Dalla campana alle pareti di casa: il rifiuto aiuta la smart city

La sfida di Alessia e della sua «Pandora»: scarti industriali e plastica non riciclabile diventano materiali per edilizia e design
8 dicembre 2013 - Diletta Capissi
Fonte: Il Mattino

Il mio scenario di mercato è l'internet delle cose; il mio obiettivo è creare sistemi costruttivi da rifiuti attraverso la tecnologia. Ho una passione per la creatività legata alle materie prime e seconde, agli scarti industriali che possono essere reintrodotti nel ciclo di vita». Alessia Guarnaccia, 35 anni, architetto e dottore di ricerca in tecnologia dell'architettura, ci tiene a dire che si è laureata in Tecnica delle Costruzioni e Progettazione Architettonica, con un progetto futuristico ma possibile nella piana di Sibari. E dopo la laurea? «Ho fondato nel 2010 la Pandora group con l'intento di costruire un soggetto che avesse come obiettivo la ricerca e sviluppo e per migliorare i prodotti esistenti o crearne di nuovi nel settore dell'edilizia e del design indoor e outdoor».
Scheda aziendale «Creiamo prodotti innovativi per smart cities», chiarisce Alessia. Perché il nome Pandora? C'entrano i vasi? «Un po' sì. La nostra idea portante è come una vaso che si è aperto. In verità c'è anche un motivo più pop: in quel periodo era uscito il film Avatar e li c'era Pandora, un pianeta dove tutti gli esseri erano interconnessi». L'ha fondata da sola la società? Alessia diventa improvvisamente triste: «In realtà il 5% delle quote cele aveva mio padre che di mestiere faceva l'insegnante. Purtroppo è venuto a mancare improvvisamente. Poi ho anche messo su un team selezionato di giovani prof essionisti che aspiro ad impiegare a tempo determinato». Ora Alessia toma a sorridere: «Ho brevettato dei prodotti come Ecoplasbrick e Windwall attualmente incorso di industrializzazione. Mi sono accorta insomma del valore che avevano in particolare degli scarti e certi tipi di rifiuti». Alessia va avanti nel racconto: «Un primo scarto al quale mi sono appassionata si chiama Plasmisi, ossia la quota parte contenuta nella campana di plastica che non può essere recuperata e va in discarica o incenerito, ed ha ovviamente un costo». E come ha pensato di riutilizzarla? «Vengono messi sulle pareti. Si crea una intercapedine d'aria che fissa la temperatura interna e favorisce il risparmio energetico. Ha il vantaggio di poter essere impiantato anche su edifici già esistenti. Abbiamo anche un brevetto su un sistema di facciata ventilata, e poi ci sono anche pannelli Repetwall, partizioni per interni a base di bottiglie riciclate. Grazie alla nostra rete di partner riusciamo a fare ricerca e sviluppo su questi sistemi. Poi in joint venture con alcune industrie, realizzeremo i prodotti».
Sempre tutto da sola? «Io mi sono sentita sempre nell'animo un imprenditore. Ho realizzato questa cosa per la Biennale di Venezia. Si tratta di un totem alto di circa tré metri di vetro riciclato con dei neon all'interno. È piaciuta talmente tanto alla mostra che oggi è permanente all'isola della Certosa». Le è stata pagata? «No, ma io sono contentissima, è una cosa talmente importante... Era il progetto che stavo promuovendo come Ecoplasbrick che ha vinto anche un premio al Chip Innovation di Bruxelles per innovazioni di prodotto». Progetti in cantiere? «Uno in particolare. Si chiama Ecoshelter. Lo shelter è una specie di scudo, un container per i datacenter che hanno l'inconveniente di produrre molta C02, sono parecchio inquinanti perché ci vuole molto per raffreddarli. Stiamo studiando un involucro, uno shelter energeticamente efficiente dal punto di vista ecologico». Ha mai pensato di andar via da Napoli? «Ecoplasbrick andrà a Londra a marzo. Io viaggerò con lui». Però tanti giovani lasciano... «Io credo che ci sia una responsabilità dello Stato che non crea un ecosistema che germoglia. Perché le eccellenze maturano se c'è un ecosistema». Il Mezzogiorno in tré parole: «Un ponte tra il Mediterraneo e l'area dei Balcani, per arrivare alla Ciña. Lo ha dimostrato il British Museum con gli scavi di Pompei. Qui ci sono tante start up all'avanguardia sulle tecnologie che hanno realizzato progetti su Pompei».

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