ritirato prima della conclusione della giornata azionaria. Stesso copione anche in questi giorni. Il titolo non decolla, in un clima di evidente attesa per le decisioni della sezione del Riesame. Attesa comprensibile. In ballo ci sono settecentocinquanta milioni di euro e la credibilità delle affidatarie impegnate in contratto con il commissario per l’emergenza rifiuti in Campania. Ma non c’è solo Napoli, né solo la magistratura napoletana ad intervenire sui rapporti tra commissariato e gruppo Impregilo. È di questi giorni l’intervento della prima sezione del Tar Lazio. Una sentenza che chiarisce un punto su tutti: «Le ex affidatarie sono divenute, a far tempo dal 15/12/2005 mere esecutrici per conto del commissario delegato, di un servizio del quale hanno definitivamente perso la titolarità». I giudici della prima sezione aggiungono: «È logico pertanto ritenere che delle obbligazioni assunte risponda il commissario delegato, che consente i pagamenti diretti dei terzi creditori delle ex affidatarie da parte dei capi missione e, implicitamente, dall’ordinanza che ha disposto il subentro delle Province nei rapporti negoziali tra ex affidatarie e terzi». Un’altalena giudiziaria, dunque, che ha visto l’assunto della Procura - l’ipotesi di truffa - venire via via confermata in diverse sedi di giudizio. È il 27 giugno dello scorso anno, quando Rosanna Saraceno dispone il sequestro di 750 milioni di euro, tra beni e crediti vantati dalle società del gruppo Impregilo. Il 26 luglio del 2007, la conferma del Riesame - giudici Anna Grillo, Barbara Mandia, Daniela Cardamone - che dà inizio ad una primissima parte del sequestro preventivo. Intervengono gli uomini della Guardia di Finanza, dalla Procura di Napoli partono informative ai ministeri di competenza. Poi lo stop (anche se parziale) dinanzi alla Cassazione. I giudici romani chiariscono che la Impregilo non è un’impresa criminale (27 marzo 2008), mentre le sezioni unite chiedono di rimodulare il concetto di profitto in una nuova udienza del Riesame (2 luglio del 2008), pur accogliendo l’impianto della Procura di Napoli.