Il piano del generale Giannini "Stop a Serre, rapidi su Chiaiano"

26 giugno 2008 - Conchita Sannino
Fonte: Repubblica Napoli
Da ieri c´è un´altra "pattumiera" aperta. «Ma non basta», scuote il capo Franco Giannini, generale dell´esercito. «Mentre apriamo Sant´Arcangelo Trimonte, siamo costretti a chiudere Macchia Soprana per rischi di staticità. 
Nel primo sito porteremo 1500 tonnellate al giorno, nel secondo ne entravano 2500: quindi abbiamo un´altra giacenza. D´altro canto, se sul sito salernitano ci fu la netta opposizione dell´ex commissario Bertolaso, il motivo c´era», aggiunge schietto il generale. Ora si cerca la svolta. «Acerra deve ripartire. Stiamo comprimendo tutti i tempi. Ho preso visione del cantiere, dei conti. Bisogna cominciare una differenziata rigorosa a Napoli. E infine aprire altre discariche: su Chiaiano si andrà rapidamente. Poi toccherà a Terzigno, per esempio».
A Napoli da 160 giorni, il generale Giannini è il capomissione operativo del sottosegretario Guido Bertolaso e trait-d´union con la precedente missione De Gennaro. Tra un collaudo a Sant´Arcangelo e una visita negli stabilimenti Cdr, Giannini riceve la cittadinanza onoraria dal sindaco di Sant´Anastasia, Carmine Pone («Niente torta, sono di corsa», sorride di fronte al dolce tricolore e alla banda che esegue l´inno nazionale). Motivazione: per i «sentimenti di amicizia e autentica solidarietà che l´esercito ha saputo ricostruire nelle comunità sfiduciate dalla crisi».
Generale Giannini, era necessario chiudere Macchia Soprana? O, come pensano i maligni, è solo una strategia per puntare dritto sul sito dell´antica sfida, Valle della Masseria?
«A Macchia Soprana c´erano lesioni significative, problemi di staticità. E non possiamo permetterci che si sfasci una montagna da 700 mila tonnellate. Noi dobbiamo togliere l´immondizia dalle strade, ma non a qualunque costo. Si badi che lì noi prevedevamo un ampliamento considerevole. Ma abbiamo dovuto rinunciare: i rifiuti stanno in bilico su una montagna, il terreno scivola, c´è un impianto eolico, col vento che tira giù. Saremmo matti a infischiarcene».
Invece, dicono i vostri tecnici, a Valle della Masseria «c´è un enorme parallelepipedo naturale, il tappeto di argilla blu, la migliore al mondo, una capienza di milioni di tonnellate». È così?
«La descrizione dell´idoneità è perfetta. La scelta e i tempi spettano ovviamente agli organi politici. Ciò detto, il sito di Valle della Masseria compare insieme ad altri 9 nel decreto rifiuti che presto diventerà legge. Ma è un´ipotesi».
Su Chiaiano avete già pronta una tabella di marcia?
«Sì. Si sta studiando l´impatto dal punto di vista dei trasporti. Ma l´adeguatezza della cava è mostrata. Faccio una previsione: dopo aver colmato i lati asimmetrici della cava, lì potranno andarci più di 700 mila tonnellate. Quando, sulla copertura finale, si faranno campi da golf e si sfrutteranno i biogas per elettricità e acqua calda, penso che tanti cittadini ripenseranno alle rivolte di oggi».
Le cave individuate a Terzigno hanno forti handicap: sono di proprietà di personaggi in odore di camorra, e insistono nel Parco del Vesuvio, circostanza su cui la commissione Ue già dà battaglia.
«A Terzigno non siamo al progetto esecutivo. L´attenzione è comunque alta, il sottosegretario Bertolaso, così come De Gennaro, ha mostrato grande vigilanza sul tema. Sulle obiezioni avanzate da Bruxelles, c´è il nodo di Terzigno: mi risulta che il decreto rifiuti preveda di ri-parametrare i confini del Parco del Vesuvio».
Caso inceneritore di Acerra. Dopo l´abbandono di Fibe, come farete ad aprire la prima linea entro dicembre?
«Sono stato nel cantiere, mi sono reso conto che l´inceneritore è completato per il 92 per cento. Ma il problema vero, oltre al completamento di quel segmento che manca, sono i collaudi: richiedono almeno 4 mesi, tempi non comprimibili. Per i lavori ci vorrebbero altri 5 mesi, ma si possono stringere. Poi ho chiesto l´elenco delle rendicontazioni, e ho avviato i primi contatti con gruppi e associazioni di imprese».
Generale, lei risulta indagato nell´ambito dell´inchiesta sull´allestimento del sito di Pianodardine (dissequestrato 48 ore fa, su richiesta del suo difensore, Gennaro Pecoraro). Pensa ancora che fu un clamoroso errore della magistratura?
«Penso che allora, come oggi, agimmo nel rispetto delle regole. D´altro canto siamo l´esercito, e siamo sempre al servizio del Paese. In Libano come a Napoli».

 

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