«L'esercito contro il dissenso» Ma si blocca sul «soft-walking»

Ancora minacce. E a Napoli tangenziale bloccata
26 giugno 2008 - Francesca Pilla
Fonte: Il Manifesto

«Non si può consentire a nessuna minoranza di occupare ferrovie e autostrade: lo Stato difenderà la legalità usando la forza con l'esercito». A sentirlo dal radiogiornale imbottigliati nel traffico sotto un sole che sfiora i 40 gradi, non si sa bene se ridere o piangere all'ennesima dichiarazione uguale di Silvio Berlusconi. La sua posizione, a partire dalle barricate sulla discarica di Chiaiano, l'aveva espressa già nei medesimi termini con le sue visite lampo a Napoli. L'unica novità è che questa volta ci mette in mezzo esplicitamente anche i no-Tav. E, cosa non affatto da poco, il possibile utilizzo dell'esercito per reprimere manifestazioni di dissenso. Ma chissà se la credibilità del presidente del consiglio nell'elettore medio napoletano del popolo della libertà non abbia avuto un'improvvisa picchiata al ribasso, mentre lui parla al congresso della Confesercenti con l'aria condizionata e l'altro si trova bloccato sulla tangenziale, di fronte al muro di macchine della protesta soft walking, ultima trovata dei comitati chiaianesi e maranesi.
«Se siamo in questa situazione è per la follia demagogica del passato. Ora ho in mano la soluzione e non torneremo verso l'anarchia. Lo Stato non verrà meno al suo ruolo altrimenti cesserebbe di essere se stesso». La voce dagli altoparlanti non smette di gracchiare, il lungo corteo che procede a passo di lumaca non scioglie le fila. Si muovono a 20 km all'ora per dimostrare cosa diventerebbe la loro vita con l'andirivieni di tir tra Chiaiano, Mugnano e Marano. Ma a quell'elettore bloccato al volante che in linea di principio sarebbe anche d'accordo sulla tolleranza zero, forse si è instillato qualche dubbio: che il premier gridi «al lupo al lupo» come nelle favole? L'unica cosa che ha di fronte è un'evidenza: schierate su tre corsie in entrambe le direzioni, da Pozzuoli alla zona ospedaliera, ci sono 139 auto che hanno mandato in tilt la circolazione. «Tante quanti - spiega Antonio, uno del comitato - sono gli autocompattatori che ogni giorno passeranno sul nostro territorio».
La fila dei pendolari si divide a metà sul passaparola delle ragioni di questa protesta, tra un «fanno bene» e un «i rifiuti dovranno pure metterli da qualche parte». Gli organizzatori tentano di spiegare che è un corteo per tutta la città. I minuti passano, gli automobilisti spazientiti litigano, i furbi dello zig zag non mancano mai. E la radio va avanti impietosa: «Dobbiamo recuperare la legalità. Non sarà più consentita una deriva anarchica che il paese stava pericolosamente prendendo. Non consentiremo più che una minoranza organizzata non rispetti la legge, blocchi i lavori, occupi strade o ferrovie». Nello stesso momento, i comitati inviano un comunicato: «Un metodo di protesta che in Nordeuropa si chiama soft-walking e vuole dimostrare che anche con una forma di manifestazione assolutamente legale si può paralizzare una città se un pezzo dei suoi abitanti comincia a sentirsi calpestato». Ma questo il premier ancora non lo sa e la polizia stradale non può far altro che accompagnare l'autocorteo.

 

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