Fanghi e scorie nella relazione della Dda
NAPOLI (ante) - Centinaia, migliaia di discariche illegali dove si scarica a cielo aperto, spesso mischiando terra e rifiuti. Con pale meccaniche si sotterra, si copre tutto e magari si costruisce sopra. Anche quando il punto di arrivo di questi traffici è una discarica autorizzata. come nel caso della Resit di proprietà dell'avvocato di Parete, Cipriano Chianese, attualmente sotto processo, con Legambiente costituita come parte civile, i numeri contenuti nelle perizie sono da brivido: in questo sito sono state sotterrate, fino a 30 metri di profondità, qualcosa come 341 mila tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, 160 mila e 500 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi e 305 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani: più o meno 800 mila tonnellate di scorie che stanno minacciando di inquinare finanche la falda acquifera, creando le condizioni per un disastro ambientale e sanitario di propor zioni immani. La relazione del geólogo Giovanni Balestri, nominato consulente tecnico dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli per capire cosa è stato veramente scaricato nei siti indicati dal collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo, lascia senza fiato. Il geólogo nella sua lunga relazione fa una mappatura precisa dei veleni che sono stati sversati nei vari siti indicati da Vassallo e da quanto emergerebbe in altre indagini con relativi sequestri. Nel lungo elenco di rifiuti, indicati sito per sito, per anno e per ciascuna azienda coinvolta, spesso è costretto pure a usare l'espressione "di tutto", vista l'impossibilità di censire ogni tipologia di rifiuti finiti dentro quella discarica. Melme oleose, pulper, fanghi dell'Acna, rifiuti civili, rifiuti solidi, rifiuti liquidi speciali, rifiuti ospedalieri, oli esausti, fluff, batterie, acidi, fanghi umidi palabili, ceneri da centrali Enel, percolati e fanghi liquidi, prodotti caseari, fanghi da concerie, fanghi industriali, rifiuti trattati e fanghi palabili, inerti da demolizioni, balle di stracci, rifiuti speciali urbani, idrocarburi pesanti, scorie alluminio. timbri, acque reflue industriali, acque reflue civili e così via all'infinito. A gestire i traffici, come dimostra anche il dossier "Ecocidio" non è soltanto il clan dei Casalesi. Una sentenza recente da parte del Tribunale di Santa Maria di Capua Vetere ha condannato a pene reclusive di 16 e 18 anni (e ai risarcimenti dei danni verso le parti civili, compresa Legambiente) due "colletti bianchi" del clan dei Mazzacane di Marcianise. ritenuti responsabili di imponenti traffici e smaltimenti illegali di rifiuti attraverso una fitta ragnatela di società.