Sì al modello Brescia, il sindaco rilancia Asìa
Brescia. «Siamo qui per capire, tenendo presente che il termovalorizzatore non è l’unico sistema di smaltimento dei rifiuti». Rosa Russo Iervolino battezza ufficialmente il modello Brescia ma chiarisce subito che la situazione Campana è talmente complessa che non esiste una ricetta unica per uscire dall'emergenza. A Brescia per imparare con un’accoglienza impeccabile ma forse un po’ troppo distaccata. Manca l'intera delegazione comunale bresciana della Lega (a partire dal vicesindaco Fabio Rolfi), all’ingresso dell’impianto c'è un gruppo di ambientalisti con tanto di fischietti che sventola slogan e bandiere, lo stesso sindaco di Brescia, il deputato Pdl Adriano Paroli, ricorda la vicenda della mancanza di fondi in bilancio per il viaggio («Quando mi sono arrivate le telefonate dei giornalisti nemmeno ci credevo»). E ai giornalisti che chiedono un commento sul rifiuto di Brescia ad accogliere rifiuti dalla Campania, la Iervolino risponde duramente: «Io non vado in giro a distribuire rifiuti. Come tutti sanno la Campania è commissariata da quattordici anni. Collocare i rifiuti non è il mio compito. Io non sono il commissario che è, invece, il sottosegretario Guido Bertolaso. Io faccio il sindaco. Non devo preoccuparmi di ecoballe che non ho confezionato io, che non sono sul mio territorio». Già le ecoballe. La visita al termovalorizzatore di Brescia chiarisce subito un punto, sono un’invenzione campana che in Lombardia non utilizzano affatto. Anzi. L’impianto che Napoli vuole prendere a modello non brucia ecoballe, ci sono tre (imponenti) linee che inceneriscono il tal quale. Senza nemmeno troppi problemi rispetto alla differenziata. «La quantità di raccolta differenziata – spiega Renzo Capra, responsabile del consiglio di sorveglianza dell’impianto bresciano – è per certi versi concorrenziale rispetto alla quantità di rifiuti che ci serve per produrre energia». Quindi niente ecoballe e differenziata non centrale nelle strategie di Brescia. Ma il punto problematico rispetto al modello da imitare sono i tempi. «Per costruirlo – spiega ancora Capra – ci son voluti circa tre anni, considerando anche i tempi della gara. Per ottimizzare i livelli e raggiungere certi standard il tempo necessario è stato di cinque anni». Se tutto va bene, quindi, il modello Brescia ad Agnano potrà vedersi solo nel 2013/2014. Sempre che, poi, sia proprio Agnano ad ospitare il termovalorizzatore di Napoli. «Spetterà al governo stabilire se quel sito è idoneo», chiarisce la Iervolino. La visita all'impianto è stata lunga ed articolata. Il sindaco è letteralmente sceso nelle viscere della struttura: «Quando ho visto in funzione le tre linee – ha spiegato la Iervolino – ho immaginato il loro funzionamento a Napoli, potrebbe essere davvero una soluzione». E il primo cittadino annuncia una possibile intesa tra Asìa e A2A, la società che gestisce l'inceneritore. «Alla base deve esserci una collaborazione scientifica. L'Asìa è un'azienda sana, con lavoratori che, con responsabilità, compiono il loro dovere ma rispetto a certe tematiche è utile il confronto con realtà che sono più avanti come, appunto l'A2A. Credo molto nella collaborazione tra due aziende pubbliche. Pensando sempre alla tutela dell'ambiente e dei cittadini». «Stiamo aspettando – ha aggiunto il sindaco di Brescia, Adriano Paroli - il piano di A2A per capire quanti rifiuti potremo smaltire e di quale tipo. Le quantità di rifiuti campani che potranno essere smaltiti a Brescia saranno comunque limitate in quanto già i termoutilizzatori italiani sono sovrautilizzati». Qui nel 2007, con il termovalorizatore, sono stati incassati 80 milioni. Soldi impiegati per finanziare le politiche sociali locali con 50 milioni e la restante parte per la cultura.