È festa nei quartieri liberati «Finalmente strade pulite»

Giugliano, San Giorgio, Pozzuoli: cronaca dalle città senza sacchetti ma all’Arenella, Scampia e Gianturco restano le discariche fuorilegge
17 luglio 2008 - Pietro Treccagnoli
Fonte: Il Mattino

«Ora si vedrà se siamo noi napoletani a essere sporchi o è chi governa che non è buono». Dinanzi a una via Campana, a Pozzuoli, libera delle montagne di spazzatura, come non la vedeva da mesi, a Gennaro Viola, il benzinaio della Tamoil, sorride il cuore: «E la gente sta pure imparando a fare la differenziata». Là dove c’era la sacchetta a piede libero ora hanno passato la calce, come dopo un’epidemia, dopo la peste manzoniana. Più avanti c’è un centro di raccolta per rifiuti ingombranti, messo su alla buona, ma funzionante. Cassonetti vuoti ogni trenta metri. E lo strummolo? «Bisogna vedere se non è tutta una parata, una rappresentazione». Come a dire: passato il santo, leggi Berlusconi, passata la festa. Ma l’effetto generale è chiaro: l’emergenza è un ricordo. Come a via Napoli o sulla strada della Solfatara. «Finalmente sentiamo di nuovo la puzza familiare e rassicurante dello zolfo» commenta Marianna, che fa questa strada ogni giorno per andare a lavorare al viale Augusto. La stessa musica ad Agnano. Qui era previsto l’inceneritore bocciato da Guido Bertolaso, c’erano metri e metri di monnezza. Ora è tutto pulito. E al bar Marlù di via Scarfoglio rilanciano: «Adesso devono mettere l’illuminazione e rafforzare i controlli». Be’, questi davvero credono di stare a Vienna. Il centro di Napoli, comunque, è ripulito, da giorni. Cassonetti e campane per plastica e vetro senza più il contorno di sacchette. Ed è un centro largo da Fuorigrotta al Lungomare, dal Vomero a Capodimonte. Secondigliano non esibisce più, impudicamente, la fetenzia che ha infettato le narici per settimane. Persino la provincia respira. Al corso Europa di Melito c’era una traccia nera e bianca che partiva dalla Circumvallazione e non finiva più. Ora è scomparsa. A San Giorgio a Cremano la catena himalaiana che arrivava al primo piano s’è sciolta a colpi di compattatori e bobcat. A Marano, i militari e la ditta locale di smaltimento hanno fatto piazza pulita. Giugliano è quasi tutta sgombra. Resistono le solite macchie di leopardo dell’area litoranea, tra via Ripuaria, Licola e Patria. Ma il peggio sembra passato. Sembra. Perché nessuno si fa troppe illusioni. Si teme l’effetto polvere sotto il tappeto. Basta lasciare le strade della cartolina e le vie del grande traffico urbano per scoprire che c’è ancora da lavorare. Sono zone dove non passa il Cavaliere e neanche s’addentra il turista, a meno che non voglia concedersi esperienze estreme: Gianturco, Scampia, Poggioreale e anche quella parte di via Pigna che nominalmente è ancora Arenella, ma è già Soccavo. «No man’s land» dove il mezzogiorno di fiéto non è mai passato. È monnezza stratificata negli anni. Ufficialmente sono «materiali eterogenei non conferibili presso i siti ordinari». Non se ne occupa direttamente il sottosegretariato di governo che, però, li ha censiti: sono una quarantina, di dimensioni molto diverse. Tocca all’Asl rimuoverli. Cumuli fatti di sfratti e ristrutturazioni. Sopra il campo rom di Scampia, sul cavalcavia del raccordo che porta all’Asse Mediano, ci sono materassi e frigoriferi sventrati, la carcassa attorcigliata di un’auto, pneumatici che gli zingari, con i loro sgangherati apecar, vengono a raccogliere per «fare il rame». Una tazza di wc, uno sciacquone, sfrarecatura, divani e divani, tubi catodici, bottiglie di vetro e di plastica, legno. Un vecchio baule verde. Raccolta indifferenziata, dove si riuniscono a convegno nugoli di insetti aggressivi, attizzati dai trenta gradi e passa. A Chiaiano, poco lontano dalla stazione della linea 1 del metrò, lungo la strada, hanno depositato quello che resta di un trasloco. Monnezza di cui nessuno si fa carico, per ora, ma è come una cagliosa improvvisa in piena faccia. Nella città che va ripulendosi e a tratti rilucendo, fanno ancora più male. Ma l’apoteosi del rifiuto senza mittente e senza destinazione è a Gianturco. Via Brecce a Sant’Erasmo. Il lezzo insopportabile di carogne in putrefazione è il biglietto da visita. La discarica è la cattiva coscienza di quei napoletani che pretendono di avere la licenza di sporcare. L’eterno strummolo senza funecella. Qui gli stessi bidoncini blu della differenziata sono diventati spazzatura. Qualcuno è venuto a buttar via persino vecchi albi di fumetti di Capitan Miki e Zagor. Qualcun altro li raccoglierà. Perché non è tutto rifiuto quello che si butta.

 

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