Bertolaso accelera: a settembre mese il cantiere
Il Sindaco: io capro espiatorio, ho le spalle larghe
Sembra ormai una partita fra due aree della città quella che si sta giocando per stabilire dove costruire il termovalorizzatore leggero che servirà solo Napoli: zona orientale ovvero via De Ruberti dove sorge il depuratore oppure area nord, ex centrale del latte a ridosso di Scampia? Lo hanno ammesso esplicitamente i protagonisti della vicenda - il sottosegretario Guido Bertolaso e il sindaco Rosa Russo Iervolino - che le aree in questione sono queste. Tuttavia quando c’è di mezzo il Comune tutto può succedere e la sorpresa è sempre dietro l’angolo. Tuttavia è tempo di capire perché per ora questi due pezzi di città siano in pole position. Partiamo da Napoli est. Il luogo individuato è collocato vicino al depuratore dove dovrebbe prendere corpo il parco del Sebeto. A favore di questa scelta ci sono più fattori. C’è lo spazio sufficiente, circa 10 ettari, che serve per impiantarvi un impianto di ultima generazione e incastrarlo in un contesto verde. In un parco. È una zona molto infrastrutturata e collegata benissimo con le autostrade e le ferrovie. E poi un fattore di non poco conto: è scarsamente popolata, la zona dove potrebbe sorgere il termovalorizzatore è addirittura quasi deserta. Cosa è che però potrebbe costituire un ostacolo? Quali sono i contro? È una zona da bonificare quasi del tutto, ma soprattutto è occupata ancora dalle grandi multinazionali del petrolio e palazzo San Giacomo con questi colossi ha instaurato relazioni economiche che teme di interrompere. Passiamo a Scampia, la zona della ex Centrale del latte. Lo spazio a disposizione è enorme quasi quanto quello della zona orientale. E l’area è vicinissima alla discarica di Chiaiano, anzi la Municipalità è la stessa, quella retta da Carmine Malinconico, che già aveva detto no alla discarica e oggi si ritrovebbe nel suo terriotrio anche il termovalorizzatore. Ma è proprio questo che potrebbe salvare quel quartiere dall’ospitare l’inceneritore, vae a dire che ci sono molti dubbi nel caratterizzare un’area di Napoli come il «polo della monnezza».