Tra Giugliano e il Casertano traffici gestiti da Bidognetti La Dda: ecosistema distrutto Nel mirino il Commissariato

Veleni dal nord, le colline della vergogna

Sequestrate otto discariche dei Casalesi: accumulati rifiuti di ospedali e cimiteri, amianto, rottami. Si indaga sulle complicità
19 luglio 2008 - Leandro del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Mappa delle disariche sequestrate L’ecosistema stravolto, aree ferite a morte, danni irreversibili all’agricoltura, piante selvatiche, coltivazioni cancellate dal territorio. Un disastro ambientale lungo vent’anni ricostruito nel corso dell’ultima inchiesta sul cartello dei casalesi. Politica, camorra e imprese, nell’ultimo blitz della Dda di Napoli: otto provvedimenti di sequestro probatorio di siti e discariche di Napoli e Caserta; diciassette indagati (associazione e disastro ambientale aggravato dal fine mafioso), tra cui il boss Francesco Bidognetti e tutta l’ala imprenditrice al servizio della camorra egemone in Campania. Inchiesta Terra promessa parte due, decisiva la collaborazione dell’imprenditore pentito Gaetano Vassallo (tra gli indagati assieme ai fratelli), che ha ricostruito vent’anni di sversamenti abusivi in discariche pubbliche e siti illegali ricavati nel silenzio delle istituzioni. Decine le ditte del Nord che hanno piazzato sotto terra ogni genere di scarti tossici e industriali: fanghi, liquami e finanche amianto nei campi di mele annurche, di fragole e ciliegie, coltivazioni che nei millenni hanno reso «felice» la terra campana. Giugliano e Villaricca, epicentro dei veleni, stando al pentito Vassallo: «Il Consorzio Napoli uno ha realizzato una piramide di rifiuti. È conosciuta come la zona della mela annurca, anche se ormai questa coltura è scomparsa», spiega la gola profonda del business. Scene da «biutiful cauntri» o da «Gomorra», con un gruppo di imprenditori capaci di rendere «clean» il lavoro sporco, di «tombare» a Napoli e Caserta gli sversamenti delle concerie fiorentine o dei consorzi milanesi. L’ha spiegato il procuratore Giovandomenico Lepore: «Ci sono anche rifiuti ospedalieri e cimiteriali seppelliti nei siti sequestrati. Grazie a una nostra consulenza tecnica sui siti di discarica Resit di Giugliano abbiamo accertato l’inquinamento della falda acquifera con un suo culmine non più tardi di 55 anni.

ACNA DI CENGIO

Dall'Acna di Cengio «arrivarono 20 bilici, per circa seimila quintali, interrati nel primo periodo».

Situazioni aberranti, con la scomparsa di piante selvatiche». Sotto inchiesta, oltre ai fratelli Vassallo, anche Gaetano Cerci, Cipriano Chianese, Elio e Generoso Roma, autentici pionieri del traffico illecito di rifiuti, in affari con i casalesi, ma anche con i Mallardo di Giugliano, il clan Alfieri e i Perrella-Puccinelli. «Un sistema imprenditoriale curato in tutte le sue fasi dalla camorra - spiega il capo della Dda Franco Roberti - e che si regge su una mole di false fatturazioni per evadere il fisco e assicurare incassi milionari alla camorra». Non mancano responsabilità amministrative, non sfugge il livello politico, come emerge dalle indagini della Mobile del vicequestore Rodolfo Ruperti e dei comandanti della Guardia di Finanza di Caserta (colonnello Francesco Mattana e capitano Alessio Bifarini), per conto dei pm Giovanni Conzo, Raffaello Falcone, Alessandro Milita e Maria Cristina Ribera:
CIBA GEIGY

«La Ciba Geigy attestava che il materiale conferito era idoneo alla produzione dei legumi»

«Le indagini consentono di svelare numerose e ripetute falsificazioni ideologiche tra il 2001 e il 2003 ad opera del subcommissario all’emergenza rifiuti Giulio Facchi, in quanto concedenti lo smaltimento dei rifiuti presso le discariche di Giugliano e comportanti una spesa per il Governo di 37 milioni e mezzo di euro, parte della quale (17 milioni e settecento mila euro) effettivamente liquidata e corrisposta». Montagne di rifiuti, dunque, come quella trovata in località Schiavi (al confine tra Giugliano e Parete), che ha ingoiato un miliardo e 370 milioni di chili di rifiuti, il 25 per cento dei quali tossici e nocivi. Silvana Giusti, funzionario della Mobile di Caserta, ha una scena negli occhi: «Una montagna di rifiuti nata dalla triturazione di pneumatici alle spalle del consorzio Napoli uno, roba che la natura non riuscirà mai a dissolvere».
ENEL BRINDISI

Nelle discariche di Vassallo anche le ceneri spente prodotte centrale termoelettrica dell'Enel di Brindisi.

La ricostruzione di Gaetano Vassallo è precisa: parla di amianto, ma anche di ceneri provenienti da centrali Enel di tutta Italia. «Ogni notte arrivavano a scaricare alle porte di Napoli centinaia di camion dal nord, formando file di due chilometri. D’estate percolato e liquido caseario senza alcun trattamento venivano utilizzati per irrigazione e concimazione dei campi di coltivazione di ortaggi e frutta». Quanto basta a far sparire specie viventi, a deturpare il territorio, in una vicenda in cui ora si attende l’inchiesta su omissioni amministrative e responsabilità politiche.

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