Romano: il rapporto Usa? non ha nulla di scientifico Gli americani sono rimasti qui

Abbiamo fatto tutte le verfiche segnalate dagli americani ma non vi sono stati riscontri concreti
16 novembre 2013 - Angelo Agrippa
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

 

NAPOLI — Assessore regionale all'ambiente, Giovanni Romano, lei aveva ricevuto già da un paio di anni il report dell'amministrazione americana sul livello di inquinamento in Campania. Cosa ne avete fatto di quei dati? «Precisiamo che quel report fu realizzato per fame un uso esclusivo interno all'amministrazione americana».
Ma a voi fu trasmesso? «Certo, nel 2011. E noi lo inviammo agli enti preposti: alle Asi, ai Comuni. Dato che si tratta soprattutto di dati che fanno riferimento alle competenze di Sanità pubblica e a quelle dei gestori del ciclo delle acque».
Quel documento ha prodotto qualcosa in seguito o è rimasto lettera morta? «Abbiamo attivato una serie di verifiche proprie dei gestori del ciclo delle acque. Se si legge con attenzione la relazione originale ci si rende conto che sono gli stessi americani a dire che non c'è alcun nesso di causalità tra inquinamento e tumori».
Ma i suoi uffici come si sono attivati a seguito di quel report? «La Regione fa puntualmente dei controlli sulle fonti. E le acque per uso umano sono sottoposte costantemente ad analisi. Ma non perché cejo chiedono gli americani. È normale che si facciano i controlli, altrimenti passeremmo tutti dei guai seri».
Il report americano segna la la presenza di uranio e arsenico. Insomma, roba da non sottovalutare. «Quel documento è generico, non ha alcuna valenza scientifica. Che la nostra sia una terra ricca di arsenico è ovvio: siamo circondati da vulcani, dal Vesuvio a quello di Roccamonfina ai Campi flegrei. Ma tutte queste sostanze vengono trattate con accorgimenti tecnici prima che l'acqua sia distribuita in rete. Tra l'altro, le analisi degli americani non sono fondate su dati comparativi».
Questo cosa c'entra? «C'entra, perché non c'è stato alcun confronto con gli esami che puntualmente vengono effettuati dai nostri istituti di tutela della salute e dell'ambiente. Noi, dopo aver trasmesso il documento agli enti territoriali preposti, non abbiamo raccolto alcun riscontro preciso».
Può darsi che non sia stato trovato alcun riscontro preciso perché non lo si è cercato? «Ma noi facciamo controlli tutti i santi giorni. Ha ragione il presidente Caldoro: la Campania è la regione più controllata del mondo. Ma se fosse vera questa storia dell'inquinamento e concreto l'allarme, mi sa dire perché i militari si sono trasferiti da Bagnoli a Giugliano, ovvero al Lago Patria, o addirittura a Gricignano d'Aversa? Riferiscono che il comandante Us Navy non può rimanere più di tré anni nella residenza di Posillipo. Bene, quindi il presidente Caldoro che abita a Posillipo da anni è un incosciente?».
Scusi, ma se il report contiene una sfilza di indicazioni generiche, come dice lei, perché lo avete trasferito agli enti competenti e non avete da subito denunciato il contenuto insufficiente di quel documento? «Ma perché era un documento realizzato per fornire delle indicazioni ai militari. Noi abbiamo fatto il nostro dovere di pubblici ufficiali, verificando le segnalazioni che ci sono giunte. Ma ripeto: non vi è stato alcun riscontro concreto e reale. E sa perché? Perché non vi è alcuna situazione segnalata che sia concreta e reale. Piuttosto, occorrerebbe chiedersi perché l'Espresso ci arriva dopo due anni su questa vicenda».
Ora la colpa è dell'Espresso che ci è arrivato tardi e non della mancanza di trasparenza delle istituzioni governative? «Ma a chi serve gettare benzina sul fuoco? Sarebbe stato diverso se sul tavolo mi fosse arrivata una indagine dell'Istituto superiore di sanità. Quel documento non ha nulla di scientifico, è un rapporto amministrati- vo interno al Consolato americano per il quale, tra l'altro, sono stati spesi 30 milioni di dollari: se li avessero dati a noi quei soldi avremmo realizzato le bonifiche».
Dunque, è tutta colpa di chi si preoccupa, dei comitati della Terra dei fuochi, delle famiglie che a llarmate scendono in piazza? «Non dico questo, ma lo sa che le aree contaminate della Lombardia sono il doppio di quelle campane? Ma lì nessuno dice nulla». Perché, assessore Romano? «Perché m Lombardia sanno come affrontare, senza strumentalizzazioni, queste criticità».
Qui non vi è questa capacità di governo delle crisi? «Noi campani non siamo in grado di affrontare in modo adeguato un problema che, per carità, esiste, ma che non va gestito con le urla e con gli allarmi. Poi, certo, ci è caduta addosso una emergenza dopo venti anni di silenzi. Diamoci un po' di tempo».
Ancora?
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