Rifiuti, la procura vuole processare Pansa
Ventinove indagati, c’è anche il prefetto Alessandro Pansa e l’ex commissario per l’emergenza rifiuti Corrado Catenacci. La Procura di Napoli chiude l’inchiesta sulla gestione del commissariato per l’emergenza rifiuti in Campania, un atto che fa da preludio a una probabile richiesta di rinvio a giudizio. Ad essere raggiunti dall’avviso di conclusione delle indagini, anche il prefetto Pansa, che lo scorso maggio era stato iscritto nel registro degli indagati per un’accusa di falso ideologico, nella complessa definizione di contratti tra il Palazzo di governo e i vertici della Fibe. Altra novità della chiusa inchiesta, il nome di Corrado Catanacci. In tutto ventinove indagati. L’inchiesta porta la firma dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, del pool Ecologia guidato dall’aggiunto Aldo De Chiara. I reati contestati vanno dalla truffa ai danni dello Stato, al traffico illecito di rifiuti, in una vicenda che esce decisamente rafforzata dall’analisi di 14 giudici, tra esponenti del cosiddetto gip collegiale (nato dopo l’istituzione della Superprocura) e giudici del tribunale del Riesame. Un’inchiesta sprint, dunque, che sembra la risposta ideale, agli occhi degli inquirenti napoletani, di chi parlava di indagini lente sulla atavica crisi del ciclo di raccolta rifiuti in Campania. Ventinove indagati, i vertici di Palazzo Salerno e del gruppo Impregilo sott’accusa, a partire da una contestazione durissima nei confronti di chi è stato mandato in Campania a risolvere un disastro ambientale: «C’è stata una colossale opera di inquinamento del territorio» - si legge - grazie a precise connivenze tra società affidatarie (Fibe, Fisia, Italimpianti), subcommissari, i capi dei sette impianti di Cdr, dirigenti Ecolog, chimici e consulenti tecnici. È l’inchiesta «rompiballe», espressione che nasce da un’intercettazione telefonica nella quale due tecnici si apprestano a pressare con una ruspa le ecoballe per poter smaltire rifiuti indifferenziati. Sott’inchiesta, Leonello Serva e Michele Greco, soggetti attuatori del commissario di governo sotto la gestione Bertolaso e Pansa, e Marta Di Gennaro, ex vice di Bertolaso. Un’inchiesta che ha suscitato le ire di Guido Bertolaso, l’attuale Sottosegretario, anche lui finito nelle maglie delle intercettazioni. Per quanto riguarda il prefetto, Pansa risponde invece di falso ideologico, in concorso con l’ad di Fibe Malvagna. Il gip Saraceno (lo stesso dei sequestri di sei milioni di ecoballe) parla di «gioco di squadra» tra controllori e controllati, di bluff sistematici per sversare spazzatura in modo illegale. In cambio di cosa? «Il successo professionale, avanzamenti di carriera a tutti i livelli», per soggetti pubblici e privati, tutti in sella un organismo che macina milioni di euro l’anno. Traffico illegale di rifiuti, truffa ai danni dello Stato, falso, anche se al termine della loro inchiesta, i due pm napoletani avevano ipotizzato il reato associativo, una contestazione rigettata dal gip. Una vicenda investigativa che muove le stesse accuse, che vedono imputato il governatore della Campania Antonio Bassolino, i vicecommissari Vanoli e Acampora. La Procura aveva chiesto l’arresto in carcere per tutti gli indagati (tranne che per Pansa), ottenendo arresti domiciliari, misure che al termine degli interrogatori sono state affievolite. Una vicenda che traccia una linea di continuità nella gestione del commissariato, tanto da indurre il gip ad esclamare che in questa materia, a Napoli, «non c’è nulla di nuovo sotto il sole». Venti giorni per presentare possibili atti difensivi, poi la probabile richiesta di giudizio.