Carmine Schiavone? No, è un altro il pentito che fa ritrovare i fusti

17 novembre 2013 - T.B.
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI — Quando, il 17 settembre scorso, si sparse la notizia che a Casal di Principe erano stau ritrovati, sepolti nel terreno, alcuni fusti di sostanze tossiche, molti pensarono che fosse stato Carmine Schiavone a indicare quell'appezzamento di terreno in via Sondrio, non distante dal quale si trovano svariate villette. A fine agosto, infatti, il boss pentito cugino di «Sandokan», in un'intervista a Sky Tg24 aveva avvertito: «Io certe cose, come i luoghi esatti dove è interrata l'immondizia più pericolosa, le ho dette nel 1997 durante le audizioni in commissione Ecomafie. Sapete cosa mi dissero? Che era impossibile bonificare perché servivano troppi soldi», A far ritrovare i bidoni era stato invece un altro pentito molto più giovane, Luigi D'Ambrosio, arrestato pochi mesi prima per aver compiuto estorsioni proprio assieme ai figli di «Sandokan». Quando, negli anni Novanta, quei bidoni furono interrati, lui guidava la ruspa che procedette allo scavo: non sa, dunque, da dove provenissero i veleni, ma è certo che ne sono stati scaricati tanti. Molti, a quanto pare, i segreti di cui il pentito è a conoscenza, non solo relativi ai rifiuti ma anche ad altre attività del clan dei casalesi. «Io scavavo con la ruspa — ha dichiarato a verbale D'Ambrosio —, i camion scaricavano i fiísti. Roba velenosa, lo sapevano tutti». Così, seguendo le sue indicazioni, carabinieri, vigili del fuoco e Arpac i bidoni li hanno trovati in via Sondrio, più o meno a nove metri di profondità, vicino alla falda acquifera, a poca distanza da una ludoteca e dal mercato ortofrutticolo. Furono una ventina, ricorda il pentito, i camion che scaricarono i bidoni coi veleni in quel punto. In quelle operazioni, che si svolgevano quasi sempre di notte, il pentito non ebbe un ruolo importante: si limitava a guidare le pale meccaniche che scavavano fino a dieci metri per interrare i rifiuti pericolosi. Quello, del resto, era il suo lavoro, che svolse per esempio nel corso della costruzione dell'asse viario Noia — Villa Literno. Quando serviva ai casalesi, scavava per loro e veniva pagato a cottimo. Negli anni successivi, invece, D'Ambrosio, che nel suo ambiente è soprannominato «uccellino», è entrato a fare parte a tutti gli effetti del clan, fazione Schiavone, e si è legato in particolare ai figli di «Sandokan», che lo mandavano in giro a fare estorsioni.

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