Terra dei Fuochi, lo spreco dei rilevamenti Terra dei fuochi, il bluff delle mappe «Già fatte 3 volte»
Il 4 dicembre 2013 il governo ha approvato il decreto per la Terra dei fuochi e ha sancito il controllo di tutti i terreni. Quei monitoraggi, però, già esistono. E ci sono costati 50 milioni di euro. L'ha denunciato ieri l'europarlamentare Crescenzio Rivellini, che ha inviato una denuncia in Procura: «Nel 1994 il ministero dell'Ambiente ha mappato l'intero Mezzogiorno. Nel 2004, poi, ecco il progetto Mivis, finanziato per circa 50 milioni di euro dal ministero dell'Interno grazie al Pon Sicurezza. E nel 2007 l'Arpac ha incaricato il Cnr di ispezionare i Regi Lagni». Insomma, «le anomalie si conoscevano. Ma che fine hanno fatto quei dati?».
NAPOLI — Quattro dicembre 2013: il governo Letta approva il decreto per la Terra dei Jüochí. E sancisce, tra l'altro, che entro 150 giorni tutti i terreni delle aree interessate saranno controllati. Un monitoraggio a tappeto, annunciato come una svolta decisiva nell'affrontare un dramma che, per la verità, attivisti di comitati ed associazioni denunciavano già da anni. Eppure, se si da credito alla denuncia (indirizzata ieri al procuratore di Napoli Giovanni Colangelo ed al procuratore regionale della Corte dei Conti della Campania Tommaso Cottone) di Crescenzio Rivellini — europarlamentare ed ex amministratore della Recam, la società regionale per il recupero ambientale — la mappatura delle aree avvelenate tra le province di Napoli e di Caserta esiste già. Precisa, dettagliata, affidabile. Solo che, sostiene Rivellini, è rimasta in un cassetto, non è stata mai utilizzata. Uno spreco di risorse e, soprattutto, di tempo, in una questione nella quale il tempo non è una variabile indifferente, perché significa danni all'ecosistema ed alla salute delle popolazioni che vivono nelle zone contaminate.
Denuncia dunque Rivellini che ben tré monitoraggi della Campania, attuati attraverso apparecchiature che rilevano le onde elettromagnetiche (spettrometri), non siano stati usati per intervenire sui terreni oggetto di sversamenti di rifiuti industriali. «Sin dal 1994— scrive l'europarlamentare — nell'ambito del progetto Terra il ministero dell'Ambiente ha mappato l'intero Mezzogiorno. Nel 2004 poi, ecco il progetto Mivis, finanziato per circa 50 milioni di euro dal ministero dell'Interno grazie al Pon Sicurezza».
Di cosa si tratta? Spiega Rivellini: «Arma dei Carabinieri e Cnr ebbero il compito di verificare in volo, da due chilometri e mezzo di altezza, con apparecchiature idonee ad effettuare un'analisi multi-spettrale, la temperatura del suolo. Ð sistema permetteva di evidenziare eventuali anomalie e fu impiegato su tutta l'Italia meridionale». E non finisce qui: «C'è poi un'analisi ancora più dettagliata, che riguarda la Campania in particolare. L'Arpac, infatti, nel 2007-2008, dopo aver acquisito i dati dei sistemi di cui sopra, ha incaricato il Cnr di ispezionare con lo stesso metodo Mivis i soli tenitori dei Regi Lagni da un'altezza di 1500 metri dal suolo». La conclusione? «È evidente che da anni si conoscevano eventuali anomalie del sottosuolo per sversamenti irregolari e pertanto si potevano verificare le dichiarazioni dei pentiti di camorra e le relazioni delle varie Commissioni di inchiesta procedendo alle bonifiche delle sole zone inquinate».
Ma sono state efficaci quelle indagini, hanno consentito di ottenere dati utili? «Se così non è stato — dice l'europarlamentare eletto con il Poi — allora qualcuno dovrà pagare per questi soldi spesi inutilmente. Ho il sospetto che con la Terra dei fuochi si voglia ripetere quel che si è verificato con l'emergenza rifiuti, utilizzata per far arrivare centinaia di milioni in Campania. E so anche che la Regione sta per affidare alla capitaneria di porto l'incarico di un nuovo monitoraggio col sistema Mivis. Possibile, mi interrogo, che nessuno si accorga che sono già stati fatti?».
Alle domande di Rivellini dovrà rispondere chi, all'epoca, non rese note queste analisi. Intanto, però, può essere utile ricordare che la questione delle bonifiche non nasce certo ieri. Era il 2001 quando il Ministero del Lavoro individuò in /acorossi spa la società che avrebbe dovuto rimuovere i veleni dai circa 80 Comuni del sito di interesse nazionale litorale domizio-flegreo, corrispondente — con qualche approssimazione — a quel territorio che oggi tutti indicano come Terra dei fuochi. La /acorossi, a questo scopo, aveva anche assunto 380 lavoratori socialmente utili, con gli annessi benefici fiscali e di imposta. La società avrebbe dovuto concludere i lavori previsti dal programma entro 1'8 ottobre 2007. A quella data restavano invece da rimuovere 350.000 tonnellate di rifiuti speciali ma, soprattutto, bonifica e rimozione dei veleni più pericolosi erano ferme alla fase del progetto. Lo sono tuttora. Avrebbero dovuto riguardare 475.000 metri quadri di terreno e 180.000 metri quadrati di cave. D seguito di quella storia è amarissimo. Grazie alla transazione stipulata a fine 2007, lajacorossi incassò 20 milioni di euro per rinunciare a trascinare lo Stato in tribunale e altri 140 milioni di euro per portare a compimento quel che non aveva fatto. Aveva chiesto 101 milioni di euro di risarcimento danni, addebitando alla mancata predisposizione di una discarica per rifiuti speciali, da parte del commissariato, l'impossibilità di svolgere l'attività prevista. Aveva inoltre lamentato costi esorbitanti, determinati dalla necessità di trasferire quei pochi rifiuti speciali rimossi in una discarica speciale fuori regione, precisamente in Piemonte.
Commissariato alle bonifiche e Regione si rassegnarono ad un accordo esoso per le casse pubbliche e rinegoziarono le modalità del contratto. L'accordo del 2001 prevedeva, infatti, che la Jacorossi realizzasse lavori per 117 milioni di euro. Ne ha effettuati per 33. Ï nuovo patto siglato nel 2007 stabilì che il Commissariato erogasse alla società altri 140 milioni di euro. Le bonifiche si sarebbero dovute concludere entro 20 mesi a partire dal 3 dicembre 2007. Come sia andata in realtà, è ormai noto a tutti.