Astir, i primi licenziamenti del 2014 = Incubo licenziamento per i 450 dell`Astir
NAPOLI — Antonio penzola con un piede al di fuori dell'impalcatura che avvolge Palazzo Saler no, la sede del comando logistico dell'esercito per l'Italia meridionale, in piazza Plebiscito. Dieci metri più sotto la folla lo osserva. Turisti, passanti, i suoi compagni di lavoro. L'uomo, corpulento, potrebbe scivolare e precipitare. Trascorre un buon quarto d'ora, poi ecco i vigili del fuoco, che attrezzano il telone salvavita.
Trattativa con i pompieri Ancora qualche minuto e sopraggiunge anche il camion col cestello che innalza un pompiere all'altezza dell'operaio. Si parlano. Sono quasi le diciotto quando l'uomo accetta di scendere. Lo convincono le parole dei vigili, la stanchezza e la notizia che, sulla vertenza Astir, è stato convocato 1'8 gennaio m Prefettura un altro tavolo di confronto. Pomeriggio di tensione ieri, per la protesta di un centinaio di lavoratori della società regionale per la riqualificazione ambientale che è fallita a luglio. Il 31 dicembre hanno ricevuto la notizia che la curatela fallimentare ha avviato le procedure per il licenziamento.
La via d'uscita perduta Speravano in un percorso diverso: proroga della cassa integrazione in deroga per altri 4 mesi, fino ad aprile, e successiva assunzione in Campania Ambiente, la compagine regionale che è stata costituita nel 2012 e dovrebbe assorbire anche i circa 450 dipendenti, o parte di essi, dell'Arpac Multiservizi e della lacorossi. La curatela, che è l'attuale proprietaria dell'azienda, non ha ritenuto però di chiedere la proroga della cassa integrazione. «Questo allo stato rende impossibile il passaggio dei lavoratori dell'Astir in Campania Ambiente», spiega Pasquale Trammacco, delegato sindacale della Fillea-Cgil. «In sostanza — aggiunge —hanno avviato le procedure che porteranno al licenziamento. Una fuga in avanti davvero incomprensibile, che aggiunge tensioni e problemi ad una vicenda di suo estremamente complicata, ma che sembrava in qualche modo avviata ad una soluzione». È stata una doccia fredda in parte inaspettata, per quelli della Asar. Avevano trascorso un Natale relativamente tranquillo, perché ad inizio dicembre erano state saldate loro le spettanze arretrate della cassa integrazione e perché il 20 del mese i vertici delle società partecipate ed i sindacati avevano sottoscritto un verbale nel quale emerge la disponibilità della Regione ad investire 42 milioni di euro in progetti di recupero ambientale da affidare a Campania Ambiente.
Cosa sia poi accaduto, si capirà nei prossimi giorni. Se l'iniziativa della curatela deriva semplicemente da un difetto di comunicazione da parte della Regione, che non ha trasmesso per tempo l'accordo del 20, il nuovo anno porterà ai dipendenti dell'Astir, o almeno ad una parte di essi, il passaggio m Campania Ambiente. Se, invece, quel verbale sottoscritto da Regione e sindacati cinque giorni prima di Natale è noto alla curatela, ma non è considerato sufficiente a sostenere la richiesta di ulteriore cassa integrazione in deroga, allora il futuro degli operai assunti per la riqualificazione ambientale della Campania sarà più incerto che mai.
Regione in campo Ieri però da Palazzo Santa Lucia hanno fatto sapere che la Regione è pronta a garantire la proroga della cassa integrazione in deroga come già accaduto la scorsa estate, in attesa di individuare un percorso che consenta la transizione dei lavoratori Astir a Campania Ambiente. Intanto però il tempo stringe.
«Molti tra noi — racconta l'acerrano Gennaro Quattromani, ex meccanico e poi militante del Movimento di lotta per il lavoro, che fu assunto alla Recam nel 2003, — sono davvero alla frutta. Chi può, arrangia con qualche altro mestiere, a nero. Gli altri accumulano debiti». Da qui i gesti disperati di ieri nel capoluogo campano. Una protesta in piazza Plebiscito, il salotto della città ancora addobato a festa, sotto gli occhi dei turisti e dei napoletani che facevano shopping nel primo giorno di saldi. «Per molti di noi — commenta un dipenente Recam — comprare anche solo un paio di scarpe è praticamente impossibile».