Terra dei fuochi, la svolta del governo
Legambiente: «Solo un primo passo: più fondi, riconoscere altri reati»
Pene più severe per chi brucia rifiuti, mappatura delle aree inquinate entro 5 mesi e conseguente divieto di coltivazione, fondi per la bonifica della Terra dei fuochi, Esercito per aumentare i controlli. Arriva il decreto legge del governo che affronta «per la prima volta in modo coordinato», sottolinea il premier Enrico Letta, la tragedia e l’emergenza dei roghi tossici nel napoletano e casertano, così da «recuperare il tempo perduto in troppi anni». Con interventi coordinati tra ministeri e Regione Campania.
Il ministro dell’Ambiente, il democratico Andrea Orlando, descrive la novità come «passo decisivo e priorità nazionale, l’immagine della Terra dei fuochi è un’onta che si deve superare. E con il decreto avremo una fotografia certa della situazione», da cui potrà prendere le mosse la bonifica (un Comitato interministeriale una Commissione ad hoc ne accelereranno le pratiche). L’obiettivo, spiega poi il ministro per le Politiche agricole Nunzia De Girolamo (Ncd), è «capire dove inizia e dove finisce il pericolo» e quindi «inviare un segnale positivo all’esterno». Una volta circoscritte le aree contaminate insomma si potrà porre fine all’«effetto psicosi» denunciato dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori), secondo cui «solo nell’ultimo periodo le vendite dei prodotti tipici campani, dalla mozzarella di bufala all’ortofrutta», sono calate del 35%-40%». In concreto, le autorità stenderanno un primo perimetro delle aree interessate, dopo il monitoraggio attuato tra l’altro coordinando i dati raccolti negli anni (da Procure, Arpa, associazioni) verrà stesa una lista di campi «food» e «no food». E se i proprietari vieteranno l’accesso per le analisi «saranno inseriti nell’elenco di quelli non coltivabili».
MA ECCO COSA MANCA
«Un primo passo interessante», riconosce il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani, che però avverte subito l’esecutivo: «Le risorse stanziate sono insufficienti, solo per il monitoraggio servono 3 milioni di euro. Manca poi il riconoscimento di altri reati ambientali pure commessi dalle ecomafie in quella zona. E manca la previsione esplicita dell’analisi delle falde acquifere». Mentre il presidente della Commissione Ambiente di Montecitorio Ermete Realacci parla di «provvedimento importante, che ora potrà essere migliorato alla Camera».
Il punto sicuramente più apprezzato è quello sull’inasprimento delle pene. Il rogo di rifiuti passa da reato contravvenzionale (pena da pochi mesi a uno, due anni di reclusione) a delitto, per cui si prevedono da 2 a 5 anni, per i rifiuti pericolosi la pena sale da 3 a 6 anni, se poi «i delitti sono commessi nell’ambito dell’attività di un’impresa o comunque di un’attività organizzata la pena è aumentata di un terzo». Non è una novità di poco conto, se si pensa che «si tratta del secondo reato ambientale previsto dal nostro ordinamento, il primo - ricorda Ciafani - di traffico illecito di rifiuti risale ormai al 2001 e noi lo chiedevamo già dal 1994».
Rimane il fatto che «all’appello mancano almeno altri dieci reati ambientali. Altrimenti rimane un’evidente contraddizione - nota il numero due dell’associazione, che per prima nel 2003 parlò di “Ecomafia” -: perchè nel napoletano e nel casertano non c’è solo il rogo dei rifiuti, e anche con questo decreto ad esempio un camorrista che smaltisce liquidi tossici in una falda acquifera, o che sventra montagne con una cava, rischia meno di chi rubasse una mela in un supermercato. È fondamentale approvare al più presto anche questi altri reati». Legambiente promuove invece a pieni voti il censimento e la separazione dei luoghi contaminati. Ma osserva, «solo le indagini via terra e aeree e l’analisi dei dati costano 3 milioni di euro: il decreto stanzia 100 mila euro sul 2013 e 2,9 milioni sul 2014, chiaro che non basteranno a coprire anche la bonifica. E attenzione a evitare l’ultima beffa - nota Ciafani -: se arrivano altri fondi pubblici per le bonifiche le mafie come sempre si getteranno sul business. Occorre vigilare al massimo».