Buongiorno Napoli
Respirate a pieni polmoni, eccoci a Napoli!
In queste ore la città, la sua periferia e la sua provincia hanno superato qualsiasi precedente record di insostenibilità.
Aria irrespirabile, roghi notturni, pericoli di epidemie, in taluni casi perfino viabilità compromessa.
Parliamo di un'emergenza lunga 12 anni, un commissariamento infruttuoso, che è riuscito soltanto a prolungare la lenta agonia del dramma rifiuti, sfociata nell'insostenibile disastro ambientale di queste ore e mai manifestatosi in precedenza con una simile drammaticità. Città e paesi invasi da cumuli di immondizia; spazzatura che deraglia per le strade, invade i portoni, appesta i quartieri. E' un inno di orripilante arte moderna, testimone di anni di amministrazione ottusa ed inetta della cosa pubblica, incapace di guardare un centimetro oltre, incapace di concepire un qualsiasi meccanismo virtuoso di raccolta, che fosse almeno l'ombra sfocata di quanto si riusciva a fare perfino a pochissime decine di chilometri da Napoli (parliamo di Mercato San Severino, paese simbolo del possibile ciclo "rifiuti zero").
Scende in campo la Protezione Civile, prova ad intervenire lì dove il commissariamento governativo del prefetto Corrado Catenacci ha fallito. Ma è un continuo rincorrere le emergenze, una ricerca estenuante di siti di stoccaggio, discariche il più delle volte abusive, sequestrate alla camorra e "regolarizzate"; o discariche temporanee, ma di un temporaneo che si trasforma spesso in definitivo. Alcune di esse servite nel passato al "Sistema" per riversare, tra i cumuli di immondizia, quintali di rifiuti tossici, come avvenuto ad esempio per Tufino, oggi contemplata tra le soluzioni per l'emergenza.
Riportiamo alcune foto che testimoniano il disastro. Siamo nelle zone "bene" di Napoli, nel quartiere Vomero-Arenella. Figurarsi il resto…
Montagne di sacchetti maleodoranti in cui si mischia di tutto: umido di ogni tipo, ferro, plastica, cartone, anche e perfino quando vicino ai bidoni si trovano le due campane per la plastica e il vetro, solitamente stracolme e dunque difficilmente alimentabili.
E ancora: scarti del fioraio conditi da un pezzo di plastica marcato "Saratoga", elettrodomestici, parti di divano, bidoni di latta, basi di legno, pile esaurite, escrementi di animali e chissà quant'altro. Neppure il futuro ecomostro di Acerra potrebbe ingerire una simile mistura di generi da rifiuto.
Cause ed effetti si inseguono, partendo dagli atti di inciviltà ed ignoranza di chi non dimostra neppure un minimo di sensibilità per la propria terra per arrivare alle colpe amministrative, alla disinformazione dilagante, all'inettitudine governativa, al malaffare e all'incompetenza diffusi.
Eccolo li' il piccolo contenitore nero dei "residui organici": in Alto Adige ne usano uno per casa, qui a Napoli uno o due per via, giusto di fronte a fruttivendoli e fiorai, che ovviamente scaricano il "grosso" nei normali bidoni della spazzatura. Un terzo della spazzatura napoletana, che, se raccolto in differenziata, potrebbe essere immediatamente riciclato per produrre a prezzi ridicoli materiale compost, è lì, mischiato a tutto il resto e diventa, in queste ore, la principale possibile fonte di epidemie.
Ecco lì ancora i nuovi cinque bidoni colorati dell'ASIA: uno in fila all'altro, il nuovo "caso di test" di quartiere, uno per quartire, col quale si tenta di far credere che, sì insomma, qualcuno ci sta pur provando a differenziare. Mentre nei fatti si monta l'ennesimo alibi per l'indifferenziato.
Legno, metallo, plastica, mobili... manca sempre lui: l'umido.
Ma protestare non serve più.
Continuiamo a dire un NO convinto alla follia degli inceneritori, fonti incontrollabili di anidride carbonica, di diossina e, peggio sul peggio, di micidiali polveri sottili. Un no doppio se l'ipotesi è che questi ecomostri debbano essere edificati in terre come Acerra, recentemente dichiarata dal governo luogo in cui vige lo stato di emergenza, a causa delle spaventose concentrazioni di diossina, entrate "di diritto" in parte della catena alimentare campana.
E' indispensabile un nuovo e serio ciclo-rifiuti che parta dalla bonifica dei territori devastati dalle discariche abusive della camorra (la Campania ridotta a pattumiera d'Italia).
Bisogna strappare l'affare spazzatura dalle mani di consulenze multimilionarie, malavita organizzata e amministratori, nel migliore dei casi, incapaci: qualsiasi processo decisionale che riguardi aspetti di impatto ambientale deve coinvolgere i cittadini, le associazioni ambientaliste ed i comitati locali, secondo quanto richiesto dalle più recenti convenzioni europee.
Va realizzata in maniera convinta una vera filiera della raccolta differenziata, gestita col porta a porta, con incentivi fiscali per il cittadino e con controlli severi del territorio, aventi finalità di prevenzione e punizione intransigente degli abusi.
La raccolta differenziata va inoltre alimentata mediante una massiccia campagna educativa ed una pervasiva opera di sensibilizzazione, anche tramite gli istituti scolastici ed i mezzi di diffusione stampa.
Ridare insomma un volto umano ad una città e ad un territorio nel quale il dilemma spazzatura rappresenta oggi la punta dell'iceberg di problemi atavici ed ormai cronici che qualificano la regione Campania in maniera tanto negativa.