L'inchiesta sulla potabilità avviata dalla Dda, l'Abc: il nostro laboratorio di riferimento serio e affidabile

«Acqua, 10mila controlli per l`ok» «Acqua, la qualità è blindata» Ma sale il consumo di minerale

Il direttore dell'Arpac: «I pozzi a rischio non vanno in rete». Ma resta il nodo delle condotte
L'Abc: comitato di sorveglianza e prelievi costanti in 50 punti
10 gennaio 2014 - Gigi Di Fiore
Fonte: Il Mattino

«A Napoli e m Campania facciamo oltre lOmila controlli all'anno sulle acque. Tutto avviene nel rispetto della legge». Marinella Vito, direttore tecnico regionale dell'Arpac, non vuole sentire parlare di analisi «truccate»: «L'acqua che esce dal rubinetto non è inquinata - s'affretta a chiarire - Diverso è il discorso nellaTerra deifùochi». In che senso? «Alcuni pozzi tra la provincia nord di Napoli e quella sud di Caserta sono risultati contaminati ma quell ' acqua non finisce più nella rete». Se il nodo dell'inchiesta avviata dalla Dda napoletana sono i controlli in laboratorio della potabilità, interviene su questo il professore Benedetto De Vivo docente alla Federico II: «Insisto molto sul problema della quality con trol. Su questi criteri, certi e codificati in Europa, dovrebbe essere verificata inlaboratorio la potabilità dell'acqua». L'Abc ha un suo laboratorio di riferimento, dove lavorano consulenti definiti «seri e scientificamente affidabili». Ma resta il nodo delle condotte: la rete idrica napoletanaha tubature vecchie di almeno 30 anni.
Il maquillage sta per compiere 14 mesi. Nell'ottobre del 2012, l'Arin spa divenne Abc (Acqua bene comune) anche con la benedizione a maggioranza del consiglio comunale. E così, da allora, l'acqua dei nostri rubinetti viene distribuita e analizzata da un'azienda speciale. Con filosofia assai chiara nell'atto costitutivo: «L'acqua, in quanto bene comune, rappresenta un bene imprescindibile per la nostra vita, quindi non è commercializzabile con obiettivi di profitto». L'acqua bene comune, che va anche però garantita e analizzata. Non può avvelenare chi la beve. Se il nodo dell'inchiesta avviata dalla Dda napoletana sono i controlli m laboratorio della potabilità, spiega su questo il professore Benedetto De Vivo docente alla Federico II: «Insisto molto sul problema della quality control. Su questi criteri, certi e codificati in Euro pa, dovrebbe essere verificata in laboratorio la potabilità dell'acqua». L'Abc ha un suo laboratorio di riferimento, dove lavorano consulenti definiti «serie scientificamente affidabili». Da qualche tempo, la novità a Napoli, che significa trasparenza e democrazia, è un sistema di controllo diretto sulla qualità dell'acqua nel proprio quartiere di residenza. Basta avere un computer, collegarsi in Rete sul sito dell'Abc, cliccare una mappa della città e individuare la propria zona. Ne uscirà un file, formato pdf, con i valori analizzati e trovati nell'acqua esaminata nell'ultimo mese. In alto, compare il «punto di prelievo» che poi è una strada del quartiere da monitorare. In basso i valori delle sostanze trovate. «Scopri la qualità della tua acqua con un click», annuncia il sito. E si può controllare la qualità di quello che si beve, da oltre 50 punti di prelievo in città. C'è anche un comitato di sorveglianza, che dovrebbe riunirsi tré volte all'anno, per fare le pulci all'Abc. Ne fanno parte 5 consiglieri comunali, 5 componenti aziendali e 5 cittadini-utenti. Basterà? Ï sindaco Luigi De Magistris si arrabbiò tantissimo, alla pubblicazione della famosa copertina sull'Espresso che metteva in discussione la qualità dell'acqua potabile in città. Come orientara? I parametri massimi delle sostanze presenti nell'acqua sono fissati da un decreto legislativo del 2001. È quella la Bibbia per ogni laboratorio di analisi, lo steccato tra acqua inquinata e acqua buona. Uno degli ultimi progetti scientifici su campioni di acqua distribuita dai rubinetti italiani è stato eseguito dall'EuroGeoSurvey Geochemistry Expert Group. Vi hanno fatto parte otto docenti universitari e ricercatori, prelevando acqua m 157 località divise per regioni. In totale, sono state monitorate 105 province italiane su 111. Le conclusioni generali? Sintetizzate nella pubblicazione su «Le scienze»: «I risultati hanno mostrato che la qualità delle nostre acque di rubinetto è buona, a eccezione di alcune anomalie da approfondire». Spiega proprio questo gruppo di studio fornendo indirettamente diver si spunti di riflessione all'attuale indagine della magistratura napoletana: «La qualità dell'acqua è notevolmente condizionata dal tipo di sottosuolo da cui ha origine, dalle condizioni degli acquedotti in cui viene raccolta e dalla struttura e dallo stato delle reti idriche utilizzate per la sua distribuzione». Da qui, la necessità, anche a Napoli, di un'attività che renda potabile l'acqua, con processi di distribuzione e sostanze. Al di là dei parametri fissati nel 2001, molte Regioni prevedono deroghe ai limiti di alcune sostanze. Di fatto, ne innalzano la quantità consentitanell'acqua. In Campania, la deroga riguarda la concentrazione di fluoro, che va avanti da 11 anni. E nel 2008, periodo incluso nelle indagini giudiziarie in corso, la Regione diffondeva i dati di controllo ricevuti dalle allora 15Asl campane. In quattro mesi, la media di verifiche fu di 58 al giorno, per 6913 totali. In 6646 casi tutto era risultato regolare. Per altri 267 campioni fuori dalla norma, si legge va nel comunicato di accompagnamento: «È importante segnalare che si è trattato di episodi isolati e occasionali, non significativi sotto il profilo igienico sanitario ne dal punto di vista dell'impatto della salute pubblica». Parole rassicuranti, anche se la gente continua a diffidare. E così il consumo di acque minerali aumenta e nove aziende campane che le imbottigliano raccolgono buoni fatturati. Ma l'acqua, bene prezioso e pubblico, continua a rimanere oggetto del mistero. Tra allarmi, dichiarazioni tranquillizzanti e rimozioni.

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