Pianura, la discarica del disastro annunciato «ritorni Sito nazionale»
NAPOLI — La discarica di Contrada Pisani «deve ritornare ad essere Sito di Interesse Nazionale» ora che l'emergenza Terra dei Fuochi sta catalizzando l'attenzione del Governo. E un coro, dai seggi del Cinque Stelle al Senato alle associazioni territoriali. Si tratta dell'invaso ex DiFraBi e dello Spadari, il primo, capace, secondo i consulenti della Procura, d'avvelenare le falde idriche sino all'area flegrea, avendo incamerato, legalmente e non, ogni sorta di veleni, dai rifiuti ospedalieri anche radioattivi ai fanghi dell'Acna di Cengio.
Record esenzioni ticket per tumori «È necessario riaccendere i riflettori sulla discarica di Pianura», dice l'ex assessore alla Salute Giuseppina Tommasielli, che per il Comune continua a seguire i lavori dell'Osservatorio Oncologico cittadino. E a convegno a Pianura chiede «la difesa, la bonifica e la restitutio ad integrum di un territorio ferito a morte». Ad integrum, sì, ma come? Se gli esperti del Ctu della Procura, alla stregua di quanto ha invece detto Balestri per la Resit di Giugliano, anche qui giudicano impossibile la bonifica ed estremamente difficile la messa in sicurezza dell'invaso che minaccia anche le acque dell'area flegrea?
Perché è sullo scarto del possibile che si gioca la partita bonifiche, sempre in bilico tra la truffa - la si è vista per i Regi Lagni o Bagnoli: un nulla di fatto o peggio un aggravamento in una selva di subappalti - e l'urgenza di intervenire a sanare. «Al sindaco chiederemo di procedere con l'ordinanza "Chi inquina, paga!" come già fatto per Bagnoli - insiste la Tommasielli -. Alla Regione, di sbloccare i 9 milioni già finanziati per la messa in sicurezza di Pianura, allo Stato, di ripristinare lo status quo ante gennaio quando il Governo Monti decise proditoriamente di declassare la discarica Pisani da Sito di Interesse Nazionale a Sito di Interesse Regionale; e all'Asl, gli screening a partire dalla prevenzione del cancro della mammella».
I dati: nella Asl distretto 46 Soccavo-Pianura gli "048", esenzioni ticket per tumore, sono circa 300, al Vomero sono 82. A Pianura si muore più che altrove per carcinoma al fegato.
Interrogazione al ministro Il 10 dicembre i senatori del Cinque Stelle interrogano il ministro dell'Ambiente ripercorrendo la cronaca della lunga emergenza su cui non si interviene mai: nel 2008 ministero, Regione e commissario delegato sottoscrivono un programma che riconosce alla Sogesid Spa il ruolo di «soggetto esecutore, a supporto dei soggetti attuatori, per le attività di caratterizzazione, messa in sicurezza e bonifica da realizzarsi nei comuni campani» e al SIN (Sito di Interesse Nazionale) di Pianura e in particolare per la Di.Fra.Bi, sottoposta a sequestro, iniziano subito le caratterizzazioni.
Tuttavia, «in fase di esecuzione, difficoltà tecniche (derivanti dal corpo dei rifiuti, ovviamente speciali e da fughe di biogas, ndr) comportano variazioni relative all'ubicazione dei sondaggi, alla quota di perforazione e al numero di campioni da prelevare» tanto che a novembre 2010 il ministero «preso atto delle risultanze delle indagini non esaustive» invita la Sogesid a completarle (con sondaggi del suolo, sul corpo rifiuti, pozzi spia, acque di falda e percolato) e a settembre 2011 la Sogesid sottoscrive una convenzione, che scadrà nel 2016, per concludere il lavoro. Ciò nonostante, il Governo interviene nel 2012 e 2013 sino al declassamento di 18 siti di bonifica di interesse nazionale a Siti di Interesse Regionale (SIR), tra cui anche Pianura.
L'M5S chiede dunque di ammettere nuovamente Pianura nell'elenco Sin, anche alla luce di quanto riferito dal gip di Napoli Alessandro Buccino Grimaldi nelle dodici pagine «con cui ha disposto la riapertura delle indagini sui veleni sversati nella ex Difrabi» con l'accusa di disastro ambientale.
Nel provvedimento si legge di «quantità di idrocarburi (rilevati all'esterno della discarica, ndr) non compatibili con la vita umana». I grillini citano il consulente Crescenti: «La discarica Difrabi, nonostante sia stata chiusa nel '96, costituisce un pericolo: mancando l'impermeabilizzazione alla base dei rifiuti (venti milioni di metri cubi) si verifica dispersione di percolato inquinante che attraverso la falda può defluire fino al mare di PozzuolL E in assenza di una completa messa in sicurezza l'inquinamento causato dal biogas e dal percolato può continuare per decine di anni».
Gli esperti della Procura sui rischi Il danno alla salute dei cittadini di Pianura non è stato provato in tribunale, perché fu ritenuta determinante, probante, l'analisi epidemiológica che poteva derivare dai dati del Registro Tumori regionale, che invece lascia al buio anche molti dei troppi anni dell'"emergenza" gestita da Pansa e Bertolaso. A nulla sono valsi gli sforzi, ad esempio, di Gianni Palmers di Progetto Pianura, che per la Procura raccolse 69 cartelle cliniche, 36 quelle accolte e nel mezzo dei mali c'era (c'è) il Linfoma di Hodgkin, tipico delle zone industrializzate, e Pianura, se si eccettuano inceneritori abusivi e tralicci a ridosso delle scuole, impianti inquinanti non ne ha.
Ma che in certe zone di Pianura l'aria sia irrespirabile è un fatto giudiziario. Così come è accertato che il percolato della DiFraBi possa avve lenare fino alle coste di Pozzuoli. Così dice la perizia di Armando Noviello del Cnr, per la Procura: l'aria è compromessa dalla dispersione di idrocarburi secondo «rilievi effettuati all'esterno della discarica entro un raggio di 1500 metri» dai «valori di tutti i parametri quasi sempre fino a mille volte superiori ai limiti consentiti». «In alcuni punti», annota Noviello, «la qualità dell'ossigeno e/o degli idrocarburi è risultata non compatibile con la vita umana. Preciso che per tale motivo non è stato possibile prolungare la durata di ciascun rilievo per i termini previsti dalle norme (...). Tutti i valori riscontrati sono tossici nel breve, medio o lungo termine». D ricercatore in altre parole ha dovuto allontanarsi in fretta. Chi vive in quei pressi invece prega, e impreca. Altrettanto preoccupanti le conclusioni di Sergio Rusi: «La discarica Difrabi va considerata come un corpo impregnato di percolato e biogas, che stante la totale o parziale assenza di guaina impermeabile al fondo e/o il cattivo stato della guaina al tetto è responsabile delle impregnazioni di percolato del substrato e delle fughe di biogas sia verso i bordi della discarica, sia verso atmosfera». In discarica non manca nulla. Un documento del 14 maggio 2008 della Direzione Tutela del Suolo della Provincia annota: 113 mila chili di polveri di amianto bricchettate, 48 mila tonnellate di rifiuti industriali, 380 mila tonnellate di rifiuti speciali, nel dettaglio, polveri di amianto e rifiuti industriali da Torino; terre di bonifica inquinate da gasolio, fanghi di verniciatura, fanghi di depurazione e scorie e ceneri di alluminio dalla provincia di Bergamo; cosmetici scaduti o morchie di vernici dalla provincia di Várese e così via.
La bonifica «impossibile» Nell'aprile 2011 fu annunciata la disponibilità di nove milioni di euro per la bonifica di Pianura. «Nove milioni per una bonifica impossibile e non ci sono 50 mila euro per coltivarvi ortaggi-spia e fare analisi individuali a 50 persone ammalate, per stabilire magari un nesso di causalità tra i tumori e la diossina di tipo Seveso di cui la discarica è piena, come confermato dai periti e dal rapporto Sebiorec». Così commentava la notizia l'oncologo Antonio Marfella, che pure fu perito tecnico al processo del pm Buda sulla discarica. «Come periti di parte con Giuseppe Cornelia - racconta - formulammo richiesta scritte di procedere ad indagini di biomonitoraggio tossicologico individuale su pazienti affetti da tumori considerati marcatori (endometriosi grave, sarcomi, linfomi) e in parallelo, un'analisi tossicologica con alimenti-sentinella come le cucurbitacee (zucchine) in grado di concentrare fino a mille volte le diossine del terreno, presenza confermata anche dal Sebiorec. Il paradosso è che per 30-50 mila euro, il costo del monitoraggio, si è rischiata l'archiviazione del processe ma si buttano 9 milioni di euro per una bonifica dichiarata impossibile dai tecnici».