Terra dei fuochi, si dialoga
È l'ora del dialogo per la Terra dei fuochi. L'incontro di ieri mattina nella chiesa del parco Verde di Caivano tra il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, il parroco antiroghi don Maurizio Patriciello e i rappresentanti dei comitati ha inaugurato una nuova stagione, tanto che il sacerdote ha rabbiosamente preso le distanze da un gruppo di contestatori di «Fiumeinpiena» che al termine del confronto ha protestato contro le mancate risposte di Caldoro. Drammatico l'appello degli agricol tori: «Se non si fa presto con le analisi, rischiamo di chiudere. Vogliamo sapere se i nostri campi sono coltivabili».
CAIVANO — Sono le 7 e un quarto del mattino quando l'auto blu del presidente della Regione, Stefano Caldoro, varca il cancello della parrocchia di San Paolo al parco Verde di Caivano. Ð governatore è qui per incontrare, assieme a don Maurizio Patriciello, i rappresentanti dei comitati, pronti a consegnare un documento con una decina di richieste al governatore. Due ore e mezza di confronto serrato ma civile. Tranne l'incidente finale, quando un gruppo aderente a «Fiumeinpiena» ha contestato Caldoro perché «non ha f omito risposte chiare e definitive» sull'inceneritore di Giugliano e sulle bonifiche, suscitando la reazione sdegnata di don Patriciello: «Io non voglio avere nulla a che fare con costoro — ha inveito il parroco contro i manifestanti —. Noi con le istituzioni dobbiamo dialogare». Il tossicologo del Pascale, Antonio Marfella, ha avvertito che «la rabbia va elaborata, non sfogata». Ma il fenomeno della protesta di massa della Terra dei fuochi si nutre, ormai, di varie anime e di numerosi pretesti: «Siamo costretti a combattere su più fronti — ha confessato Marfella — tra le istituzioni che non comprendono, i camorristi che assediano il territorio e gruppi ideologizzati». Tuttavia, le tragedie personali e familiari, così come i drammi lavorativi, rimangono il cuore pulsante della nuova identità collettiva, cresciuta tra fumi tossici e mille domande rimaste senza risposta. Come quella degli agricoltori sui quali si è rovesciata la mannaia dei sequestri. «Siamo quasi a gennaio — dice Enzo Dossi — e rischiamo di non seminare nulla per la prossima stagione. Tra terreni se questrati per i pozzi inquinati, benché le analisi che abbiamo commissionato a nostre spese alla Facoltà ai Agrarie sui prodotti non abbiano fornito esiti negativi, e terreni sui quali non riusciamo a capire se possiamo continuare a coltivare, in quanto prima di venti giorni non otterremo i risultati degli esami disposti dall'autorità giudiziaria, le nostre aziende sono costrette a chiudere. Ci considerano dei carnefici, ma la frutta e la verdura che produciamo la mangiano anche i nostri figli piccoli». Caldoro, sul punto, ha ricordato come occorra combattere contro l'inquinamento, di certo, ma anche contro un insidioso pregiudizio emotivo: «L'ho detto anche al premier Letta — ha ricordato —: facciamo attenzione a criminalizzare un territorio, poiché sui mercati intemazionali la discriminazione subita dal- la Campania potrebbe allargarsi a tutta l'Italia». Mamma Pina, una ragazza esile nascosta sotto un basco e avvolta in un giaccone, dallo sguardo prosciugato dalle troppe lacrime versate a causa della scomparsa della sua piccola Tonia, appena tre mesi fa, per un tumore, ha chiesto al presidente della Regione, in procinto di partecipare all'inaugurazione del reparto di oncologia dell'ospedale dei Colli, «perché aprire nuove strutture per le cure dei tumori invece di potenziare e investire sulla prevenzione». La pasionaria Lucia De Cicco ha invitato «la Regione ad esigere le compensazioni dovute dopo che il tribunale ha riconosciuto, con la condanna del boss Francesco Bidognetti, il reato di disastro ambientale». Ma non sono mancate le critiche al decreto Terra dei fuochi licenziato dal governo. Francesco Malmo lo ha definito «un provvedimento mediático, senza contenuto». Mentre Lino aumenti ha insistito che venga ripristinata «la filiera istituzionale delle responsabilità». Caldoro, da parte sua, ha an nunciato che d sarà a gennaio un nuovo incontro con i rappresentanti dei comitati e nella stessa occasione risponderà per iscritto alle richieste circostanziate contenute nel documento che gli è stato consegnato (tra le quali il no ai militari e il sì alle risorse per le forze dell'ordine; la necessità di un provvedimento per la lotta agli sversamenti e al traffico illecito di rifiuti industriali; la ridefinizione delle aree Sin, siti di interesse nazionale; il no all'inceneritore di Giugliano; il ritiro del piano regionale rifiuti e l'affermazione del diritto di diagnosi, analisi e cura). Inoltre, il presidente della giunta campana ha ammesso che «il trasferimento dei rifiuti all'estero, economicamente, è più conveniente che smaltirli sul posto, con la differenza che per legge i rifiuti urbani vanno smaltiti dove vengono prodotti, mentre quelli speciali possono essere smaltiti altrove». Caldoro, da ieri, ha deciso di assumere un nuovo impegno pubblico: di favorire l'interlocuzione diretta con i cittadini piuttosto che un atteggiamento di difesa istituzionale. Lo ha fatto chiedendo l'incontro con don Patriciello e arrivando a Caivano di primo mattino. E partecipando, nel pomeriggio, a Portici, alla festa del Movimento Cinque Stelle. Dalla prudenza all'audacia.