Lombardia.

Rifiuti e mazzette, arresti e decine di indagati

Anche nell'ex polo chimico industriale di Pioltello-Rodano la bonifica veniva condotta con elargizione di tangenti, distribuzione di veleni e smaltimenti affidati a una società priva del certificato antimafia
23 gennaio 2014 - Luigi Gambacorta
Fonte: Avvenire

MILANO onifica all'italiana: elargizione di tangenti, distribuzione di veleni, smaltimenti affidati a ' una società priva di certificato antimafia. È accaduto ancora una volta in Lombardia col sito di Pioltello-Rodano, ex polo chimico industriale. Ma stavolta il perno del sistema arriva da Roma con la nomina (aprile 2010) di un commissario straordinario perl'ennesima emergenza. È l'avvocato Luigi Pelagi, già capo della segreteria tecnica del ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo. Quindi segretario della commissione che (agosto 2011) concesse all'Uva la dichiarazione integrata ambientale, e, per i suoi buoni rapporti con i Riva, è ora inquisito a Taranto. Quindi, ancora, commissario per l'Emergenza idrica e depuratori nelle isole Eolie, sin quando il governo Monti non lo esonerò. L'altro esperto è Francesco Colucci, residente a San Giorgio a Cremano (Napoli), amministratore della Unendo spa, che il prefetto di Milano, inascoltato, ha descritto come «permeabile ai condizionamenti delle organizzazioni criminose, in particolare nel setto re raccolta rifiuti». Terzo esperto: Bernardino Filipponi, residente a Milano, amministratore unico della Daneco impianti, che così spiegava a un suo collaboratore lo stato dell'arte: «Questo commissario è fantastico... Ci è andata bene anche stavolta... Poi i 700 sai dove vanno». 700 sta per 700 mila, prezzo per difetto della corruzione di Pelagi. Se l'era procurata e intestata la fiscalista factotum Wilma Perla. n pactum sceleris, scrive la procura, consiste nell'aver smaltito come ordinari 18.300 tonnellate di rifiuti pericolosi: fumo nero, fuliggine tossica che inquinava 300 ettari di terreno. Tutto realizzato con una semplice sostituzione delle etichette e con certificazioni appropriate, scritte nello stesso giorno, da una serie di tecnici. È piano sarebbe partito sin dalla gara d'appalto assegnata col massimo ribasso (36 milioni) che, rispettando le regole, non avrebbe consentito utili. Con i tré protagonisti in carcere, sono finiti agli arresti (ma domiciliari) anche Fuasto Melli e Luciano Capobianco, che per la Sogesid (società pubblica) avrebbe dovuto garantire la sicurezza del cantiere. Quindi Claudio Tedesi, consulente tecnico del commissario. Indagate altre 38 persone. 

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