Don Patriciello: «Fare finta tutto alle autorità. Ma non è di non vedere, arrivata nessuna risposta» adesso diventa un sacrilegio»

Diritto alla vita - Centomila in marcia per dire no al biocidio

Incurante della pioggia, la gente ha invaso le strade con cartelli contro la camorra e lo «Stato assente» Il sindaco De Magistris ha indicato l'obiettivo: zero immondizia. Perché «il diritto di vivere appartiene a tutti»
Senza bandiere di partito, ma con i prodotti della terra inquinati dai «rifiuti tossici del Nord» I napoletani hanno marciato a difesa del territorio ferito, chiedendo alle istituzioni interventi forti. Una partecipazione enorme, capace di mutare la rabbia in festa, senza togliere forza alla protesta E adesso tutti si aspettano che qualcosa cambi
17 novembre 2013 - Pino Ciociola
Fonte: Avvenire

Una prova di cuore, ma anche di forza. Centomila persone (senza "apparati" alle spalle) in corteo e poi nella piazza e sotto una pioggia che non ha dato tregua un istante e a nessuno è importato. Almeno centomila cittadini nauseati, con la fiducia nello Stato ridotta al lumicino. Un "fiumeinpiena", pro- ðã³î come lo slogan che li ha mossi. Capaci di accendere - col loro impegno, la loro voglia di reagire, il loro cuore - il fuoco più grande della "Terra dei fuochi". Eppure composti, colorati, fieri. Le mamme spesso col sorriso sul volto e il dolore nel cuore per chi non c'è più. Ed è stata una lezione, quella di ieri, per chiunque. Un fiume in piena che subito dopo l'ora di pranzo taglia in due Napoli. Che uria slogan come «Chi non salta camorrista è» e «Io non ci sto» e ancora «Hai coraggio di far finta di niente?». Senza rabbia cieca, soprattutto con sdegno: «Bonificate le vostre coscienze», scrive sugli striscioni questa gente. Che è «stanca di morire». Che vuole farla tuonare, la propria dignità. II proprio «Diritto a vivere». Perché, com'è scritto con lo spray verde su un altro striscione, «Nun te fa fa' (cchiu') fess: senz 'a terra simm nient!» Arrivano da mezza provincia di Napoli e di Caserta. Arrivano dall Ilva di Taranto, dall'Abruzzo. Ci sono ragazzi dei licei e ragazzi che stasera andranno in discoteca. Ci sono mamme e nonne, papa e figli. Giovani e anziani. Ci sono tutti in qualche modo. E sindaci, senza fascia tricolore, come semplici cittadini. C'è Nino D'Angelo, che qui è quasi un'istituzione: «Le colpe sono della camorra, ma anche dello Stato assente». Alcuni studenti della "Terra dei fuochi" sfilano portando in bella vista i prodotti tipici dell'agro casertano. «Non vogliamo morire soffocati dai rifiuti tossici del nord», grida una donna di Giugliano. Ci sono alcuni gonfaloni, anche quello della città di Napoli. E c'è il sindaco Luigi De Magistris: «I cittadini che hanno attraversato le strade del centro di Napoli, hanno dimostrato che qui c'è un Sud con grande dignità e passione». Poi giura: «II Comune è in prima linea nel dire un "no" secco a discariche ed inceneritori e "si" a impianti alternativi, raccolta differenziata, tutela del territorio, acqua pubblica ed o- biettivo rifiuti zero». In piazza Plebiscito, il cuore della città, il padre comboniano Alex Zanotelli spezza il «pane della legalità», prodotto nella "Terra dei fuochi" e invita tutti i partecipanti alla manifestazione contro il biocidio a condividerlo. Sale alto un applauso, anche da padre Maurizio Patriciello, che è accanto a lui e poi chiede alla piazza «un minuto di silenzio» per tutti i bimbi morti, do po averne pronunciati i nomi. «Far finta di non vedere, ora diventa un sacrilegio», dice forte e chiaro. Anche da tutti i portavoce del "Coordinamento comitati fuochi". Un uomo, silenzioso, che tiene per mano una bambina, porta appeso al collo un cartello terribile: «In due anni tré morti per cancro: moglie, figlia e sorella. Per l'assenza dello Stato». Non è l'unico. Sale alto, ben scandito, anche un urlo: «Contro-l'ecomafia-che-awelena-oggisiamo-un-fiume-in-piena». E un altro: «Vogliamo vivere!». Ecco anche i "Medici per l'ambiente" campani, indossano i loro camici bianchi. Qualche bandiera delWwf. A parte pochissime bandiere con falce e martello, il corteo ha saputo mantenere fede a quanto avevano annunciato le associazioni organizzatrici: «Niente simboli di partito, né slogan politici». Perché proprio il «diritto di vivere» appartiene a tutti. Il colore aumenta di tanto in tanto coi fumogeni rossi o bianchi. Ma realmente è solamente altro colore. Le Adi di Pozzuoli: «Tra il dire e il fare c'è di mezzo un mare... di "affari" e munnezza». Questo fiume in piena trasforma la rabbia in festa eppure senza toglierle un briciolo di forza dirompente. Come gli striscioni, che si bagnano eppure restano schiaffi: «Stato latitante più criminalità dilagante uguale rifiuti tossici a valanghe». Adesso «dovranno stare ad ascoltarci, adesso dovranno fare qualcosa per aiutarci», spiega un uomo di Frattamaggiore. Le "mamme vulcaniche" sono una grande macchia rossa nel corteo. «Deve tornare Campania felix», si legge. «Campania munnezzaio d'Italia». E mille e volte «Io non ci sto». Perché non ci stanno a morire di rifiuti tossici, a piegarsi alla camorra, a vedersi i- Jnorati dallo Stato e da chi dovrebbe, avrebbe ovuto, proteggerli. Ma forse da oggi, grazie alla prova di cuore, ma anche di forza, che contornila campani hanno saputo, forse qualcosa può iniziare a cambiare.

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