«Marchio di qualità sui prodotti locali comprare campano senza timori»

ugusto Albo è nella commissione interna dell'Ordine che cerca soluzioni per la bonifica dei terreni e per smaltire l'amianto
16 novembre 2013 - Valeria Chianese
Fonte: Avvenire

DA NAPOLI L'Ordine degli ingegneri di Napoli mette a disposizione le competenze dei suoi iscritti per cercare soluzioni per la bonifica dei suoli contaminati. Una commissione interna, conferma l'ingegnere Augusto Albo, «formulerà soluzioni da sottoporre alle istituzioni». Si aggiungeranno a quelle allo studio del tavolo tecnico istituito dal Coordinamento Comitato fuochi, la rete di associazioni, movimenti, cittadini nata per denunciare lo scempio del territorio e chiederne la bonifica. Proposte che saranno rese note a breve. Augusto Albo ne fa parte e spiega come ci si stia attivando per concretizzare le opere di risanamento e riqualificazione. «Puntiamo sulla fitobonifica, cioè sull'utilizzo di specie vegetali che assorbono gli inquinanti. È un metodo con tempi lunghi, ma risultati sicuri», afferma. Poi pone il problema, tuttora irrisolto, dell'eternit, l'amianto abbandonato ovunque, e del suo smaltimento, «molto costoso: tremila euro per una tettoia di 23 metri quadrati». Il Coordinamento ha proposto il varo di consorzi di settore sull'esempio delle Province di Padova e di Vicenza, con le Asl ed altri enti. Niente di paragonabile ai Consorzi di Bacino fatti nascere in Campania durante l'emergenza rifiuti e che sono diventati carrozzoni clientelari e inutili, la cui abolizione è stata più volta chiesta delle commissioni Antimafia. «I consorzi che abbiamo esaminato - spiega Albo - rimuovono e smaltiscono l'eternit con un notevole abbattimento dei costi . Non possiamo dimenticare che in Italia ce ne sono 35 milioni di tonnellate, di cui almeno 4 solo in Campania». Ma l'amianto può essere neutralizzato se trattato con microonde, plasma, siero del latte: è una delle novità al vaglio degli esperti del Coordinamento. «Ci stiamo inoltre applicando - prosegue Albo - per realizzare un marchio di qualità sanitaria per i prodotti campani. Non è possibile mettere un'etichetta alla Campania che generalizza e danneggia, bisogna però fare m modo che chi compra campano lo faccia in serenità». Questo significa «ricostruire la filiera del prodotto che ha alla base una mappatura del territorio precisa, aggiornata, pubblica. Le falde d'acqua sono dinamiche: per cui un terreno non inquinato ieri può esserlo oggi. La mappatura tutela tutti, anche gli agricoltori. Certo, se si scopre che un prodotto è coltivato in un terreno inquinato bisogna impedirne vendita e consumo». La Campania ha notevoli eccellenze agro-alimentari e i controlli sono serrati, ma «una sicurezza in più può fare bene a tutti». Perché è innegabile, sostiene Albo, che «troppi bimbi e adolescenti hanno patologie tumorali, che i sacerdoti celebrano troppi funerali per morti di cancro, che ^esenzione dal ticket per malattie tumorali riguarda sempre più persone: e tutto ciò in determinate zone». Quindi «qualcosa di male sta succedendo. E ora sono i cittadini, con proposte concrete, a muoversi e non le istituzioni».

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