Terra dei Fuochi, il Tar: “Eliminare la centrale dei veleni di Acerra”. Bocciato ricorso della Pellini srl

10 giugno 2020 - Pino Neri
Fonte: Il mediano

Il “quartier generale” del disastro ambientale in provincia di Napoli potrà essere eliminato. Lo ha deciso con una sentenza il Tar Campania, che ha bocciato il ricorso contro l’acquisizione al patrimonio comunale di Acerra dell’impianto di smaltimento di località Lenza Schiavone. Ricorso che era stato avanzato quasi cinque anni fa dai Re Mida del traffico di rifiuti, i fratelli acerrani Cuono, Giovanni e Salvatore Pellini. I tre, che secondo i giudici grazie a questo traffico avrebbero accumulato un patrimonio di almeno 222 milioni, stanno scontando in carcere una condanna definitiva a sette anni di reclusione inflitta per aver provocato un “disastro ambientale immane” in provincia di Napoli, tra i comuni di Acerra, Qualiano e Bacoli: milioni di tonnellate di rifiuti tossici, solidi e liquidi, provenienti dal nord Italia e poi scaricati nei territori del Napoletano. Una delle centrali per il trattamento dei veleni era appunto l’impianto di Lenza Schiavone, realizzato alla fine degli anni Novanta con una serie di autorizzazioni del Comune, poi dichiarate illegittime dalla magistratura e infine revocate dalla stessa municipalità locale. Per questa vicenda di permessi fasulli sono finiti sotto processo insieme ai Pellini anche due ex dirigenti dell’ufficio tecnico comunale. Ma i colletti bianchi l’hanno fatta franca grazie alla prescrizione. Una vicenda da pelle d’oca. Nella centrale di Lenza Schiavone è stato tra l’altro prodotto il finto compost derivato dalla macerazione dei rifiuti industriali. Finto compost che è stato poi cosparso sui campi coltivati di Acerra. Successivamente, nel 2015, il Comune di Acerra ha emanato un’ordinanza di acquisizione al patrimonio comunale dell’impianto, ormai dichiarato abusivo. Un’ordinanza, questa, che aveva seguito un precedente ordine municipale di abbattimento e bonifica dei luoghi scaturito dopo una serie di denunce degli ambientalisti volte a ottenere un’azione più incisiva delle istituzioni locali sul fronte del ripristino della legalità. Ma l’ordine di abbattimento e bonifica è stato disatteso dai Pellini che hanno anzi “rilanciato” opponendosi all’acquisizione da parte del Comune dell’impianto dei veleni, costituito da una massicciata in cemento armato, un prefabbricato, una vasca per lo scarico la raccolta e la regimentazione delle acque di percolato e da un vasto terreno. Nel frattempo il Comune ha potuto in parte bonificare, nel 2017, il sito in questione rimuovendone i rifiuti superficiali. Sono state eliminate 5mila tonnellate di rifiuti urbani accumulati durante una delle emergenze in Campania, quella consumata tra il 2001 e il 2002. “Sia l’ordinanza di acquisizione al patrimonio comunale che la rimozione dei rifiuti di Lenza Schiavone – ha commentato ieri Alessandro Cannavacciuolo, ambientalista nonché uno dei principali accusatori dei Pellini – sono successive a una nostra diffida e alla conseguente denuncia in procura con cui abbiamo descritto alla magistratura una serie di gravi omissioni e ritardi del Comune sul ripristino della legalità in rapporto ai beni dei Pellini”. Sul terreno di Lenza Schiavone c’è da sempre un vincolo paesaggistico e di inedificabilità assoluta per cui le perplessità degli eocologisti puntano sul fatto che la municipalità di Acerra avrebbe potuto abbattere quell’impianto e ripristinare lo stato dei luoghi senza aspettare la sentenza del Tar di oggi, visto che lo stesso tribunale amministrativo già nel 2015 aveva dichiarato del tutto abusivo l’impianto al centro delle attenzioni giudiziarie. Ora però c’è un sospetto di fondo e cioè che il sito di Lenza Schiavone sia tuttora una bomba ecologica. Tutto questo mentre si attende l’esito del processo di secondo grado sulla confisca del tesoro dei Pellini, 222 milioni sequestrati dalla DDA: 250 appartamenti, 68 appezzamenti di terreno, 50 tra auto, moto di lusso e autoveicoli industriali, 49 rapporti bancari e 3 elicotteri. Case, ville, palazzi. Anche nelle località turistiche tra le più rinomate: 8 appartamenti a San Felice Circeo, 10 ville a Santa Maria del Cedro, una villa di oltre 800 metri quadrati coperti ad Agrogoli e 10 case a Tortora, a poca distanza da Praia a Mare. Per non parlare dei tre grandi appartamenti di Roma: due in viale Medaglie d’Oro, alle spalle del Vaticano, e uno in piazza Cinecittà. Sembra poi infinito l’elenco degli alloggi residenziali sotto sequestro ad Acerra. Oltre alle tre, enormi, ville in cui tuttora vivono le rispettive famiglie dei fratelli Pellini ci sono altri 144 appartamenti intestati ai re Mida dei rifiuti e alle loro mogli. Altri 14 si trovano a Caserta. 6 a Pomigliano, sul centrale corso Vittorio Emanuele. Ci sono pure una pasticceria di Marigliano e un distributore di benzina di Ceprano, in provincia di Frosinone. I terreni agricoli, infine, sono immensi. Moltissimi. Cingono tutta la parte occidentale e settentrionale di Acerra: località Lenza Schiavone, Lenza Fusaro, Sagliano, Tappia, Ponte di Napoli, vicino all’ospedale Villa dei Fiori.

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