Il direttore tecnico Alfredo Pennarola assicura «Tutte le tubazioni sotto stretta osservazione di strumenti informatici»

Otto vasche e 145 milioni di litri controlli hi-tech per l`acqua del Serino

Dallo Scudillo fino ai quartieri e ai serbatoi della città
Ogni giorno i controlli qualità
11 gennaio 2014 - Gigi Di Fiore
Fonte: Il Mattino

C'era una volta l'acqua del Serino. Quella che, come ingrediente fondamentale, sostiene la favola della migliore tazzulella di caffè del mondo e della pasta per pizze che non ha concorrenti. C'era una volta un'acqua che, nel 1885, a Napoli beveva tutta la città. Quell'acqua oggi non basta, per abbeverare tutti bisogna rifornirsi anche a Cassino e a San Felice a Cancello. Ma il sapore di un'epoca passata, dove i contatori erano in bronzo e le bollette portavano sul retro la pubblicità del Fernet Branca, si continua a respirare nel serbatoio dello Scudillo. Il più antico degli otto cittadini, insieme con quello di Capodimonte.
È a ridosso dell'uscita ospedaliera della tangenziale, la palazzina grigia si confonde con il vivace colore azzurro di tubi e parti delle mura. Memoria e nuovo si mischiano. Spiega il direttore tecnico, l'ingegnere Alfredo Pennarola: «Abbiamo allestito un piccolo museo sulla nostra storia, visitato dagli studenti. L'oggi e il futuro è invece una rete di adduzione dalle fonti d'approvvigionamento e di distribuzione dai serbatoi, controllata con moderni strumenti informatici».
Sono 2500 chilometri di tubazioni, 200 di adduzione dal Senno, fonte di proprietà dell'ex Arin oggi Abc, e dalle fonti di acqua tra Cassino e il Mátese di proprietà divisa tra Regione Campania e Acquedotto campano. In città, arrivano 270 milioni di litri al giorno. Il sistema di serbatoi garantisce da rubinetti a secco. Se ci fossero interruzioni improvvise nelle tubature, i serbatoi garantirebbero una fornitura d'emergenza almeno per 24 ore. Nella sala pc, si controlla la rete idrica cittadina: gli otto serbatoi monitorati, con le zone che riforniscono. Appare la quantità di acqua che scorre, i valori del consumo. I più alti, naturalmente, tra le 7 e le 12 del mattino. Il 29 dicembre, dopo la scossa di terremoto la gente scese in strada e il consumo di acqua subì un calo generale ovunque.
Due addetti in servizio, conun semplice clickpossono intervenire sulla distribuzione idrica e su eventuali problemi nella distribuzione. Tre funzionari tecnici, autorizzati con password, possono intervenire anche a distanza dalla sala, utilizzando i loro tablet. Uno dei tré è LuigiAvitabile. Dice: «II sistema è attivo sempre, ci sono turni di reperibilità, 16 operatori si alternano ai controlli. Per problemi nella rete, anche segnalati dagli utenti, funzionano cinque squadre di intervento, due nei fine settimana».
Si scende dalla sala controllo attraverso una scala a chiocciola. Si va nel passato e si entra anche nel futuro. Obbligatorio il casco protettivo azzurro. L'acqua si ascolta nel suo fruscio e si avverte sulla pelle. Il lungo canalone-corridoio, scavato nel tufo a mano nel 1885, è umido. Una sensazione che si avverte subito. La lunga permanenza qui sotto è da sconsigliare a chi ha problemi di sinusite. L'acqua scorre sotto il tracciato che si percorre. Viene sete solo a camminare, immaginando il liquido fresco e limpido che attraversa quel luogo. Si arriva a due snodi chiave, l'approdo dei 145 milioni di litri d'acqua in arrivo allo Scudillo. Sono 80 milioni nel serbatoio di Capodimonte.
Eccole, le due vasche di arrivo: lo sbocco 2100 raccoglie la beneamata acqua del Serino unita a quella di Cassino; il 1000 raccoglie solo il Serino. Prende le narici l'odore del doro, unico trattamento riservato a questo liquido che definiscono «purissimo». Alcune parti del camminamen- to sono vietate alle foto, «obiettivi sensibili» con vigilantes, da difendere da possibili malintenzionati di qualsiasi tipo.
Più avanti, un grosso imbuto è il cosiddetto livello di sfioro, impedisce che la superficie dell'acqua superi il limite consentito. Ma spiega Luigi Avitabile: «Oggi, tutto è controllato attraverso il pc». Poi, arriva il cuore del serbatoio: le otto vasche, dove sembra di trovarsi su un ballatoio di piccoli fiumi sotterranei. Le vasche sono tutte numerate, catalogate. Da qui, l'acqua parte per la distribuzione nei diversi quartieri o in altri serbatoi. Le tubazioni diminuiscono di spessore mano a mano che dalla fonte di approvvigionamento si arriva all'utente finale. È il quantitativo del liquido che scorre a fare la differenza.
La vasca numero 8 fa da esempio: lunga 308 metri, larga 10, profonda altri 10. Questa vasca serve l'Arenella. Mal'acqua del Serino, quella senza calcare, dove si beve? C'è una sorta di giustizia sociale in questa distribuzione: la storica acqua di Napoli arriva nei rubinetti delle zone meno in: San Pietro a Patiemo, parte di Materdei, parte di Secondigliano, Chiaiano. Ma c'è anche una piccolissima percentuale che confluisce m una ristretta area vomerese e sui Camaldoli. Il resto, soprattutto a Chiaia o Posillipo, arriva da Cassino e dalle zone del Mátese. È acqua acquistata dall'Acquedotto campano e dalla Regione, proprietari di quelel fonti. Acqua ricca di calcare, purtroppo. Ma potabile.
Spiega l'ingegnere Pennarola: «Il nostro laboratorio di controllo qualità è nella sede di via Argine a Ponticelli. Vi lavorano 18 tecnici. Ogni giorno si prelevano campioni da 50 punti significativi cittadini e si analizzano. In un anno, si effettuano centomila analisi». I controlli deilaboratori dell'Abc si affiancano a quelli dell'Arpac incaricata dalle Asi: 4mila campionamenti con giudizi trimestrali. Mai l'acqua di Napoli, negli ultimi anni, è stata bocciata.
Dopo molti decenni, le vecchie tubazioni ottocentesche in ghisa sono reperto damuseo. A guardarle esposte allo Scudillo, fa impressione l'anello intemo alla tubatura di 5 centìmetri di spessore. È tutto calcare, guai a chi soffre di calcoli renali. A guardarlo, il serbatoio più antico della Napoli unitaria sembra edificio di altri tempi. Impressione, il futuro è vicino: nuove condotte per risparmiare energia elettrica sul sollevamento che sposta acqua ai serbatoi San Giacomo e Cangiani.

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