«Frutta e verdura, al mercato in due anni nessun controllo»
«Falsificate le etichette per vendere ¡prodotti campani in altre regioni, dove li comprano a prezzi stracciati e li rìvendono come se fossero i loro»
«A rìschio inquinamento soprattutto lattughe e friarielli. Ma nessun allarmismo. Siglato l'accordo con Agraria per fare più analisi»
NAPOLI. «I controlli su ortaggi e frutta? In due anni non si sono mai fatti. Avrò visto gli ispettori dell'Asl al mercato al massimo un paio di volte. Si diceva che le carote venivano dal terreno del "signor Esposito" e il controllo finiva lì. Nessuno andava a vedere se il fondo era inquinato o meno». Denuncia choc di Lorenzo Diana (nella foto}, presidente del Caan, il mercato ortofrutticolo di Volla. Uno spaccato inquietante che emerge solo ora, dopo l'esplosione, a livello nazionale, dello scandalo della Terra dei Fuochi, che ha messo in ginocchio l'economia agroalimentare locale. La vendita dei prodotti campani, di altissima qualità, è improvvisamente crollata negli ultimi mesi. Un problema che ha innescato un altro fenomeno gravissimo sulla regolarità della tracciabilità del prodotto. «Ci risulta - aggiunge Diana - che i prodotti campani vengono venduti con etichette di altre regioni. In pratica, gli operatori delle altre regioni, comprano in Campania, a prezzi bassissimi, i prodotti agricoli che non si riescono più a commercializzare, e li rivendono nelle regioni del Nord, a prezzi alti, dicendo, ad esempio, che vengono dalla pianura padana». Prodotti genuini, nella maggioranza, anche se il rischio inquinamento c'è. «Il 99% dei prodotti è sicuro - afferma Diana -. Il problema è l'inquinamento atmosferico, non quello del terreno». Quali sono i prodotti più a rischio? «Quelli a foglia larga, spesso coltivati lungo le strade: lattughe, broccoli, friarielli, cavolfiori, scarole. È importante lavarli bene. Ma nessun allarmismo. Lazio e pianura padana hanno zone più inquinate delle nostre».
Per invertire la rotta, ieri mattina, a Palazzo San Giacomo, Diana, il sindaco Luigi de Magistris, il vicesindaco Tommaso Sodano ed il direttore del dipartimento di Agraria della Federico II, Paolo Masi, hanno firmato un protocollo d'intesa per avviare un nuovo sistema di controlli sui prodotti ortofrutticoli del Caan.
Che cosa cambia, presidente? «Grazie all'accordo, si faranno decine di esami ogni settimana. Un sistema che ci consentirà di avere uno screening completo dei prodotti campani. Al momento i controlli sono fatti all 'Università. Ogni esame costa, in convenzione, circa 55 euro, rispetto ai 100-170 euro del prezzo ai privati. Ma l'obiettivo è di acquistare i macchinari, che costano circa 250mila euro, in grado di effettuare circa 100 esami al giorno. In questo modo, nessun prodotto a rischio sfuggirà alle maglie dei controlli. Siamo i primi in Italia ad adottare questo modello».
E prima come funzionava? «Non funzionava. Il controllo era limitato alla filiera, ma in effetti non c 'è mai stato. In due anni gli ispettori sanitari sono venuti al Caan solo un paio di volte. Ogni volta gli esami erano limitati a pochi prodotti su migliaio. Ci si limitava a ad indicare il terreno di provenienza, ma un esame dal terreno alla vendita non c 'è mai stato. Senza contare il rischio di imbrogli sulla tracciabilità. Con il nostro sistema, invece, noi superiamo questo scoglio, perché i controlli vengono effettuati a tappeto prima della vendita. Nel caso vengano riscontrate delle anomalie su un particolare terreno potremo approfondire. L'obiettivo è arrivare ad un marchio di qualità Caan. Ma non finisce qui».
Perché? «Abbiamo intensificato gli esami anche sul pesce. C'è un laboratorio dedicato al Caan, con docenti e ricercatori di Veterinaria, che fanno controlli e ricerca scientifica». Insomma, il nuovo sistema dovrebbe risolvere anche il problema della tracciabilità? «Sì, e tutelerà anche i commercianti, che sapranno che tipo di prodotto stanno acquistando. E un modello efficace, se il Governo lo adottasse per tutti i 42 mercati della Campania, in 3 mesi potremmo avere una mappatura completa della produzione della regione. Il che andrebbe a vantaggio anche della commercializzazione dei nostro prodotti, sia in Italia, che all 'Estero. Un modo utile per difendersi dagli attacchi ai nostri prodotti da aziende agroalimentari e zoo tecniche tedesche, svìzzere e del Nord Italia».