Intervista a Nino D`Angelo

Nino D`Angelo: politici reticenti, tutto uno schifo

17 novembre 2013 - Angelo Agrippa
Fonte: Corriere delMezzogiorno

NAPOLI — Nino D'Angelo, l'Espresso ha titolato: «Bevi Napoli e poi muori». Un titolo esagerato o che racconta drammaticamente la verità? «Non è detto che sia solo Napoli. Può darsi che sia tutta l'Italia in queste condizioni. Solo che non si sa».
Addirittura? «Noi a Napoli per sapere che stiamo inguaiati fino a questo punto ci abbiamo impiegato quasi trent'anni. Non lo auguro a nessuno. Spero che non sia così grave la situazione altrove. Ma chi può dirlo? ÑÛ, oggi, ci da risposte? Nessuno».
Lei dice? «Embé, io penso che ciò che è stato nascosto qui potrebbe essere avvenuto pure in altre regioni d'Italia».
È un sospetto, il suo? «Per noi qui a Napoli il problema è molto serio: noi che siamo il paese dei furbi siamo stati fatti fessi tutti quanti. Ci hanno massacrati. Hanno incominciato a dirci qualcosa dopo venticinque anni. Pensate a quanta gente deve ancora morire di tumore a causa dei veleni che hanno sotterrato nelle nostre campagne». D'Angelo, lei beve acqua minerale o quella del rubinetto? «Dipende, ho bevuto anche l'acqua del rubinetto».
Mangia la frutta e la verdura provenienti dalle campagne del Napoletano o del Casertano? «Cosa vuole dirmi, che sono anche io a rischio? Che posso morire anche io? Ma questo lo so già da me. Cosa ci posso fare? Cosa può fare tutta la gente che abita qui?».
Gli americani, in un dossier di qualche tempo fa, segnalarono una serie di allarmi, tanto da suggerire ai loro militari di stanza a Napoli di non rimanere qui per un periodo più lungo di tré anni. Secondo lei hanno avuto ragione? «In verità, su queste cose qui, io credo più agli americani che agli italiani. Loro almeno hanno avuto il coraggio di avvertire i cittadini statunitensi. Mentre il nostro Stato, quello italiano, è stato zitto. La gente, la nostra gente, ha dovuto aspettare venticinque anni per sapere qualcosa. Questo è un comportamento che fa schifo. Se uno ci pensa, non donne la notte. Fa schifo questa cosa: hanno le coscienze sporche, hanno le coscienze ammalate. Non hanno proprio coscienza. Non stanno bene con la testa».
Lei crede ancora alla politica? «No, non ci credo più».
Va a votare? «Ho sempre votato perché è un mio diritto. Io sono una persona che milita a sinistra. Ma oggi è difficile credere in questi politici, non c'è ne la destra, ne la si nistra. Siamo orfani della politica».
Vive ancora a Napoli? «Ho casa a Casoria, ma mi divido tra Roma e Casoria. Due giorni a settimana vivo nella capitale. Ma i nostri politici, mi chiedo, ce li hanno i figli? Perché non ci hanno detto nulla di questi rischi?».

Nessuno censuri le domande

una domanda a Nino D'Angelo sui sindaco de Magistris interrotta da una sorta di serm'zio d'ordine: «A noi dei sindaco non ci interessa nulla. Siamo dei Fiume m piena; Si parìa di noi, altrimenti, .fuori.'». Ecco come un civile moto popolare a difesa de! diritto alla salute può macchiarsi di un episodio di intolleranza: con il corteo che diventa un rito sacro injorza del quale l'esigenza del racconto è sottoposta alle priorità mediatìche di chi protesta, e non alle sacrosante ragioni della protesta. Il rischio della democraziajai da te.

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