Terra dei fuochi, la resa dei conti
TERRA dei fuochi, resa dei conti tra le diverse anime della protesta. Don Patriciello prende la distanza dagli attivisti dei centri sociali, legati a Rete Commons e "fiumeinpiena", che hanno contestato il governatore Caldoro.
«Ho l'impressione - scrive il sacerdote su Facebook - che si siano infiltrate nei gruppi di volontari, persone con l'unico scopo di indebolire il lavoro fatto finoa oggi».
«ESSERE eletti fa gola a tanti. Legittimamente, per carità. Ho il sentore, però, che qualcuno stia preparando la sua ascesa strumentalizzando il malessere e la sofferenza della "Terra dei fuochi". Ho anche l' impressione che si siano infiltrate, nei gruppi di volontari, persone con l' unico scopo di indebolire dall' interno il lavoro fatto fino a oggi». Lo scrive su Facebook don Maurizio Patriciello, il parroco del Parco Verde di Caivano, in un lungo post che intitola "Speranze e amarezze". Il prete, diventato il simbolo della lotta contro l' avvelenamento del territorio, torna così sulla polemica nata dalla contestazione, fuori la sua chiesa, di un gruppo di attivisti della rete Commons e "fiumeinpiena" contro il governatore Stefano Caldoro. L' episodio segna un solco evidente nella costellazione del coordinamento dei "Comitati fuochi". Da un lato ci sono i gruppi legati alla figura di don Patriciello disposto a parlare con le istituzioni; dall' altra, l' anima più vicina a centri sociali e collettivi autonomi, che sposa una linea oltranzista, di totale chiusura al dialogo. Sono gli stessi, tanto per capire, che prima della protesta a Caivano hanno allontanato dalla testa del corteo il gonfalone del Comune di Napoli durante la manifestazione del 16 novembre e impedito a militanti di CasaPound di partecipare a un corteo e organizzato dal blogger Angelo Ferrillo, contestato poi a sua volta. Dura la critica di don Patriciello nei loro confronti: «Gridare al governatore o a chicchessia nel cortile di una chiesa, lascia il tempo che trova. Serve? A dividere, certamente. Un risultato l' hanno ottenuto: l' attenzione mediatica siè spostata dal vero problema».E aggiunge: «Ognuno può andare sotto la sede della Regione, per esempio, e gridare tutte le offese che vuole. Non mettendo in difficoltà gli "alleati", né il prete che in questi mesi non si è risparmiato. Da questa gente io prendo le distanze». In difesa del sacerdote arriva il Coordinamento comitati fuochi: «È autorità morale di questa lotta. Si possono non condividere le sue azioni, ma non si può non riconoscere la sua buona fede e il suo impegno e per questo merita il rispetto di tutti. La reazione di padre Maurizio, con legittima rabbia, di allontanare all' esterno del sagrato gli attivisti che stavano contestando Caldoro, rientra chiaramente nella sua incontestabile autonomia». Nella nota si afferma che la protesta di Rete Commons e "fiumeinpiena" «è una loro libera e autonoma forma di manifestazione quale espressione di contrapposizione alle istituzioni che tutti consideriamo essere responsabili del biocidio». Ma allo stesso tempo il coordinamento precisa che la manifestazione del 16 novembre, quando a Napoli sfilarono circa 100 mila persone, «è patrimonio di ogni singolo cittadino, di un' intera comunità e che nessuno può pensare di rappresentarlo, né tanto meno lasciare che il nome di quella piazza sia a fianco dell' iniziativa di un gruppo». Insomma, altolà a chi vorrebbe appropriarsi del successo della corteo. E il riferimento ai contestatori di Caldoro è palese. Come è chiaro che la lotta controi "fuochi" sta dividendo. Rete Commons-fiumeinpiena, Don Patriciello e "La Terra dei fuochi", l' associazione nata dall' omonimo blog: tre anime che non riescono più a dialogare, mentre in Campania potrebbero arrivare milioni per le bonifiche. Un business che fa gola a molti.