Dal Serino al rubinetto di casa l`acqua di Napoli supera l`esame
Dal Molise si acquista la sorgiva
Tutto risolto. O quasi. Se avevate sentito dire che l'acqua di Napoli è contaminata come l'aria ed altre cose in città, potete stare tranquilli. Almeno uno degli elementi vitali non è a rischio. Non siamo proprio alle «chiare, fresche e dolci acque» di petrarchesca memoria, ma nemmeno così distanti. E soprattutto - a proposito di contaminazioni - quella che sgorga dai nostri rubinetti ci arriva attraverso traiettorie lontanissime dalla Terra dei fuochi. «Le caratteristiche dell'acqua di Napoli - fanno sapere dall'Abc, l'azienda partecipata comunale che la distribuisce sul territorio - rispettano i parametri di potabilità disposti dalle leggi vigenti in materia».
Seimila prelievi l'anno vengono effettuati dai tecnici spedalizzati dell'Abc, che effettuano indagini su tanti campioni di acqua m 50 punti di prelievo, disseminati in tutta la città. «Sono punti rappresentativi di tutte le zone di Napoli spiega il tecnico dell'Abc, Alfredo Pennarola - e coprono l'intero territorio. Ogni prelievo comprende una serie di analisi su tutti gli elementi del campione e cosi arriviamoacirca lOOmilarilevazionil'anno». Altri 4mila prelievi ogni 12 mesi vengono eseguiti dall'Asl Napoli 1 centro, cui spetta l'ultima parola sulla potabilità dell'acqua. Dalle verifiche incrociate di Abe e Asi, è venuto fuori sempre un responso positivo sulla potabilità dell'acqua. Sono almeno quattro le fonti di origine dell'acqua di Napoli. «La prima - riprende Pennarola è quella di Senno, in Irpinia. Si fratta di acque sorgive e non di pozzo. Vanno a finire direttamente nelle tubazioni, di 2 metri di diametro e di 54 chilometri di lunghezza, e da queste arrivano ai serbatoi della città, passando per altri tubi che si trovano a San Felice a Cancello, nel casertano». Quella di Serino è la fonte ritenuta più importante dai tecnici. Secondo i calcoli dell'Abc, oltre il 40% dell'acqua arrivata quest'anno nei nostri rubinetti sgorga dalla fonte irpina.
«Come è noto, si tratta di un'acqua di eccellente qualità - fanno sapere dall'azienda - ma le altre non sono da meno». La fonte dell' avellinese è di proprietà dell'azienda, così come quella di San Felice a Cancello, mentre altre acque vengono acquistate dalla Regione Campania o da una società. «A San Felice - riprende Pennarola - abbiamo invecedei pozzi, dai quali c'è un passaggio nelle tubazioni e da queste lo smistamento nei serbatoi della città». Il discorso cambia per le altre due acque, che l'Abc acquisisce dalla società «Acqua Campania» - che gestisce gli acquedotti regionali - e da Palazzo Santa Lucia. Un acquisto che si traduce, dunque, m un costo per la collettività e che giustifica, in parte, le bollette pagate dai napoletani. «Le altre due fonti - prosegue Pennarola - si trovano a Torano Marette, in Molise, ed a Cassino, nel Lazio. Quella molisana è sorgiva, mentre l'altra proviene in buona parte da pozzi. Entrambe arrivano direttamente da noi, passando per Piedimonte Mátese». L'approvvigionamento idrico della città viene effettuato al 90% attraverso le 4 fonti citate. La restante parte arriva dai pozzi situati in prossimità di Afragola. Mentre l'acqua che dalle fonti sorgive - o dai pozzi - giunge nelle case dei napoletani, lo fa attraversando le tubature e da queste viene distribuita in uno dei sette serbatoi che riforniscono la città. «Ognuno di questi - spiegano i tecnici dell'Abc - ha una capienza compresa fra i 30 ed i 150 milioni di litri. Quelli più importanti si trovano a Capodimonte, a San Giacomo dei Capri ed a Salita Scudillo. Quest'ultimo è scolpito nel tufo, come si può vedere dalla tangenziale, all'altezza della zona ospedaliera. I serbatoi soddisfano ampiamente il fabbisogno dei partenopei. Tuttavia, per cautela, ne abbiamo chiesti altri due, che sorgeranno a Capodichino ed ai Camaldoli». Sulla qualità dell'acqua si pronunciano anche gli studiosi. Le indagini di laboratorio dell'azienda comunale sono a disposizione degli esperti. «Ho consultato più volte le analisi - spiega Marco Guida, professore associato di Igiene presso il dipartimento di Biologia dell'Università federiciana - e ho potuto verificare la buona qualità dell'acqua di Napoli. I controlli vengono effettuati con criteri rigorosi, da un laboratorio particolarmente avanzato. Anche la quantità di doro che viene utilizzata è relativamente bassa e ampiamente neilimiti dilegge. Il doro, peraltro, è necessario perché serve ad essere certi che non ci siano contaminazioni microbiche». Le cifre ÞÎò³²à rilevazioni Sono effettuate da tecnici specializzati ogni anno per verificare la qualità 4mila prelievi Sono quelli eseguiti ogni dodici mesi dagli esperti dell'AsI Napoli 1 cenfro 50 luoghi A qualcuno in città è capitato, per qualche istante, di trovare una strana acqua marrone. «Può dipendere - riprende Guida - da qualche opera di ristrutturazione in atto in un condominio oppure nella strada attigua. Questi lavori possono determinare la presenza nei tubi di ferro, calcio o magnesio. Ma, in questo caso, basta lasciare scorrere l'acqua e il problema si risolve. E, per essere ancora più sicuri, si può cambiare il rompigetto, ovvero quel piccolo at- Gli esperti Guida docente universitario di Igiene: anche il doro è nei limiti trezzo smontabile che si trova sul rubinetto. E, infine, l'Abc è responsabile fino all'ingresso dell'acqua nei tubi del palazzo. Poi appartiene al condominio».