Il pm che indagò sui fusti tossici «I prodotti del Sud sotto attacco»
NAPOLI — Donato Ceglie, sostituto procuratore generale della Repubblica, il magistrato che indagò sui fusti tossici e sul disastro ambientale. Prima, da pm, ci ha raccontato delle terre avvelenate. Ora, in un convegno, dice che è in corso un «attacco mediático» ai prodotti che su quelle terre vengono coltivati. Non la trova una contraddizione? «No, per nulla».
Ci spieghi il perché, allora. «Il flusso di rifiuti tossici dal Nord al Sud è un fatto. Come è un fatto che siano stati interrati qui. Ed è un fatto che questo sversamento abbia delle conseguenze. Il problema, però, è che tutto questo si è verificato in determinate porzioni di territorio. Detta in altre parole, bisognerebbe individuare con esattezza i termini della questione».
E invece? «E invece è in atto una guerra mediática che non ha precedenti in tutta la storia repubblicana. Io la chiamo la terza guerra contro il Sud».
Le altre due quali sono? «La prima è stata il traffico di fusti tossici dalle regioni del Nord a quelle del Sud. La seconda l'emergenza rifiuti».
Be', forse su quella qualche colpa ce l'abbiamo anche noi, non crede? «No, in quella storia non ci ha guadagnato certo il Meridione».
Adesso invece cosa sta accadendo? «C'è un quantitativo impressionante di video, prime pagine e articoli che presentano una situazione completamente inquinata. Ma lo fanno dando notizie confuse, opinabili, strumentali. La verità è che il problema non è assolutamente così grave come certi media lo vogliono far sembrare».
Si riferisce a qualcuno in particolare? «Be', basterebbe quella copertina dell'Espresso dal titolo Bevi Napoli e poi muori. Ma no, l'attacco mediático è una cosa che riguarda tutti».
Quale sarebbe l'obiettivo? «L'ho detto a Cemobbio: vogliono mettere al tappeto il Sud, colpire i suoi due asset strategici: turismo e agroalimentare».
Quindi vede una regia dietro questi allarmi sul cibo? «Certo, vogliono distruggere la mozzarella e il pomodoro per guadagnare un 6 o 7% di quota di mercato. E attenti, che l'operazione Pomì è solo la prima di una lunga serie che seguirà».
Ecco, a proposito di mozzarella: ma c'era bisogno di attendere le analisi dei tedeschi per farci dire che era buona? Non ci si poteva muovere prima? «E chi ci avrebbe creduto? Io i risultati che ha certificato il laboratorio Tuv di Siegen li conosco da mesi, ho sulla mia scrivania tutte le analisi. Però se quelle cose le dice l'Istituto superiore di sanità o l'assessorato regionale all'Ambiente nessuno ci da peso. La verità è che le buone notizie non vanno mai in prima pagina. Per questo vincono gli altri».
Chi sono gli «altri»? «I nemici del Sud. Quelli che stanno facendo propaganda, manipolando le coscienze e le emozioni alla ricerca di un tornaconto personale. Oggi vince chi la spara più grossa».
La Regione ha appena stanziato 50 m lioni per una campagna di marketin¡ perché non reagisce immediatamente? «Qui non abbiamo ne la potenza di infoi mazione ne i mezzi dei nostri nemici. non abbiamo neppure le loro banche. È per questo che, nonostante la soddisfazione per i controlli positivi sulla mozzarella, continuiamo a vivere l'emergenza dei prodotti comuni. I cittadini vogliono sapere. E l'unico modo per difendersi da quest'attacco fornire loro informazioni».
Compito che spetta alle istituzioni. «Il ministro della Salute, quello dell'Ambiente e il governatore della Campania prendano due mesi, valutino tutto, esaminino i dati. Ma poi, per favore, ci facciano sapere. Solo così ne verremo fuori».
Dopo tante promesse disattese, crecí davvero che lo faranno? «L'alternativa è l'apocalisse».