Rate Tares, proroga di un mese uffici al lavoro su conti e cartelle
Una proroga di un mese per tutte le rate della Tares, fatta eccezione per la prima. Manca solo l'ufficialità, ma è questione di ore. Il rinvio è l'esito del lavoro supplementare intrapreso nelle ultime ore dal vicesindaco Tommaso Sodano e dall'assessore comunale Salvatore Palma, alle prese con le proteste di cittadini e commercianti. Proprio l'incertezza sulle date - e soprattutto l'eccessiva vicinanza tra la prima e la seconda scadenza - era stata una delle motivazioni delmalanimo contro l'imposta sullo smaltimento dei rifiuti. Non la principale, naturalmente, perché la Tares resta un enonne macigno che grava sulle spalledituttiicontribuentinapoletani, penalizzati molto più che nel resto d'Italia. Ma le vessazioni dipendono, in larga parte, dalla natura di un tributo fissato dallo Stato con criteri discutibili e con regolamenti iniqui. Un esito dell'imperfetta applicazione del federalismo fiscale che determina oneri finora sconosciuti. Il rinvio di quasi tutte le scadenze è la risposta di Palazzo San Giacomo alle istanze provenienti dalla città sulla tassa. «Abbiamo deciso di rinviare i termini di pagamento della seconda rata- annuncia l'assessore al Bilancio Salvatore Palma- dal 31 dicembre 2013 al 31 gennaio 2014. Lo stesso faremo per la terza, che si sposta dal 28 febbraio al31marzodelprossimo anno.Analogo discorso perl'ultima rata. Non più la scadenza fissata al 30 aprile prossimo, bensì al 31 maggio. Abbiamo recepito anche le istanze dei sindacati, con cui abbiamo avuto un confronto due giorni fa, dal quale è scaturita un'intesa formale che sigleremo con una delibera». Resta fissata al 30 novembre, invece, quella della prima rata. Confermato anche lo slittamento al 20 gennaio 2014 della scadenza per la presentazione dei documenti utili ad ottenere agevolazioni. Una misura che riguarda soprattutto le famiglie numerose conredditi bassi e molti commercianti. Ï rinvio è stato determinato dalle lamentele dei contribuenti per le risposte insufficienti ricevute nell'ufficio di Corso Lucci, una sorta dibolgia infernale che rappresenta un problema per l'amministrazione. «Stiamo studiando - riprende Palma - una soluzione utile a ridurre l'affluenza con il coinvolgimento delle municipalità. Inoltre, introdurremo la possibilità di ottenere servizi online anche in questo settore, ad esempio per la richiesta di un duplicato dei bollettini». Ma la Tares è ancora un percorso pieno di difficoltà per il Comune, a partire dal rapporto con i titolari di esercizi commerciali. Le proteste di questi ultimi per gli assurdi incrementi della tassa sulla spazzatura hanno indotto l'assessore ad effettuare un censimento di tutti i locali. Sono oltre 67mila a Napoli le utenze non domestiche e, tra queste, circa 50mila hanno ottenuto riduzioni piuttosto lievi - con la nuova imposta, rispetto alla precedente. Altri 2mila hanno ricevuto bollette uguali alle precedenti-comeinegozi diabbigliamento - e 15mila sono quelli colpiti da cartelle record. Esemplare il caso dei ristoratori che nel 2012 pagavano imposte medie Tarsu di 2232 euro, salite quest'anno a 4689 euro: ilo 101% in più.«Per i proprietari - spiega Palma - abbiamo applicato coefficienti minimi previsti dal decreto del 1999 che li penalizza, a causa della legge governativa che ne fa uno dei cardini della Tares. E poi abbiamo calcolato che, con le varie riduzioni previste per la raccolta differenziata, da 4689 euro medi si scende a 2673 euro. Oltre2mila euro in meno. Perdo dirò loro, nell'incontro di domani, di tenerne conto». Per le utenze domestiche, l'incre mento più significativo riguarda una famiglia di 5 persone, con il 18% in più della Tarsu, calcolato per un immobile di lOOmq. Mentre perle famiglie poco numerose ci sono aumenti meno cospicui o leggere riduzioni. I complessi confronti con la precedente tassa lasciano spazio alle valutazioni sull'impianto normativo del tributo. «Il governo ci costringe - prosegue l'assessore - a scaricare sui cittadini costi che prima non pagavano loro, dai 20 milioni annui per lo spazzamento ai 10 per i servizi indivisibili. Proprio quest'ultimo è il più assurdo perché serve a costituire il fondo di solidarietà che lo Stato ci passerà poi l'anno prossimo. In sintesi: i contribuenti versano soldi al Comune che deve girarli allo Stato entro il 31 dicembre. E poi lo Stato ce li rigira. Che senso ha? E perché i cittadini devono pagare per servizi minimi indispensabili, a dispetto del dettato costituzionale?». Tutto per una tassa che andrà in soffitta tra cinque settimane.