«I roghi tossici? Inciviltà, non camorra»
«È ridutavo parlare di ecomafie, sarebbe opportuno parlare di criminalità ambientale». Parola di Franco Roberti, procuratore nazionale antimafia, che ha affrontato la soinosa e per molti versi drammatica questione dei reati ambientali nel corso di un incontro con gli studenti di economia che si è svolto ieri mattina alla Federico II. Roberti ha ricordato che le mafie sono entrate nel business dei rifiuti «solo quando è stato necessario prendere contatti con chi controlla il territorio». «Quando non era necessario ha spiegato il procuratore - la criminalità organizzata è rimasta fuori dal giro, attuato da imprese produttrici di rifiuti con organizzazioni di malaffare che si rivolgono al mafioso solo per il controllo del territorio».
Un «reato di impresa più che reato di mafia», dunque. Equella che Roberti definisce «offerta» è di un «servizio di raccolta e smaltimento a prezzi stracciati», coperto con il sistema della false fatturazioni per coprire attività illecite. Una «soprafatturazione per dimostrare che il produttore di rifiuti ha smaltito legalmente, anche se non è così». Roberti ha infine ricordato come oggi la criminalità organizzata si stia muovendo anche nell'ambito della green economy, per esempio «per la sistemazione delle pale coliche». Nessun dubbio, poi, sulla desecretazione delle dichiarazioni rese alla commissione Bicamerale dal pentito Cannine Schiavone: «La presidente del la Camera Laura Boldirni mi ha chiesto se si potessero desecretare - racconta Roberti - e ho risposto che si poteva fare, dopo aver sentito gli altri colleghi». Ma nessun dubbio anche su un'altra questione, che spesso alimenta equivoci: i roghi tossici, l'abitudine costante di dare alle fiamme i cumuli di rifiuti sversati illegalmente in molte zone di periferia, «non sono un fenomeno espressivo della criminalità organizzata, ma dell'inciviltà, del malcostume e del disprezzo della cosa pubblica». Dei gesti criminali ma che non hanno niente a che fare con affoliazioni a clan: «Come tali, come gesti di inciviltà andrebbero repressi - ha concluso il procuratore - io sarei per la nuova previsione normativa che punisce chi appicca questi fuochi altamente tossici e nocivi per la salute pubblica».
Sul tema è intervenuto anche il capo della polizia, il prefetto Alessandro Pansa: «Esiste ha sottolineato - una valutazione della situazione nella cosiddetta Terra dei fuochi ma non è percepita dai cittadini perché non hanno più fiducia m chi ha fatto questo tipo di lavoro e ora deve mettere in campo gli strumenti per affrontare la situazione». Situazione che lo spinge a dire: «Ben venga l'intervento dell 'Esercito nella Terra dei fuochi se ci sarà una scelta del governo in tal senso». Punta invece il dito sulle bonifiche Giovanni Gonzo, sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, in merito al rischio di eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata nelle bonifiche dei territori inquinati della Campania. «Dove ci sono i soldi c'è l'interesse delle mafie. È importante e decisivo fare le bonifiche, ma occorre vigilare», dice il magistrato.