Bertolaso: braccio di ferro sull´Asìa "Azienda da commissariare"

3 luglio 2008 - Conchita Sannino
Fonte: Repubblica Napoli
«L´azienda pubblica Asìa non ha dato prova di efficienza. E potrebbe anche essere commissariata». Nuova bordata, da Roma. Ad appena 24 ore dall´affondo del premier Berlusconi lanciato da Acerra, ecco il j´accuse del sottosegretario Guido Bertolaso consegnato ieri in audizione alla commissione Ambiente del Senato.
L´offensiva contro l´emergenza diventa anche guerra all´azienda Asìa. Per acclarate inefficienze e «cali inspiegabili» nel conferimento dei rifiuti addebitabili agli operatori della Spa pubblica, come sostengono, cifre alla mano, gli uomini della task-force del sottosegretario Bertolaso? Oppure, come replicano i vertici di Asìa, «i motivi sono altri e non nobili?».
Bertolaso ha fornito anche alla commissione una serie di dati, tra i quali il rapporto tra addetti alla raccolta e abitanti: in Campania «è altissimo, a dispetto della crisi che c´è - sottolinea il sottosegretario -. Ci sono 3,5 operatori ogni mille abitanti, nel resto d´Italia il rapporto è dello 0,8». Viene citata anche un´altra cifra: nel fine settimana 14-15 giugno, l´Asìa, autorizzata a sversare 2500 tonnellate il sabato e 2100 la domenica, ne scaricò invece, rispettivamente, 2100 e 1752. Un dato da ieri è certo, al di là della polemica che divide Palazzo Salerno dal Comune di Napoli e dagli uffici dell´Asìa. C´è una lettera di diffida giunta alla presidenza dell´azienda speciale, e per conoscenza al sindaco Iervolino: proprio nelle stesse ore in cui Bertolaso parlava al Senato. Non usa alcun tono conciliante: anzi agita per la prima volta, nero su bianco, e ai sensi di legge, la parola «commissariamento».
Ecco cosa scrive il sottosegretario Bertolaso ai vertici di Asìa. «Si fa riferimento alle molteplici situazioni di inadempienza riscontrate: in relazione sia alla mancata raccolta di rifiuti nella città di Napoli nel corso dell´ultimo fine settimana, sia alla oggettiva inadeguatezza del Piano raccolta differenziata. Tali inadempienze - continua la nota - risultano oggettivamente in contrasto con gli interessi fondamentali della collettività», e «compromettono evidentemente le condizioni igienico-sanitarie della città». «Ciò premesso - chiude la nota - si rappresenta che, in caso di persistenza della già riscontrata inadempienza, si procederà ai sensi di legge al commissariamento di codesta società». Nonché «alla requisizione di mezzi e impianti». Quattordici righe che aprono una crisi nella crisi.
Intanto, la missione Bertolaso a Palazzo Madama incassa due risultati. Da un lato, rilancia la necessità che le regioni collaborino, argomento che sarà più estesamente trattato oggi nella Conferenza Stato-regioni. Dall´altro, la sua audizione produce l´ordine del giorno bipartisan, firmato da una ventina di membri della commissione Ambiente al Senato, guidata dal senatore D´Alì (Pdl), che chiede ufficialmente al governo «l´apertura del sito di Valle della Masseria», come «soluzione centrale». È una notizia che riapre ferite e riaccende i timori a Serre, nel salernitano, dopo che il sindaco del piccolo centro, Palmiro Cornetta, aveva sollecitato con forza «di fare un passo indietro su quel sito», durante la colazione di lavoro di martedì con Berlusconi. Sulla scelta del mega-impianto «di eccellente condizione geologica» è tornato a parlare con franchezza Bertolaso, ricordando che, «se l´anno scorso fosse stata aperta la discarica a Valle della Masseria - e non quella poi effettivamente aperta a Macchia Soprana su indicazione dell´allora ministro dell´Ambiente Pecoraro (in seguito ad un teso braccio di ferro tra i due, ndr) - non si sarebbe arrivati alla situazione di oggi». Parole a cui replica indignato il sindaco di Serre: «Bertolaso mi aveva assicurato che al 99 per cento non sarebbe tornato a Valle della Masseria. Era una riserva, l´ultima ratio. Come potremmo fidarci?».
È una corsa contro il tempo anche per la firma dei contratti con «alcune discariche private», dentro e fuori la Campania, con cui Bertolaso sta chiudendo alcuni accordi. Ma anche in questo caso, occorrono le autorizzazioni della regioni riceventi. Un dettaglio ancora per nulla scontato.

 

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