Romano: «Dati a noi noti, ma ignorati da chi doveva effettuare le bonifiche»
NAPOLI — Giovanni Romano, assessore all'Ambiente della Regione Campania: lo sapeva dei due monitoraggi sui suoli inquinati fatti nel 1994 e nel 2002? «Certo, lo sanno tutti».
E allora perché fino ad ora non sono stati utilizzati? Perché continuate a invocarli? E, ancora, perché il Governo li ha previsti addirittura in un decreto? «Quello che facciamo oggi è cosa diversa da ciò che fu realizzato con il progetto Mivis e con i fondi del piano sicurezza. E poi io posso parlare solo di ciò che riguarda la nostra azione amministrativa».
Che vuoi dire? «Significa che Rivellini ha ragione. Quei dati sono stati ignorati da chi doveva utilizzarli per intervenire».
Chi? «Non sta a me fare i nomi, ricordo solo che fino al 2009 la Campania è stata commissariata».
Le mappatore sono costate milioni. Spesa inutile? «Quei soldi sono stati sprecati nei fatti, perché ai rilevamenti non sono seguiti gli accertamenti sul campo. Io però quei dati li ho recuperati e messi insieme in un unico database, così da avviare verifiche più specifiche».
Cioè? «L'attività svolta in passato non indicava con precisione se in un sito c'era una fonte inquinante, ma si limitava a classificarlo come sospetto. Il monitoraggio avviato da noi parte da lì: i telerilevamenti ora non sono generalizzati, ma mirati a luoghi dove — grazie ai vecchi studi — sappiamo esserci anomalie».
E poi? «Una volta individuati i siti, si faranno caratterizzazioni e bonifiche. Cioè quelle attività che si sarebbero dovute avviare nel '94 e nel 2000».