Odissea Astir, la Corte d`Appello conferma il fallimento: è tensione
NAPOLI. La Corte d'Appello di Napoli ha respinto il ricorso presentato dalla società avverso la sentenza di primo grado che aveva dichiarato il fallimento dell'Astir. A questo punto, all'azienda, sottoposta a curatela, non resta che il ricorso in Cassazione. Intanto, però, i lavoratori sono già sul piede di guerra. Ieri mattina un gruppo ha occupato a lungo la sede della Uil al porto. E i vertici del sindacato hanno solidarizzato con i dimostranti. «Siamo stanchi degli annunci delle promesse da marinaio della Regione - hanno detto Anna Rea e Vincenzo Esposito, rispettivamente segretari generali della Uil e della Uil Trasporti della Campania -. Non lasceremo soli i dipendenti dell'Astir. L'assessore Nappi ci ha assicurato per la prosecuzione della cassa integrazione in deroga per il 2014 e l'annuncio di una convocazione di una giunta per lunedì». Una seduta, quella dell'esecutivo campano, nella quale sarà approvata la delibera relativa all'Accordo di programma quadro tra Regione e Governo per il trasferimento di 42 milioni di euro destinati alla partenza operativa di Campania Ambiente e Servizi per la quale sono già stati approvati due progetti. Ma Antonio Belli, rappresentante del Sindacato lavoratori in lotta, è critico: «Con la conferma del fallimento il nostro timore è quello di non potere entrare nella nuova società. Nel corso degli anni le organizzazioni sindacali hanno fatto sistematicamente ricorso a trattative per arrivare agli ammortizzatori mettendo in cassa integrazione 4mila lavoratori. Ora, con i provvedimenti per le bonifiche, si produce un'occasione per politica e sindacati: i signori vogliono continuare a dare appalti ai privati, licenziando i lavoratori, o utilizzare la gestione pubblica?». Dal canto proprio, Lina Lucci, segretario regionale della Cisl, definisce «inaccettabile il rinvio a lunedì della giunta regionale per lo sblocco dei 42 milioni relativi al decollo di Campania Ambiente e Servizi. La delibera è stata bloccata dal rifiuto dei dirigenti di firmarla. Caldoro revochi immediatamente le posizioni di chi si rifiuta di assumersi responsabilità. E impensabile che, di fronte al lavoro comune di questi anni, l'attività istituzionale sia paralizzata dall'incapacità della Giunta di imporre ai dirigenti l'esercizio delle loro funzioni».