Il Nord e i clan, sigilli a 8 discariche. "Il percolato usato per concimare i campi"

19 luglio 2008 - Irene De Arcangelis
Fonte: Repubblica Napoli
La camorra dei Casalesi ha la forza degli affari. Cifre ingenti nello smaltimento illecito dei rifiuti. Ma può e ha potuto gestire grazie a due tipi di complici. Conniventi che fanno i loro stessi interessi economici.
Questi complici sono gli imprenditori dello smaltimento su discariche abusive e le ditte del Nord Italia che pagano per sversare clandestinamente tutto ciò che distrugge il terreno e le coltivazioni. Un sospetto che compie un nuovo passo verso la certezza, per gli inquirenti della Direzione distrettuale Antimafia di Franco Roberti. I quali puntano all´origine del circuito e, in questa prima tranche dell´inchiesta "Terra promessa 2", cominciano dal sequestro di otto discariche abusive tra Giugliano e Caserta.
Sequestro probatorio, per congelare lo stato dei luoghi e, sottolineano gli inquirenti, «fare gli accertamenti necessari per provare i delitti contestati, acclarare con precisione la tossicità». Parte da qui il pool di pm coordinati da Roberti (Giovanni Conzo, Alessandro Milita, Raffaello Falcone e Maria Cristina Ribera). Coordinano le indagini della polizia di Caserta (il capo della Mobile Rodolfo Ruperti, il vice questore Silvana Giusti) e della Guardia di finanza del capitano Alessio Bifarini. Si arriverà lontano. Esiste già un elenco delle ditte del Nord colluse con la camorra, prevalentemente in Toscana, Lombardia e Trentino. «Dove si fanno maestri e poi... - e il procuratore della Repubblica Giandomenico Lepore lascia in sospeso la frase - C´è da mettersi le mani nei capelli».
Otto siti sequestrati: Schiavi in Santa Maria a Cubito di Giugliano, Schiavi Masseria del Pozzo, Schiavi (la discarica oggi gestita dal consorzio Napoli 1 e prima dell´imprenditore Vassallo), due a San Giuseppiello, Trentola-Ischitella, due a Torre di Pacifico a Lusciano. Decreto di sequestro nell´indagine per associazione mafiosa e disastro ambientale. Diciassette gli indagati. I primi dieci sono i fratelli imprenditori Vassallo, in testa alla lista Gaetano, oggi collaboratore di giustizia che con le sue dettagliate dichiarazioni ha reso possibile il decreto di sequestro probatorio. E poi il boss ergastolano Francesco Bidognetti, gli altri imprenditori dei rifiuti Gaetano Cerci, Cipriano Chianese, Raffaele Giuliani, Elio e Generoso Roma, Nicola Mariniello. I gestori di una macchina che, per difetto, ha reso tra l´88 e il ‘92, oltre diciassette milioni di euro. Con un conferimento record in una sola delle discariche di Schiavi di un miliardo 377 milioni di chili di rifiuti. Di cui il 25 per cento speciali e tossici arrivati dal Nord. 
«C´ERANO i rifiuti liquidi di una certa ditta che arrivavano in cisterne speciali inox anticorrosive. Quei rifiuti sversati friggevano e scioglievano la plastica. E poi c´era un´impresa che trasportava fanghi tossici e cenere dalle centrali dell´Enel, e poi le ceneri spente della centrale termoelettrica di Brindisi. Portava i rifiuti anche una nota azienda farmaceutica (una multinazionale, ndr). Il responsabile dell´azienda farmaceutica era ben a conoscenza che i rifiuti erano smaltiti illegalmente. L´azienda attestava che il materiale conferito era idoneo alla produzione dei legumi: posso dire che non era vero, perché sulla terra su cui veniva smaltito il rifiuto non ho mai visto nascere frutta o ortaggi».
L´imprenditore pentito Gaetano Vassallo, oggi in località protetta, indagato con otto fratelli e una sorella, non conosce sosta nel suo racconto. Fa un lungo elenco di ditte del Nord e del Centro Italia (da Lucca a Montecatini, Latina, Pisa, Pistoia, Milano, La Spezia) che pagavano le ditte dello smaltimento dei Casalesi con false fatturazioni per un importo superiore a quello reale. Per attestare la legalità della pratica, per scaricare un costo maggiorato d´impresa. La differenza nel guadagno illecito? Fondi neri per le tangenti. Vassallo spiega tutto passo dopo passo, anche quegli effetti devastanti sul terreno che conducono all´ipotesi di reato di disastro ambientale. E anche le carenze della pubblica amministrazione. «L´autorizzazione regionale - racconta il pentito - parlava per esempio di una discarica in località Schiavi, ma non erano mai state individuate le particelle di riferimento, sicché era estremamente semplice sfruttare quel sito all´infinito. Tutte le discariche campane hanno in realtà, con questo espediente, continuato a smaltire in modo abusivo, sfruttando autorizzazioni meramente cartolari».
Vicende di cui parlano almeno otto pentiti oltre a Vassallo, tra cui Anna Carrino, collaboratrice di giustizia moglie di Francesco Bidognetti. Vassallo ne ha per tutti: «Nell´indagine precedente sullo smaltimento dei rifiuti venni arrestato e condannato in primo grado, fui prosciolto in Appello: io ero colpevole». Racconta, l´imprenditore, delle file di camion in attesa di sversare in piena notte: prima quelli dei Comuni della zona (in accordo con la camorra), poi quelli dal Nord. Particolari raccapriccianti. «Nel periodo estivo i percolati e il liquido caseario senza alcun trattamento venivano utilizzati per innaffiare i piazzali delle discariche aridi e secchi. I fanghi e il percolato altamente tossico e nocivo venivano usati anche senza alcun trattamento per l´irrigazione e la concimazione dei campi di coltivazione di ortaggi e frutta. I rifiuti liquidi erano talmente inquinanti che quando venivano sversati producevano la morte immediata di tutti i ratti». Ma la Procura fa riferimento anche alla presenza di nichel, zinco e di cromo esavalente, materiale altamente cancerogeno di cui si fa riferimento nelle intercettazioni. E alla collina del Consorzio Napoli 1, fatta di triturati di pneumatici che non verranno mai eliminati. Un danno all´ambiente, per gli inquirenti, «davvero incommensurabile e difficilmente reversibile». Per esempio quello della falda acquifera della discarica Resit di Giugliano, con un inquinamento che toccherà il suo culmine entro 55 anni

 

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