Ogni giorno inquinati 5 centimetri di falda
Giovanni Balestri ad ho radioattività -tit_org- Ogni giorno inquinati 5 centimetri di falda
NAPOLI — Due novità sulla Terra dei fuochi: una buona, l'altra pessima. Partiamo dalla buona. Il geólogo Giovanni Balestri, consulente della Procura di Napoli nell'ambito di numerosi procedimenti penali sui veleni interrati dai clan (esperto di geochimica e geoscienze) conferma di non aver trovato mai traccia di sostanze radioattive nelle numerose analisi che sta effettuando da anni in Campania.
Balestri, ricordiamo ai lettori, è lo studioso che ha profetizzato (ma è più corretto dire ha calcolato) l'inquinamento definitivo e irreversibile della falda acquifera da Giugliano all'Area flegrea nel lontano 2064. (La sua relazione integrale è disponibile ormai da mesi sul sito www.corrieredelmezzogiorno.it).
Avendo esplorato attentamente i territori del Napoletano e del Casertano, ora il geólogo afferma che nelle località dell'area a Nord di Napoli e in quelle del basso Casertano non sono state rilevate anomalie dal punto di vista della radioattività.
È la conferma che non ci sono scorie nucleari sepolte? «Questo non posso dirlo con certezza — spiega Balestri — tuttavia posso confermare che nelle mie ricerche condotte in almeno tredici località tra la provincia di Napoli e quella di Casería, ho eseguito puntuali verifiche e non ho mai rilevato emissioni anoma le di radiazioni ionizzanti».
Comunque, come si diceva, è una buona notizia e tanto vale prenderne atto.
E veniamo alla notizia pessima: i veleni industriali rilevati dal geólogo in Campania dal 2004 a oggi. Una situazione da brividi ormai nota a tutti. Però fa impressione sentire Balestri che ammette: «In Italia non ho mai visto altre zone agricole antropizzate così inquinate come i territori del Giuglianese e quelli dell'area a Nord di Napoli. Una realtà come questa qui non saprei francamente a quale altro disastro ambientale paragonarla. Seveso? Boh, forse, anche se io non mi sono mai occupato di quella vicenda».
Ed ecco il dramma: si pensava, sbagliando, che i velenosissimi percolati della discarica Resit di Giugliano non avessero ancora raggiunto la falda acquifera sottostante, a -40 metri dal livello del suolo. Parliamo di 341.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, tra questi 30.600 tonnellate di ogni sorta di schifezze chimiche provenienti dall'Acna di Cengio. Invece la realtà è più amara e preoccupante, perché lo strato argilloso di circa dieci metri che separa i veleni dalla falda viene già permeato e l'inquinamento cola nell'acqua goccia dopo goccia come se fosse thè che attraversa il filtro e cade nella tazza. Le piogge ovviamente aiutano lo stillicidio dei veleni. Ð processo è lento ma inesorabile nonostante i pur apprezzabili sforzi del commissario alla Bonifica Mario De Biase, il quale ha disposto l'emungimento del percolato e ha fatto spegnere i roghi tossici che si levavano dal maledetto incavo con i suoi trenta metri di veleni. Tuttavia il lavoro del commissario somiglia tanto al tentativo di chi voglia svuotare il mare con un secchiello. Lo stesso De Biase, intervistato l'estate scorsa da questo giornale aveva spiegato che a suo avviso una bonifica reale della Resit si sarebbe potuta realizzare solo «costruendo un enorme sarcofago in cemento armato come a Chemobyl». Dunque il disastro della falda a Giugliano è già iniziato e procede spedito. Nell'acqua entrano sostanze cancerogene degne di un laboratorio di chimica e contaminano il sottosuolo. Balestri ha elaborato (nella sua ormai notissima perizia) un modello matematico, calcolando anche la velocità dell'inquinamento. «Mi sono tenuto prudente — conferma il geólogo — e senza calcolare le possibili accelerazioni, ho stabilito che attualmente i veleni nella falda dell'aera vasta di Giugliano guadagnano cinque centìmetri al giorno». Non sono pochi dnque centimetri al giorno. In un anno fanno 18,25 metri di acqua sotterranea che viene inquinata. Nasce da qui il calcolo che culmina nella catastrofica previsione del 2067 «quando l'inquinamento della falda si estenderà ben oltre la provincia di Napoli». Come si può fermare un incubo del genere? Come si può impedire che quei veleni vengano portati in giro sotterraneamente fino a centinaia di chilometri di distanza? Trattandosi, fortunatamente, di materiali non radioattivi ci sono tecnologie valide per una bonifica completa, pur senza voler arrivare al «sarcofago». Ma occorrono soldi, tanti, tantissimi e competenze precise. Al momento il Commissariato alle Bonifiche non dispone di cifre ingenti e ha persino difficoltà a trovare ditte che vogliano cimentarsi nella messa in sicurezza dell'Area vasta.