Ecoballe con il trucco, un bluff lungo tre anni

Manager e funzionari sotto accusa a maggio 25 misure cautelari
5 luglio 2008 - giu.cri.
Fonte: Il Mattino

Tre anni di attività svolte dal commissariato per l’emergenza rifiuti sotto i riflettori della Procura di Napoli. Dal 2005 ai primi mesi del 2008: ha origini profonde l’inchiesta dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo che vede indagati - tra gli altri - anche l’ex prefetto Corrado Catenacci, il prefetto di Napoli Alessandro Pansa e Marta Di Gennaro, dirigente presso il Dipartimento della Protezione civile. L’inchiesta denominata «rompiballe», che a fine maggio portò all’emissione di 25 misure cautelari, può considerarsi il seguito naturale del troncone principale d’indagine, quella che oggi è a dibattimento e che vede imputato anche il presidente della Regione Antonio Bassolino. Ventinove indagati: coinvolti i vertici di Palazzo Salerno e funzionari del gruppo Impregilo, che per l’accusa e per il gip Rosanna Saraceno avrebbero a vario titolo responsabilità nel disastro ambientale a Napoli e in Campania. Accuse respinte dagli indagati. «C’è stata una colossale opera di inquinamento del territorio», scriverà il giudice per le indagini preliminari nella sua ordinanza. Il gip Saraceno (lo stesso che si occupò dei sequestri di sei milioni di ecoballe) parla addirittura di «gioco di squadra» tra controllori e controllati, di bluff sistematici per sversare spazzatura in modo illegale. A sostegno dell’accusa ci sarebbero anche numerosissime intercettazioni telefoniche e alcune dichiarazioni di persone convocate in procura in qualità di persone informate sui fatti. Testimoni, che nei loro verbali avrebbero rafforzato le convinzioni dell’impianto accusatorio.Un quadro dal quale emergerebbe che il disegno criminoso si sarebbe perfezionato attraverso un «do ut des» elementare: «il successo professionale e avanzamenti di carriera a tutti i livelli», si legge sempre nelle carte dell’inchiesta. Ed ancora: spese per false missioni, che per sincera ammissione del numero due della Protezione civile non hanno nulla a che vedere con l’emergenza rifiuti; ma anche per le complesse operazioni di laboratorio tese «a rendere meno puzzolente la discarica di turno». Il gip ricorda anche altri singoli episodi finiti nella rete degli investigatori (l’indagine è stata affidata al capitano Achille Sirignano, del Nucleo operativo ecologico dell’Arma dei carabinieri): quelli che richiamano a presunte spedizioni, commesse, analisi di laboratorio che sarebbero servite solo a veicolari fondi pubblici.

 

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