Terra dei fuochi il Natale non salva i marchi campani
Antonio Lucisano non ha un carattere che si lascia trasportare in facili entusiasmi, ma sinora il direttore del Conzorzio della Mozzarella è stato facile profeta: per uno strano gioco mediático, il latticino più amato dagli italiani è un po' l'emblema della Terra dei fuochi. Già nel 2007 scontò la crisi della diossina e della spazzatura e non bastarono analisi e abbattimento di capi per risollevare la reputazione per riposizionarsi sulmercato. Ð Consorzio cambiò vertici e management e il tempo dileguò la crisi tra i consumatori. Stavolta è molto più dura. Prendiamo altri prodotti simbolo della Campania. «La pasta di Gragnano non consoce crisi, anzi, il riconoscimento della igp ha fatto lievitare le vendite», afferma il presidente del Consorzio Giuseppe Di Martino: «Siamo in una fase fortunata e il riferimento geografico è un valore aggiunto che ci aiuta sul mercato, per fortuna non abbiamo smora avuto crisi di immagine dalla vicenda della Terra dei Fuochi, per noi è come se fosse un problema di un'altra regione». Il pomodoro invece ha due marce. Quello della grande industria è stato colpito e attaccato dalla pubblicità della Pomi che ha giocato sulla salubrità della Padania rispetto alla Campania. Più che salubrità, possiamo parlare di una diversa capacità di fare sistema visto che se analizziamo i risultati dei prelievi delle Asl sulle uova prodotte in quell'area si riscontra una preoccupante presenza di diossi na. A contraltare, volano i piccoli artigiani tutelati dalle dop e dai presidi Slow Food: ossia il mercato non ha sfiducia nel prodotto, ma vuole sapere chi lo mette sul mercato. Così è il momento dei piccoli, conle loro conserve che sono entrate nei cestì di Natale. Bene tutto ciò che è in bottiglia.I birrifici artigianali volano, il vino non ha alcun problema, bene anche l'oliod'oliva. Si tratta di tré produzioni di nicchia dalla buona reputazione sul mercato, un valore aggiunto che la crisi non ha neanche scalfito. Insomma, a soffrire, oltre iproduttori di ortaggi e di verdura, è proprio la mozzarella. La controffensiva del Consorzio è stata energica: a novembre è stato chiesto alle associazioni dei consumatori di prelevare senza preavviso campioni presso gli associati al Consorzio. Tutto è stato poi analizzato da laboratori tedeschi che hanno certificato la totale salubrità del prodotto. Tutto questo però è servito solo ad arginare lo scetticismo del mercato nei confronti del prodotto, un po'come quando si mettono sacchi di sabbia sugli usa durante una alluvione. «Ð problema - dice Lucisano - è che la mozzarella è un prodotto fortissimo che va oltre il marchio. E la gente non distingue tra dop e non dop. Pesa dunque la provenienza». Cosa sarebbe utile fare? «La Regione Campania dovrebbe sostenerci con una forte e capillare campagna promozio naie sui mercati italiani e nazionali. E non mi si venga a dire - aggiunge il direttore del Consorzio - che chiediamo soldi agli enti pubblici. Le analisi le abbiamo pagate noi. Noi scontiamo una crisi di sistema territoriale che vede proprio nelle inadempienze pluriennali della Regione Campania la causa scatenante del disastro. Giusto dunque che l'ente pubblico ripari in qualche modo ricostruendo l'immagine dei prodotti dell'agricoltura che son ostati danneggiati da quello che è successo». L anno si chiude, insomma, il momento più forte della tempesta sembra essere archiviato, ma il lavoro da fare è tanto. Terra dei Fuochi non è un bei bigliettodavisita,si chiama così un Aglianico del Vulture doc di una piccola azienda che volava sui mercati. «Dal prossimo armo -dice la vignaiola Sarà Carbone - dobbiamo cambiare nome altrimenti rischiamo di restare con la cantina piena».