«Rifiuti tossici, ora i clan sversano in Toscana»
«Dopo aver smaltito al Sud per vent'armi i rifiuti tossici prodotti al Nord, ora la camorra napoletana sta portando i rifiuti campani altrove, in primis m Toscana ma anche in Paesi come la Romania e la Ciña». A lanciare l'allarme èil procuratore nazionale antimafia , Franco Roberti. Lo fa, il magistrato, davanti ad una platea di giornalisti ed esperti dell'ambiente, riuniti a Castel dell'Ovo per il × Forum m difesa della natura, sbarcato per la prima volta all'ombra del Vesuvio. Roberti è categorico: «Le indagini sono in corso ma sappiamo con certezza che la camorra è ancora protagonista dei crimini ambientali. Da un lato attraverso gli sversamenti fuorilegge, dall'altro mettendo le mani sulla green economy. Basti pensare che oggi molti impiantì eolici e a biomasse nel Mezzogiorno sono gestiti dalla malavita organizzata». Per questo, secondo il procurato re nazionale, «è riduttìvo parlare ancora di ecomafie. Esiste, infatti , una criminalità ambientale che va oltre le mafie e che ha bisogno di appoggi esterni, nell'economia e nellapolitica. Così si diffondono riciclaggio e corruzione». Del resto, insiste, «per smaltire illecitamente i rifiuti occorrono fatture false che vengono emesse con la complicità di pubblici ufficiali». Questo business si fonda inoltre su rapporti tra «criminalità organizzata e massoneria, soprattutto in Calabria, dove opera la 'ndrangheta». Ma ormai, chiarisce Roberti , «il quadro è chiaro. È possibile, ad esempio, tracciare una mappatura degli smaltimenti illegali sul territorio regionale». È invece necessario lavorare sulla legislazione: «Le prime norme efficaci in materia di reati ambientali risalgono al 2006. Non sono sufficienti. Occorre in particolare intervenire per allungare i termini di prescrizione dei reati». Al centro del dibattito, moderato dalla giornalista Christiana Ruggeri, c'è anche l'ipotesi di dar vita in Parlamento ad una commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti. Roberti è favorevole: «Ben venga». Così come la legge speciale che, in questo caso, «può essere utile». Pesanti accuse nei confronti della politica arrivano dal ricercatore napoletano Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia: «II disastro avvenuto in Campania porta la firma di menti supe- non, più eleganti e sofisticate dei camorristi. Quando ho cercato di raccogliere informazioni sul record di tumori in alcune zone della regione, ho ricevuto dai medici e dai politici solo no e risposte evasive. Era accaduto lo stesso anche a mio padre, che denunciò i danni e i pericoli dell'amianto». Ma per l'oncologo «è un errore parlare oggi di nesso di causalità tra rifiuti tossici e malattie. Si tratta solo di un concetto filosófico che ha influenzato il codice penale, di un modo per aggirare il problema. I danni causati dai veleni sono sotto gli occhi di tutti». Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera, ricorda «gli sforzi compiuti dagli ambientalisti fin dagli anni '90. Allora i pm preferivano indagare sulla droga». Quan do poi Realacci parla delle complicità dei cittadini nel sistema, dalla platea si levano grida di protesta. «Il sistema è fatto di uomini», replica Giordano. Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, condivide l'anatema lanciato dal cardinale Crescenzio Sepe: «Chi commette peccati, anche contro l'ambiente, non è in comunione con Dio». EAntonioPergolizzi, di Legambiente, avverte: «In questi anni il problema dei rifiuti è coinciso con l'assenza della politica e con le collusioni dei colletti bianchi. Ora attenti alle infiltrazioni della criminalità nelle bonifiche».