Si infiamma la polemica tra governo e magistratura dopo il giudizio del Cavaliere sull’inchiesta immondizia

Le Toghe: Napolitano ci difenda da Berlusconi

La polemica Impregilo, l’Anm si rivolge al capo dello Stato e al Csm. Lepore: il caso rifiuti non l’abbiamo creato noi
25 luglio 2008 - Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Le tappe dell'inchiesta rifiuti I magistrati napoletani fanno quadrato dopo la strigliata del premier Berlusconi. Non vanno a genio le dichiarazioni rilasciate nel corso di una riunione dei senatori del pdl, in cui il primo ministro, parlando dell’emergenza rifiuti in Campania, ha ricordato «l’aggressione giudiziaria subita dal gruppo Impregilo». Il premier ha anche ricordato di essersi speso in prima persona «per convincere i vertici del gruppo Impregilo a rimanere in Campania e a portare a termine il termovalorizzatore di Acerra», un pezzo decisivo per dare inizio ad un ciclo virtuoso di raccolta dei rifiuti. Un’accusa che provoca l’immediata levata di scudi da parte dei vertici giudiziari napoletani. Sergio Amato, presidente della giunta distrettuale dell’Anm, interviene sull’ultimo caso che vede coinvolta la magistratura napoletana: «Dopo queste dichiarazioni, è auspicabile l’intervento del Csm e del presidente Giorgio Napolitano, che sono i nostri interlocutori diretti. La magistratura napoletana - continua il presidente Amato - ha svolto il proprio dovere applicando la legge e sottoponendosi ai controlli in fase giudicante. Mai come in questo caso, l’impianto delle accuse a carico della Impregilo è stato confermato in varie sedi di giudizio. Le parole del premier rischiano di delegittimare la magistratura, di isolarla, e l’isolamento dei magistrati è stato pagato in passato anche con il sacrificio di vite umane». Non sfugge, a tutti gli interlocutori napoletani, la contingenza storica delle dichiarazioni del premier. In queste ore, il Tribunale del Riesame - presidente Pierluigi Di Stefano - è chiamato ad esprimersi sulla richiesta di sequestro di 750 milioni di euro di beni e crediti a carico della Impregilo. Magistrato anticamorra, esponente di Mi (corrente attestata su posizioni di destra), Amato chiarisce: «Conosco la professionalità dei magistrati del Riesame ed escludo che possano lasciarsi influenzare in un senso o nell’altro. Più in generale, però, registro attacchi sistematici del governo contro l’autonomia dei giudici, come avvenuto di recente anche a Milano». In prima linea anche il procuratore Giovandomenico Lepore: «La Procura di Napoli non ha mai aggredito alcuna azienda. Abbiamo fatto il nostro lavoro, dando inizio all’azione penale perché c’erano gli elementi per farlo. Ora, dopo le accuse del premier, rischiamo di trovarci di fronte a un paradosso, su cui va fatto un chiarimento: non siamo noi i responsabili dell’emergenza rifiuti. Siamo intervenuti sempre nel pieno rispetto delle regole, per impedire ulteriori degenerazioni, per altro dannose alla salute e al territorio». Quella del presidente del consiglio non è la prima sortita sulle indagini svolte dalla Procura di Napoli in materia di rifiuti. Anche un mese fa, in sede di bilancio e pianificazione degli interventi, non passò inosservato l’accenno di Berlusconi sulla necessità di completare il termovalorizzatore di Acerra «dopo l’intervento della magistratura napoletana». Quanto basta a spingere Lepore - a capo dell’ufficio inquirente regionale chiamato Superprocura e creato dal decreto Berlusconi - a chiarire: «Qui nessuno si è inventato nulla. Non ci siamo inventati ipotesi o teoremi, come confermano gli interventi di giudici terzi, compreso la Cassazione che ha confermato l’ipotesi accusatoria di truffa, atteso che il rinvio al Riesame è limitato solo all’ammontare delle somme da sequestrare». Le parole del capo del governo non piacciano ovviamente ai pm titolari dell’inchiesta Impregilo, i pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, che negli ultimi dodici mesi hanno ottenuto il maxisequestro a carico delle ditte Impregilo affidatarie del contratto per la creazione di impianti Cdr e del termovalorizzatore di Acerra. Spiega il pm Noviello: «Siamo sconcertati da queste affermazioni. Abbiamo sempre agito con impegno e dedizione e va ricordato che il lavoro del pm viene sempre vagliato da un giudice terzo. Il nostro lavoro non nasce da una volontà persecutoria. Bisognerebbe anzi rallegrarsi per un’attività svolta con concretezza e imparzialità, spesso anche sacrificando la propria sfera personale».

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