il geochimico

«Sui rischi per l`uomo non ci sono prove Le stiamo cercando analizzando i capelli»

Benedetto De Vivo, docente alla Federico II, ha steso la prima mappa dettagliata della composizione del suolo della regione
16 novembre 2013 - Valeria Chianese
Fonte: Avvenire

Benedetto De Vivo è un geochimico e si occupa «della composizione chimica delle rocce, del suolo, delle acque anche nel settore dell'ambiente». Docente alla Federico II di Napoli, ha partecipato alla stesura dell'Atlante geochimico europeo, la mappa della composizione delle rocce in Europa. E dopo cinque anni dalla prima edizione, durante il convegno della Fao a Roma (5/6 dicembre), presenterà un aggiornamento dell'Atlante della composizione chimica dei suoli agricoli. Grazie ai suoi studi, e a un altro dei suoi esclusivi lavori che sarà presentato a breve, la Campania è l'unica regione a conoscere in dettaglio la composizione del suo suolo.
Anche della Terra dei Fuochi? «Sono aree che vanno messe in sicurezza permanente. Dove si possono piantare specie arboree specifiche per il tipo di problema, il cosiddetto fitorimedio. Le piante, la cui cellulosa può essere sfruttata per la produzione di biocarburante, assicurerebbero un reddito al contadino. Bisogna comunque intervenire sito per sito».
In che modo? Il primo passo è stabilire ciò che è normale: non posso dire se c'è inquinamento se non conosco la normalità. Dobbiamo tenere presente che la roccia vulcanica, che compone il suolo campano, ha in sé metalli pesanti che in percentuali alte sono dannosi. Mentre gli elementi organici tossici (pcb) sono inquinanti da attività umana. Una volta determinate le concentrazioni chimiche dei suoli, si potrà verificare se ci sono anomalie e se queste passano alle colture e all'uomo.
Niente di automatico quindi? No. Bisogna cercare di stabilire un rapporto causa-effetto con studi appropriati per non creare allarmismi. Attualmente ci si basa su indagini epidemiologiche, cioè su statistiche che però non dimostrano scientificamente che un contaminante è passato dal prodotto alimentare all'uomo e che perciò questo nesso esiste.
Invece è possibile verificarlo con altri metodi? Stiamo portando avanti una ricerca che parte dall'analisi dei capelli: esaminando le diverse specie anche di uno stesso elemento - ad esempio il piombo -, che rimane invariato per miliardi di anni, ne cerchiamo la tracciabilità. Per esemplificare: analizzando i capelli verifichiamo se un determinato contaminante è passato dal suolo al ñîôî di chi vive in una determinata zona e ha una determinata patologia. Un progetto pilota è stato fatto nell'area del fiume Sarno, lo allargheremo. Una ricerca analoga si può fare per verificare il passaggio suolo-acqua-coltura: se trovo la stessa concentrazione dello stesso elemento significherà che la trasmissione c'è stata. Ma sarà dimostrato scientificamente. Purtroppo il sostegno alla ricerca nel nostro Paese in pratica non esiste.
Potrebbe essere interesse degli agricoltori finanziare questi studi? Sono i contadini i primi a pagare per gli allarmismi generalizzati, basati più sull'emotività del momento che su dati scientifici.

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