Vesuvio, boom di discariche e gli hotel devono chiudere
La folla di visitatori al cratere ed il record di abusi edilizi. Il trionfo dei prodotti tipici e l'assedio dell'immondizia. Il Parco nazionale del Vesuvio lascia la maggiore età (fu istituito nel 1985) con un carico di paradossi: un'area protetta che attira centinaia di migliaia di persone ma che viene vissuta dai suoi abitanti come una specie di prigione. Troppi vincoli, troppe restrizioni: i vesuviani non amano il loro Parco e il risultato è che in 18 anni di vita il Parco non li ha arricchiti. Chiudono gli alberghi e annaspano i bed and breakfast, nonostante i turisti non manchino. Anzi, nel 2013 è stato stabilito un primato: al cratere di Ercolano, la cosiddetta "quota mille", è arrivato il maggior numero di visitatori degli ultimi otto anni. 500mila biglietti staccati, ai quali vanno aggiunti gli escursionisti abusivi, che entrano nella riserva naturale senza pagare. E del resto, la storia del Parco Vesuvio è anche un lungo elenco di abusi, prova ne siano le 100 ordinanze di demolizione emanate nell'ultimo anno e i 457 reati ai danni del patrimonio ambientale commessi negli ultimi tré anni. 18 anni dopo la sua fondazione, il Parco è a una svolta. Cambia il presidente, dopo la gestione di Ugo Leone, docente universitario napoletano dal carattere mite e i modi gentili. Un uomo tutt' altro che vulcanico, "scaduto" il 31 dicembre ma che probabilmente resterà in sella per almeno altri due mesi. Ï nuovo presidente deve essere, infatti, nominato dal ministro dell'Ambiente d'intesa con il presidente della Regione. Poi la nomina deve essere ratificata dal le commissioni Ambiente di Camera e Senato. «L'ente Parco è ad un bivio tra inesorabile declino e rilancio. Le condizioniperil rilancio dell'ente sono diverse e complesse, ma sicuramente tra queste condizioni vi è quella di essere guidato da un presidente e da un consiglio direttivo con una chiara visione dei problemi da risolvere e delle possibili soluzioni. È doveroso che associazioni, comitati, cittadinanza variamente attiva, facciano sentire la loro voce proponendo alla attenzione del Ministro persone che per storia, competenza, passione civile e capacità possano legittimamente essere candidate a ricoprire ³ïñàã³ñÛ direttivi al vertice dell'Ente Parco», hanno scritto in un documento quelli di «Cittadini per il Parco», un movimento presieduto da Giovanni Marino, che dirige anche il consorzio del pomodorino del piennolo.
Chi si è già insediato è il nuovo presidente della comunità dei 13 sindaci del Parco, il primo cittadino di Ottaviano Luca Capasse. Proprio ad Ottaviano, città di chiese e tesori artistici nascosti, c'era un albergo, l'Augustus che ha chiuso i battenti dopo decenni. Il rilancio del Parco è il cruccio di Capasse: «La natura deve essere rispettata: i vincoli servono a questo ed è giusto che ci siano. Ma il Parco Vesuvio è soprattutto un'opportunità di sviluppo turistico ed economico e noi dobbiamo lavorare affinchè questo concetto sia recepito da chi vive nell'area protetta. Penso ad uno snellimento di alcuni regolamenti e alla possibilità di dare vita ad iniziative turistiche con maggiore facilità, seppure nel rispetto dell'ambiente e delle regole». Meno lacci e lacciuoli. Con l'industria che stagna, l'economia del turismo è l'ultima speranza per chi abita alle falde del Vesuvio. Ma la strada è impervia. La superficie protetta del Parco è di 8482 ettari, all'interno dei quali c'è di tutto. Quattro discariche di Stato, per esempio, che attendono ancora di essere bonificate: due a Terzigno, una ad Ercolano, l'altra a Somma Vesuviana. Centinaia quelle illegali. Mal' elenco degli illeciti è lungo, passa per i bracconieri e arriva fino ai ladri di legname, che fanno razzie nella pineta di Terzigno. Del resto, dentro la pineta di Terzigno fino al 1985 c'eraperfino una pista dimotocross. Un circuito battuto dagli sportivi di tutta Italia fino a quando non fu istituita l'area protetta. Poi, fine delle trasmissioni: le moto in un Parco nazionale proprio non possono correre. Nemmeno i cani, se è per questo. Nel maggio del 2012 ad un'associazione fu negato il permesso di organizzare una passeggiata lungo i sentieri dell'area protetta in compagnia degli amici a 4 zampe. La legge è restrittiva ma i fon áú per la valorizzazione del territorio sono molti. Dal Pit Vesevo (piano integrato territoriale) sono arrivati più o meno 60 milioni, dai Pirap (per lo sviluppo delle aree rurali) dovrebbero arrivarne altri 10. Decine di progetti che hanno lasciato tracce trascurabili nel Parco e comunque non sufficienti a superare i paradossi vesuviani. L'ultimo è quello del personale dell'ente: 15 dipendenti e 15 dipendenti nemmeno un architetto o un ingegnere nell'ufficio tecnico. «Non possiamo fare nemmeno i progetti per rimettere a posto i sentieri», commenta amaro il direttore Gennaro Esposito.