Chiaiano, missione all’alba l’esercito blinda la discarica
I fari della colonna di camion illuminano la strada sterrata che dai Camaldoli si imbuca verso la selva di Chiaiano. Alle 5,40 inizia la fase due del piano che prevede la realizzazione della discarica nel quartiere a nord di Napoli. I militari arrivano nella cava del poligono di tiro di via Cupa del Cane con il primo raggio di sole. Tredici camion: trasportano uomini e mezzi della Brigata Garibaldi, genieri e bersaglieri inquadrati nel secondo Comando delle forze di difesa di San Giorgio a Cremano. Sorrisi e pacche sulle spalle, per questi ragazzi al loro primo giorno di missione a Napoli. Hanno consegne precise, e tra queste anche quella di non parlare con i giornalisti. «Niente da dire - spiega un sottufficiale - ma per noi è come essere in missione di pace. Tutto qui. Adesso però lasciateci lavorare». Nel giro di un paio di giorni l’ex poligono di tiro «Torricello», immerso nel verde della campagna chiaianese, si trasformerà in un campo capace di ospitare 150 soldati. Un terzo è rappresentato da donne soldato. Tra i bersaglieri e i genieri ci sono anche alcuni napoletani. Primi rumori meccanici. Si srotola il filo spinato (due chilometri e mezzo), si montano le «concertine» che dovranno tenere lontano dal perimetro della cava gli ospiti indesiderati, gli irriducibili della protesta dura e pura, quegli stessi che solo fino a poche ore fa hanno continuato a lanciare bombe carta contro i rappresentanti delle forze dell’ordine a Chiaiano. Poco prima delle 7,30 l’area è nelle mani dell’esercito. Il quartiere dorme ancora: l’effetto sorpresa c’è stato e ha garantito ai militari un ingresso liscio come l’olio, anche se a valle del sito destinato dal governo a ospitare la discarica di Napoli restano ancora i segni della rivolta che segnò la protesta dei chiaianesi del 23 maggio. A settecento metri di distanza da qui ci sono le prime abitazioni. I numeri della «missione Chiaiano» includono, tra l’altro, un’area di sistemazione logistica, una zona operativa e un servizio di guardia che vedrà impegnati «h 24», come si dice tecnicamente per indicare una copertura continua, diurna e notturna, soldati armati: sono i bersaglieri in mimetica e fez rosso, quello che ricorda la gloriosa campagna di Crimea del 1855. Soldati - quelli del Primo reggimento bersaglieri di Cosenza - armati di tutto punto, come in zona di guerra: impugnano fucili mitragliatori che saranno usati ogni qualvolta si renderà necessario, e cioè nel momento in cui una potenziale offesa dovesse essere portata alla loro vita all’interno del perimetro della cava. C’è anche un camion pieno di beni di sussistenza: 2000 bottigliette di acqua minerale e alimenti di vario genere. Perché da ieri mattina l’ex poligono è un accampamento militare a tutti gli effetti: con tanto di fotoelettriche che entreranno in funzione al tramonto, un pronto soccorso attrezzato e un’area di ristoro per i soldati. Ci sono persino le antenne satellitari per la tv. I militari avranno a disposizione anche il bar che era già attivo in precedenza, quello del poligono di tiro. Il giorno che cambia la storia di Chiaiano inizia così. Sotto le insegne dell’esercito che guadagna la postazione che i residenti avevano strenuamente tentato di difendere per oltre un mese. Al di là degli steccati c’è il centro del quartiere periferico di Napoli, dove le prime notizie dell’arrivo dei soldati comincia a diffondersi e a creare nuove fibrillazioni. Così, poco prima di mezzogiorno Chiaiano torna ad apparire blindata. Polizia, carabinieri e finanza posizionano i propri automezzi nei punti strategici: da via Santa Maria a Cubito alla stazione della metropolitana collinare, fino alla piazza della Rosa dei Venti. È solo il primo giorno, ma c’è già chi giura che il conto alla rovescia verso nuove, clamorose azioni di protesta è solo cominciato.