Rifiuti, i comuni non pagano: la Sapna avvia i pignoramenti
LA SAPNA, società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, chiede il pignoramento dei conti dei Comuni. L'azienda ha già portato in Tribunale il Comune di Portici e la stessa sorte potrebbe toccare ad altri 80 municipi della provincia che non hanno onorato le fatture relative ai servizi del 2013. La Sapna vanta un credito di 90 milioni. Intanto l'amministratore Enrico Angelone allerta la Procura sul rischio del blocco totale delle attività per l'agitazione del personale (molti ingegneri e tecnici potrebbero essere licenziati). Ed è stato ascoltato come teste dalla Procura sui raid compiuti dai dipendenti del Cub.
I Comuni della Provincia non pagano? La Sapna, società che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, pignora i conti. L'azienda di proprietà di piazza Matteotti ha già portato in Tribunale il Comune di Portici. E la stessa sorte potrebbe toccare agli altri che non hanno ancora onorato le fatture relative ai servizi svolti nel 2013. Sono quasi un'ottantina. È caos. Complice anche un quadro normativo tutto da definire. Perché la Sapna fino al 31 dicembre 2013 poteva contare sui finanziamenti della Provincia che incassava una parte della Tarsu dei cittadini necessaria per coprire lo smaltimento: mentre il resto della tariffa andava ai Comuni per la raccolta e lo spazzamento. Ora la Tarsu non esiste più, c'è la Tares incassata completamente dai municipi, fra poco scatterà la Tasi, ma nonostante la sprovincializzazione del ciclo sarà ancora la società provinciale, la Sapna, a occuparsi fino al 30 giugno dei rifiuti.
Una proroga inserita in tempo record per la Campania nel decreto milleproroghe di fine anno del governo Letta: la mano calata dall'alto, da Roma, per sopperire al vuoto giuridico determinato dalla mancata approvazione in consiglio regionale della nuova legge sui rifiuti che doveva rideterminare gli ambiti territoriali e riorganizzare trasporto e gestione degli impianti. Nulla da fare. E il problema è che sui costi sostenuti dalla Sapna nel 2013 ci sono ancora 90 milioni di debiti da onorare con i fornitori: devono essere i Comuni che hanno riscosso per intero da novembre la Tares a trasferire le risorse alla società della Provincia. Metà dei crediti, circa 50 milioni, la Sapna li vanta con il Comune di Napoli.
Palazzo San Giacomo ha già versato una rata di 7 milioni e completerà con altre due tranche, la prossima a febbraio. Ha dato 2 milioni di euro, annullando quasi del tutto il suo debito, Torre del Greco. Mancano altri 700 mila euro da parte di Quarto che ha trasferito per ora 300 mila euro, ma lì c'è l'impegno della commissione prefettizia a rispettare i pagamenti. Con Poggiomarino si è firmata in queste ore la convenzione per 800 mila euro. Complicato il caso di Giugliano, 6 milioni il dovuto, dove è scoppiata la guerra sulla Tares.
Portici aveva ingaggiato un braccio di ferro, la Sapna ha chiesto il decreto ingiuntivo per 900 mila euro, la prossima udienza al tribunale di Napoli è fissata il 20 gennaio e si dovrebbe chiudere con una transazione. "I fornitori li pago da gennaio 2014 - spiega l'amministratore della Sapna Enrico Angelone - eppure non si sa quando i Comuni incasseranno i soldi della nuova Tasi. È ancora tutto troppo vago. Prima ci finanziava la Provincia, ora i Comuni che hanno una capacità di riscossione peggiore". Sulla Sapna aleggia sempre l'incubo del fallimento.