Bonifiche, arrivano i soldi stiamo attenti alla camorra

1 dicembre 2013 - Raffaele Catone
Fonte: Il Mattino

Il tema dell'abnorme inquinamento ambientale dei tenitori fra napoletano e casertano era da tempo noto a pochi cittadini attenti e agli addetti ai lavori. Molti pentiti, in particolare del clan dei casalesi, avevano, infatti, nel corso degli anni raccontato degli enormi quantitativi di rifiuti, in particolare scarti di lavorazioni industriali, fatti arrivare dal centro-Nord ed occultati nelle campagne della zona. Ne avevano anche parlato i giornali soprattutto napoletani (ed il Mattino in primafila!) e pubblicazioni di successo (fra cui, ad esempio, Gomorra).
Erano emersi anche riscontri oggettivi, il più importante dei quali costituito da una consulenza tecnica disposta dalla procura di Napoli; esaminando i terreni sottostanti una discarica di un noto imprenditore vicino ai casalesi aveva rilevato rifiuti tossico-nocivi, che avevano portato il tecnico a scrivere, nero su bianco, che la zona rischiava un a sorta di effetto Chemobil entro il 2050. Gran parte dei cittadini della zona era anche consapevole del protrarsi attuale dello sversamento illegale di rifiuti nelle campagne spesso da anni abbandonate; materiali provenienti dalle lavorazioni delle tante imprese a nero della zona venivano scaricati ed incendiati da criminali di varia estrazione, non necessariamente camorristi; il fumo denso e nero era visibile a tutti ed aveva fatto nascere quel nome oggi divenuto famoso di «terra dei fuochi». Quanto accadeva, però, sembrava interessare poco l'opinione pubblica locale e nazionale e questo fino a pochi mesi fa, quando sull'argomento si sono lanciati i media nazionali. Perché e come ciò sia accaduto resta quasi un mistero, soprattutto se si tiene conto che ad innescare l'interesse è stata un'intervista di un ex collaboratore di giustizia, legato ai casalesi, ben confezionata ma che raccontava episodi ne nuovi ne eclatanti, essendo stati riferiti, senza grande utilità per gli investigatori, anni prima alla magistratura e alla commissione parlamentare sulle ecomafie. L'attenzione mediática ha dato la stura ad una mobilitazione dei cittadini campani senza precedenti; quelle manifestazioni affollatissime non si vedevano da anni. Fra chi urla e manifesta, come è naturale che sia, c'è un po' di tutto; la maggioranza sono persone in perfetta buona fede, ma non mancano anche quelle che fino ieri erano state tiepide o peggio ancora conniventi rispetto allo strapotere della camorra e di un certo tipo di politica con essa collegata. E come è già accaduto in altre occasioni, fra questi movimenti popolari rischia di prevalere una logica massimalista e radicale, fatta di asserzioni sui luoghi interessati dall'inquinamento, sulla tipologia dei rifiuti occultati, sui tassi di aumento delle malattie tanto forti e nette quanto, spesso, poco fondate scientificamente. Il dato importante e positivo è, però, che la mobilitazione ha imposto a «furor di popolo» l'inserimento nell'agenda politica del tema "terra dei fuochi" e degli interventi riparatori. Non c'è, infatti, un politico che non dice la sua sul tema! Sono stati anche annunciati interventi amministrativi e legislativi che in verità si stanno facendo attendere un po' troppo; in questa settimana è stato finalmente varato il primo e cioè l'invio dell'esercito per il presidio dei territori in cui avvengono gli sversamenti; provvedimento in astratto utile ma che rischia, in assenza di norme di accompagnamento sul piano repressivo e del coordinamento delle forze militari, di essere nient'altro che un palliativo. Il punto centrale su cui ci si attende risposte concrete riguarda la bonifica dei territori inquinati. E' l'attività realmente necessaria ed urgente che richiede, fra l'altro, stanziamenti economici particolarmente significativi e difficili da reperire soprattutto in un momento di profonda crisi della spesa pubblica. E qui rischiano di crearsi altri e non minori problemi; emergenza e denaro pubblico nelle nostre terre sono stati spesso sinonimo di affari per le imprese di camorra e per faccendieri di ogni risma; è capitato, per ricordarne solo alcune, con il terremoto e con i rifiuti. La camorra, in particolare, sembra da tempo aver subdorato la possibilità di lucrarci e non si tratta si semplici illazioni o sospetti; in una recente interrogazione parlamentare di una ex giornali sta di questo giornale, ora senatrice, è stato ricordato come più di un anno fa il tribunale delle misure di prevenzione di Santa Maria CV aveva scoperto imprenditori vicini ai casalesi che stavano (guarda caso!) creando società con ditte del Nord proprio nel settore delle bonifiche! Ovviamente il rischio di infiltrazione maliosa non può ne deve essere un alibi per non fare quanto è necessario, ma è indispensabile che di questa variabile si tenga debito conto per adottare le misure precauzionali necessarie che evitino (per l'ennesima volta) che le disgrazie dei cittadini si trasformino in affari per i criminali.

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