Intervista a Stefano Caldoro

Abbiamo già comincialo a pulire

22 novembre 2013
Fonte: L'Espresso

«lo quel Rapporto lo conosco bene ma la conclusione dice che la media complessiva del rischio in questa Regione è più bassa di aree simili urbanizzate degli Usa». Nel suo ufficio di Palazzo Santa Lucia, il presidente della Regione Stefano Caldoro passeggia nervoso. Dosa le parole e si concede a una riflessione a tutto campo sulla questione ambientale campana.
Non la preoccupa il fatto che secondo quello studio da un rubinetto su quattro connesso alla rete idrica pubblica venga fuori acqua con "rischi inaccettabili per la salute"? «Parlo delle medie. Non che non mi preoccupi. Quello di cui parlano gli americani nel loro studio qui è già controllato. E i riscontri non vanno in controtendenza rispetto a quello che dicono loro. Intendiamoci: non c'è una difformità, tra la loro valutazione e la nostra. Non c'è una sorpresa, rispetto a quel che dice il rapporto americano».
Sta dicendo che i controlli ufficiali confermano quel che sostengono gli Usa? «La parte non autorizzata, cioè i pozzi che non devono essere usati per bere ma vengono utilizzati lo stesso, quella sì».
Ma se hanno trovato tacce di sostanze In alcune case... «Non case fornite dal sistema controllato».
Come no! Le hanno trovate anche in appartamenti connessi a rete idrica pubblica, persino nel centro di Napoli. «Ma non sono fuori norma. Sono alcuni casi critici - certo, bisogna vedere la condotta, eccetera - ma tutto ¡I sistema idrico è controllato continuamente dalla municipalizzata dell'acqua»
Guardi che nello studio si contestano proprio i metodi utilizzati che, dicono, non rispecchino gli standard americani. «Ognuno ha i suoi standard. Noi li abbiamo più severi degli americani. Qui nessuno vuoi nascondere niente. Se va a parlare con quelli dell'Arin, le diranno dove ci sono le criticità: è una situazione oggettiva».
Ma alla luce dell'unicità della situazione campana, avete cambiato o chiesto di cambiare quegli standard? «Non è in discussione l'analisi, lo mica contesto che non ci siano criticità, ci mancherebbe altro. Qui è stato stuprata una parte del territorio: ma di che parliamo! Non si può pensare di omettere o nascondere. Il problema è la lettura che ne dai. Se gli americani hanno deciso di andare a Gricìgnano, per esempio, ci sarà un perché». Per esemplo, perché hanno un sistema di controllo e di depurazione speciale. «Sì, ma che fanno: vivono chiusi lì come in un fortino?».
Prevalentemente sì: lavorano lì, dormono lì. E non restano qui tutta la vita. «Vuoi dire, piuttosto, che loro sanno anche valutare l'impatto del rischio».
Il rischio c'è, lo mettono nero su bianco. «Ma lo diciamo anche noi. Il problema è saper leggere i rischi. Guardi, qui non ci sono omissioni. L'obiettivo è che la tutela dell'ambiente, della salubrità dei prodotti diventi una priorità assoluta del Paese».
Lei parla al futuro: finora che avete fatto? «Abbiamo messo tutto sul Web: un'operazione-trasparenza assoluta. Le dovrei consegnare tré tir di documenti. Ci sono le sezioni agricoltura, sanità, le risorse...».
Ci faccia qualche esempio. «Abbiamo fatto il piano per i rifiuti speciali, quelli urbani, il piano bonifiche. Interventi in tema di sanità e di monitoraggio della qualità sul prodotto agricolo, il più controllato che ci sia. Siamo la Regione più avanti come leggi sull'ambiente: lo ha riconosciuto pure Legambiente».
È pur vero che questo territorio deve recuperare un gap. «Sicuramente, questo ha inciso. Quando siamo arrivati nel 2010 non c'era un euro su questa partita, lo mi sono ritrovato da solo, con la mia giunta, a combattere una guerra con l'Europa e col governo per riprogrammare i fondi comunitari su bonifiche e depurazione. Siamo riusciti a mettere 600 milioni di euro in tutto. E abbiamo sbloccato subito i primi 39 milioni affidati al Commissariato di Governo per le bonifiche».
Quindi gli Interventi li fa il governo? «Sì. Ma i soldi ce li abbiamo messi noi, sottraendo risorse a interventi pure importanti come i trasporti».
Sono soldi messi lì o già spesi? «Alla Resit di Giugliano, la discarica di cui voi stessi avete parlato anni fa, abbiamo spento i famigerati fuochi. Tutta l'area con le quattro discariche maledette è stata perimetrata. Già da tré anni controlliamo ogni giorno tutti i pozzi. Sono cose che costano. A breve partiranno circa 100 milioni di interventi anche in altre aree. La battaglia è cominciata nel 2010 ma le risorse le hanno sbloccate nel 2012. All'inizio erano tutti contrari.Sono i fatti, il resto son chiacchiere».
Con chi ce l'ha? «Soprattutto con la stampa. Spesso si rincorrono le questioni e non si dicono i fatti. Sono d'accordo che si debba fare di più e non sottovaluto la situazione. Anzi, l'ho iperdrammatizzata: per avere i fondi in Europa ho usato i dati pubblicati da "l'Espresso"».
Quelli americani? «Tutti. Anche i nostri. Questo è diverso dal dire che non sappiamo dove intervenire. Il buon chirurgo sa dove mettere le mani, altrimenti fa danni all'ammalato».
A proposito di malattie. Qui ci sono mamme che marciano con in mano le foto dei loro bimbi morti di tumore. «Anche su questo fronte stiamo facendo protocolli aggiuntivi, epidemiologici e di prevenzione. Nonostante, oggi, la comunità scientifica non ti dica "quella neoplasia è dovuta a quel fattore", cioè all'inquinamento di quella data area. Ma come si fa a escluderlo? lo non mi sento di farlo. Penso, anzi, che ¡I fattore ambientale incida sicuramente su alcuni aumenti di neoplasie».
Serve una mappatura dei terreni? «Certo. E il governo tra pochi giorni ci consegnerà un lavoro fatto anche con l'uso di droni. Sapremo qualcosa in più». E servono le bonifiche: avete un'idea di quanti soldi ci vogliono? «Un miliardo circa, per i 49 siti certificati»
Dove li prendete? «Sulla carta le risorse ci sono. Si può awiare una trattativa con Bruxelles per aumentare i fondi per le bonifiche, che per il 2014-2020 sono pochi. E poi col Governo per programmare il nuovo FSC: in legge di bilancio ci sono 54 miliardi nei prossimi 7 anni».
Cifra enorme: la camorra starà a guardare? «È evidente che andrà fatto un controllo capillare. Non solo per evitare infiltrazioni ma per garantire che le bonifiche vengano fatte e bene. Bisogna attrezzarsi. Queste cose le farà prevalentemente il governo».

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