Consorzi di bacino via alle ferie forzate «Sarà guerriglia»
Trattativa a Roma per un piano
«Si avvertono le forze dell'ordine della possibilità di gravi incidenti tumultuosi»: la minaccia arriva dal cartello dei sindacati autonomi del consorzio di bacino che fa capo al Sindacato Azzurro. Ma il portavoce, Vincenzo Guidotti, sostiene: «Non è una minaccia ma un avvertimento». Minaccia o avvertimento, non è certo la prima volta che la protesta dei Cub degenera. Venerdì un addetto della Sapna è stato refertato all'ospedale Loreto Nuovo: la sede della società era stata invasa da una quarantina di dipendenti del Cub probabilmente aderenti ad una sigla diversa da quella che ha inviato il comunicato. E già il 25 ottobre i locali della società provinciale erano stati occupati. L'amministratore unico, Enrico Angelone, ha presentato una decina di denunce per le minacce subite. Ð liquidatore del consor zio, Lorenzo Di Domenico, nello scorso mese di febbraio si era trovato nel suo studio privato un manipolo di dipendenti che chiedeva la firma immediata sul mandato di pagamento del proprio stipendio. Azioni provenienti da gruppi e sigle sindacali spesso in contrasto tra loro anche se comuni sono i motivi dell'esasperazione: il consorzio è in scioglimento e gli stipendi non vengono versati ormai da died mesi. Amministratori ed esponenti del governo hanno sempre definito inaccettabili i metodi utilizzati in questi mesi: ma il 5 novembre tutte le sigle sindacali sono state accolte a Palazzo Chigi per cercare il modo per assicurare un futuro ailavoratori: l'assessore Giovanni Romano ha proposto di riassorbire tutti i 1200 dipendenti Cub. Un'operazione dall'esito incerto che costerebbe al governo 48 milioni di euro e che tra tré anni ricadrebbe sulle spalle degli enti locali e quindi dei contribuenti. La prossima settimana ci sarà un nuovo incontro, questa volta i sindacati, però, dovrebbero essere esclusi. E adesso, in attesa che si trovi una soluzione il liquidatore Lorenzo Di Domenico ha messo in ferie forzate gran parte dei dipendenti annunciando che al termine delle ferie saranno sospesi. Operazione contestata dai sindacati. Sostiene Guidotti: «Di Domenico ha allegato un elenco di quelli che non saranno sospesi: sono tutti i raccomandati. Non si gioca sulla pelle dei lavoratori. L'operazione non ha alcun requisito previsto dalla legge». A sua volta Di Domenico spiega che l'iniziativa era necessaria: non solo non ci sono i soldi per assicurare gli stipendi, ma manca anche il lavoro per la gran parte dei dipendenti. E non solo: il fitto delle sedi di Castellammare, Saviano, Sant'Antìmo. San Potito, Caserta e Teverola costa 25 mila euro al mese e i locali non sono a norma dal punto di vista della sicurezza del lavoro. Due settimane fa è stato disdetto il fitto dei locali di Giugliano che costavano 20 mila euro al mese. «A settembre del 2013 avevo annunciato i licenziamenti che poi ho sospeso in vista della convocazione del consiglio dei ministri. Ma non posso giustificare che gente che ha 70-80 giorni di ferie e non ha incarichi figuri in servizio», spiega Di Domenico. L'articolazione napoletana del consorzio ha 840 dipendenti: secondo i calcoli del liquidatore solo 640 hanno un incarico operativo. Per tutti gli altri e' è poco o niente da fare. A Caserta sono rimasti 340 dipendenti, ma solo 40 hanno un compito utile. Le ferie, dunque, per il liquidatore sono una scelta obbligata che non mira a creare situazioni precostituite. Peri sindacati, invece, l'iniziativa del liquidatore è arbitraria e l'elenco è stato compilato in maniera infondata e senza alcun confonto con i rappresentanti dei lavoratori.